Le piante alofite, una risposta positiva ai cambiamenti climatici

Intervista alla professoressa Annamaria Ranieri, ordinario di Chimica Agraria all'Università di Pisa e accademica dei Georgofili

di Giulia Bartalozzi
  • 09 November 2022

Professoressa, il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Agro-Ambientali dell'Università di Pisa è coinvolto in un interessante progetto europeo, di cui lei è la responsabile per l'Italia: HaloFarMs (https://www.agr.unipi.it/halofarms/). Ci spiega di che cosa si tratta?
HaloFarMs è l’acronimo di “Development and Optimization of Halophyte-based Farming systems in salt-affected Mediterranean Soils”.
E’ un progetto PRIMA che rappresenta l’iniziativa lanciata da 19 paesi euro-mediterranei, dei quali 11 Stati Membri (Cipro, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna) e 8 paesi extra europei (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Tunisia, Turchia) per la creazione di un programma europeo congiunto di ricerca e innovazione (R&I) sulle tematiche di “water management and provisions and agro-food systems in the Mediterranean Region”.
L’aumento della salinità dei suoli e dell’acqua per l’irrigazione è un problema che sta vertiginosamente crescendo nelle regioni aride e semiaride del Mediterraneo. Approssimativamente 18 milioni di ettari, corrispondenti al 25% del totale delle terre irrigate nell’ area Mediterranea sono colpite dal fenomeno della salinità. Questo fenomeno influenza la crescita delle specie vegetali coltivate riducendone i loro raccolti, restringendo così l’uso di terreni per la loro coltivazione e incrementandone la desertificazione. La crescita della popolazione nell’area mediterranea a cui stiamo assistendo e che aumenterà negli anni a venire, deve quindi prevedere l’uso agricolo di terre saline per venire incontro alla aumentata richiesta di cibo, nell’ottica comunque di una intensificazione sostenibile dell’agricoltura. Il bacino del Mediterraneo è un hotspot di biodiversità (da 15000 a 25000 specie) e di queste il 60% rappresenta specie uniche nella regione. E’ stato stimato che solo il 10% delle specie vegetali, coltivate in passato, siano ancora allevate.
Le monocolture sono la forza trainante della perdita di diversità genetica e della necessità di costosi input (ad es. fertilizzanti e pesticidi), che alla fine inquinano il suolo, l'acqua e il cibo che stanno producendo. Le esperienze degli agricoltori locali del Mediterraneo nel miglioramento dell'agricoltura tradizionale e della produttività animale in condizioni aride e saline sono limitate. Per sostenere e riportare la produzione agricola a livelli economici accettabili e per favorire il sostentamento degli agricoltori poveri nella regione, i sistemi di produzione agricola devono essere adeguati e devono essere resilienti ai cambiamenti climatici nell'area mediterranea. In questo contesto lo scopo principale del progetto HaloFarMs è quello di rendere sostenibili e redditizi, mediante soluzioni nature-based, i sistemi agricoli della regione mediterranea, mirando a far fronte alla salinità del suolo e dell'acqua mediante l’uso di piante selvatiche tolleranti al sale: le alofite. In questo progetto viene quindi indagata la potenzialità di queste piante, per la loro caratteristica di essersi adattate a vivere in suoli salini mediante meccanismi specializzati nell’assorbire i sali presenti, di permettere, se coltivate in consociazione o in rotazione con le piante glicofite, rappresentanti il maggior numero di specie coltivate per la nostra alimentazione, a quest’ultime di resistere nei terreni salini e di essere produttive.
Inoltre un’altra task del Progetto mira ad analizzare il contenuto e il profilo dei principi chimici della porzione edibile e non delle piante alofite utilizzate, allo scopo di poterle inserire come novel food o come ingredienti nella dieta animale e umana, verificando le loro proprietà benefiche alla salute mediante sia test in vivo che in vitro.
Da tutto quanto sopra riportato è facile dedurre che le piante alofite possono trovare nicchie sia nel mercato alimentare, come ad esempio in prodotti gastronomici freschi e/o fonti di integratori alimentari, che in quello farmaceutico come ingredienti di farmaci, di cosmetici e di prodotti veterinari, nel contempo sfruttando per la loro coltivazione una serie di risorse idriche di irrigazione salina. Tuttavia fino ad oggi sono state condotte ricerche limitate per sviluppare le conoscenze e il know-how per implementare con successo questi sistemi in particolare nell'UE.

