Le api muratrici

di Santi Longo
  • 01 September 2021

Le femmine degli Imenotteri della famiglia Megachilidae, del genere Megachile, sottogenere Chalicodoma, vengono comunemente chiamate "api muratrici" poiché costruiscono i loro nidi cementando particelle terrose con le secrezioni delle ghiandole labiali contenenti idrocarburi a catena lunga, che li rendono resistenti e impermeabili alle piogge. Una peculiare caratteristica morfologica delle femmine di tale famiglia è la presenza nell’addome di una struttura specializzata per la raccolta del polline, denominata "scopa addominale".
Delle 7 specie segnalate in Sicilia le più comuni anche in ambiente urbano sono Megachile (Chalicodoma) sicula (Rossi, 1872) e Megachile (Chalicodoma) parietina parietina (Geoffroy, 1785) dal comportamento simile.
Nel 1792, Rossi ha descritto la specie Apis sicula, che venne successivamente trasferita al genere Chalicodoma e poi al genere Megachile. L’originaria appellazione ha di fatto invalidato la denominazione di Apis sicula che, nel 1911, il Montagano aveva attribuito alle api siciliane, nonché quello di Apis mellifera sicula riportato da Ruttner (1988). Infatti l’ "International Code of Zoological Nomenclature" al punto 57.2. "Primary homonyms", stabilisce: Identical species-group names established for different nominal taxa when originally combined with the same generic name are primary homonyms and the junior name is permanently invalid. Pertanto, la corretta denominazione della sottospecie, di ape mellifera, endemica della Sicilia, è Apis mellifera siciliana (Dalla Torre, 1896).
 Le femmine di M. sicula, sono lunghe in media 15 mm, con il torace e le zampe ricoperti da una fitta peluria bruno-rossastra; l’addome è di colore bruno-nerastro. In primavera costruiscono nidi di forma sferica che, di solito, attaccano a ramoscelli o alle pareti degli edifici. Il nido è formato da diverse celle allungate che la femmina riempie di miele e polline prima di deporvi un uovo, dal quale si sviluppa la larva che, completato lo sviluppo, si trasformerà in pupa e quindi in adulto che sfarfallerà nella primavera successiva. I maschi dell’apoideo visitano e impollinano i fiori di numerose piante mellifere e pollinifere nonché quelli dell’orchidea Ophrys x flavicans la cui forma a sella del labello, col quale tentano di accoppiarsi, è simile a quella dall'addome delle femmine.
M. parietina, è diffusa nel Bacino mediterraneo, ed è comune in Italia. Gli adulti hanno il corpo lungo 14-18 mm; notevole è il dimorfismo sessuale; i maschi, più piccoli delle femmine, sono di colore giallo-marrone; con una densa peluria nera sulla parte posteriore del ventre; le femmine sono uniformemente nere e vagamente somiglianti alle specie lignicole del genere Xylocopa dalle quali sono facilmente distinguibili per le dimensioni e soprattutto per la presenza della scopa addominale.
Sono api comunitarie che costruiscono i propri nidi l'uno accanto all'altro, con terra e sabbia cementate con la saliva, formando piccole sfere in seguito modellate; le celle ottenute sono cilindriche disposte verticalmente e aperte alla sommità. All'interno di ogni celletta, che viene riempita con miele e polline, la femmina depone un uovo e dopo aver richiuso la cella inizia a costruirne un'altra, aderente alla precedente o poco distante. Entro giugno, le femmine muoiono dopo aver realizzato una decina di celle che ricoprono con uno strato di "cemento" igro e termoisolante. Durante l'estate, l'uovo schiude, la larva, che nasce poco dopo, completa lo sviluppo alimentandosi della scorta di cibo; divenuta matura si trasforma in pupa e nella primavera successiva in adulto.
I maschi, emergono alcuni giorni prima delle femmine e si allontanano dal nido alla ricerca di fioriture e di femmine di altri nidi. Visitano i fiori di numerose piante e impollinano anche quelli delle orchidee Ophrys bertolonii e O. bertolonii benacensis tentando di accoppiarsi con il loro labello. Dopo i veri accoppiamenti con le femmine neosfarfallate, i maschi muoiono e le femmine fecondate iniziano a costruire le proprie celle a ridosso dei resti del nido precedente, o in un nuovo sito sufficientemente esposto al sole. Lo stesso nido, opportunamente sistemato, può essere utilizzato per più anni da generazioni successive.
Da alcuni anni, in un’area abbandonata del centro urbano di Catania, i grandi blocchi di pietra basalto residui della colata che, nel 1669, ha coperto l’intera area, sono visitati, a partire dal mese di febbraio e fino agli inizi di maggio da numerose, femmine di M. parietina che riparano o costruiscono nuovi nidi sia nei fori presenti nel basalto, sia nelle zone più riparate dei blocchi. La loro attività cessa alla fine di giugno in coincidenza con l’esaurirsi delle abbondanti fioriture spontanee del sito, che hanno fornito il pabulum necessario allo sviluppo larvale; in quel periodo le piante, ormai secche, vengono falciate o più spesso bruciate, senza apparente danno per la sopravvivenza della specie.


FOTO: Blocchi di basalto con nidi di M. parietina