Quali potrebbero essere i tempi per l'utilizzazione dei risultati ottenuti dal progetto HaloFarMs e poter quindi aumentare le superfici coltivabili in terreni salini?
Secondo i risultati da noi ottenuti le piante alofite per il consumo umano sono già coltivate e diffuse in molte popolazioni soprattutto nel nord Africa, in cui queste piante riescono con successo a crescere e riprodursi adattandosi a condizioni pedoclimatiche anche estreme. Anche nel nostro territorio stanno cominciando a prendere piede, tant’è che spesso le si possono trovare, nel caso ad esempio della Salicornia, anche nei supermercati (a prezzi ancora piuttosto elevati - 9,90 euro/kg circa - ed erroneamente sotto la dicitura “alga”). La diffusione di questo tipo di pianta, soprattutto allo scopo di desalinizzare terreni salini, è però ancora limitata, poiché il fenomeno della progressiva salinizzazione dei suoli costituisce una problematica relativamente recente nel nostro Paese e a cui stiamo cercando di far fronte negli ultimi tempi. Sicuramente giocherà un ruolo chiave la comunicazione dei risultati e i relativi vantaggi che la coltivazione di questo tipo di colture apporterà agli agricoltori e agli addetti del settore. Di sicuro, far loro capire come la presenza di queste piante riesca a ridurre il contenuto di sale nel suolo e come questo possa avere una ricaduta positiva sulla produttività di altre colture sensibili al sale può accelerare questo processo.

Quali sono le piante utilizzate dall'uomo e dagli animali come cibo che potrebbero più facilmente adattarsi a questi tipi di suolo?
Nella medicina tradizionale dei paesi del Nord Africa le piante della specie Salicornia L. (asparagi di mare) sono utilizzate contro obesità e diabete, mentre Crithmum maritimum L. (finocchio di mare) è usato come diuretico e antiscorbutico. Le piante di Elicriso (Helichrysum italicum), comunemente dette “perenni”, sono spesso usate come spezia per il profumo simile al curry. La Pistacia lentiscus L. è usata contro l'ittero e il diabete, come foraggio e mangime per animali ed ha usi etnoveterinari come antielmintico.

Secondo lei sarà un'innovazione ben accetta dagli addetti al settore? Porterà benefici socio- economici agli agricoltori?
Da tutto quanto sopra riportato è facile dedurre che le piante alofite che hanno un'elevata tolleranza al sale, possono quindi essere coltivate in diverse condizioni saline, potendo così costituire la base per l'ottimizzazione di nuovi sistemi agricoli e produttivi sostenibili nelle regioni del Mediterraneo, con l'obiettivo di far fronte alla salinità del suolo e dell'acqua nei terreni agricoli. L’ottimizzazione di protocolli per la micropropagazione in vitro delle alofite e lo sviluppo di una produzione integrata a costi competitivi, utilizzando diversi sistemi di allevamento, permetterà di far nascere delle realtà commerciali di coltivazione e stoccaggio del loro germoplasma.
Basandoci sui risultati ottenuti dalle nostre prove preliminari, in cui abbiamo coltivato piante di pomodoro in consociazione con piante di Salicornia, abbiamo osservato che questo sistema ha incrementato la resa dei pomodori del 20%, con un aumento medio del numero di pomodori per pianta del 22%. Se consideriamo che in Italia i suoli salini sono quantificati in 3.2 milioni di ettari (e nel prossimo futuro sono destinati ad aumentare ulteriormente), la possibilità di incrementare la produzione, in questo caso di pomodori, del 20% è sicuramente un ottimo risultato.
Non dimentichiamoci poi che le piante alofite costituiscono un’ottima fonte di molecole ad elevato valore nutrizionale e nutraceutico, conosciute e utilizzate già da tempo nei Paesi nordafricani, di conseguenza la biomassa di questo tipo di piante potrebbe essere inclusa nella dieta o utilizzata come integratore alimentare sia per il consumo umano che per uso veterinario. La grande popolarità che stanno riscontrando le piante alofite in tempi recenti, proprio in virtù delle loro proprietà salutistiche e delle loro caratteristiche di fitorisanamento dei suoli agricoli, è testimoniata dalla nascita di start up.