Fisiologia degli “arrossamenti” e “ingiallimenti”della vite

di Silverio Pachioli
  • 08 February 2023

La patologia della vite, o ampelopatologia, studia le malattie della vite, di natura biotica o abiotica, e le tecniche di controllo di queste. Per “malattia della vite” o “ampelopatia” si intende qualsiasi  anomalia ( deviazione dallo stato di normalità) o alterazione morfofisiologica, prodotta da un qualunque fattore, che comporta riflessi vegeto-riproduttivi negativi riducenti o meno l’economicità della coltura (B. Pastena, 1982).
La flavescenza, nei vitigni a uva bianca, e il rossore ( arrossamenti) in quelli a uva rossa, rappresentano quel complesso fenomeno fisiologico della caduta autunnale delle foglie o filloptosi. Tali alterazioni cromatiche possono anche essere il riflesso di sintomi di una rottura dell’equilibrio fisiologico o di fenomeni patologici di diversa natura e origine.

Filloptosi o caduta autunnale delle foglie
Le colorazioni autunnali delle foglie sono dovute a un normale processo fisiologico che si verifica alla fine del ciclo vegetativo per traslocazione delle sostanze di riserva verso gli organi legnosi della pianta. Spesso, per questo fenomeno,  possono comparire le tipiche sintomatologie da carenze nutrizionali (necrosi da traslocazione). In autunno si ha l’ingiallimento e l’arrossamento delle foglie (cv. bacca rossa), accompagnati da accartocciamento (con i margini accartocciati verso la pagina inferiore), caduta successiva della lamina e, dopo 2-5 giorni, del picciolo.

Ingiallimenti e arrossamenti anticipati

Si manifestano quando gli zuccheri elaborati non migrano dalle foglie agli altri organi (grappoli, ceppo, radici) e danno origine a flavoni, se il vitigno è a bacca bianca, o ad antociani se il vitigno è di uve rosse.
Le cause di queste alterazioni possono essere diverse:
    1) Ingiallimento per aduggiamento (“asfissia fogliare”)
Su piante molto frondose (es. tendone) le foglie più in basso sul tralcio, non ricevendo la giusta quantità di luce (PPFD - Photosynthetic Photon Flux Density), tendono a ingiallire e a cadere durante l’estate; talvolta le nervature rimangono verdi. L’anomalia è nota anche come “asfissia fogliare”. 
    2) Ingiallimento e arrossamento per siccità
Le foglie risultano dapprima di colore verde/poco intenso, poi, dalla base del tralcio e fino a circa il 12° ordine, ingialliscono o, spesso, si macchiano più o meno diffusamente di rosso (vitigni ad uve rosse) e cadono prematuramente.
    3) Ingiallimenti e arrossamenti da “terreno disattivato”. Stanchezza del terreno o malattia del reimpianto
    4) Ingiallimenti ed arrossamenti da carenze e/o eccessi nutrizionali
Nella preparazione del terreno per l’impianto può accadere di asportare, in parte o integralmente, lo “strato attivo”. Le viti risultano scarsamente sviluppate (difformità di sviluppo), con foglie più o meno striminzite, a “scodella” capovolta, con “denti” laterali più o meno ridotti e fino all’annullamento, di colore verde-giallo (vitigni bianchi) o con numerose tacche piccole (2-4 mm), internervali, rosse (vitigni rossi), spesso con sottile bordo necrosato. Imbrunimento e necrosi delle radici. Altre cause: funghi, virus, nematodi, accumulo di essudati radicali tossici, ecc.
    5) Ingiallimento ed arrossamenti per difetti di innesto
Spesso l’arrossamento è di tonalità “rossiccia-mattone” ed è dovuto alla difficoltà di migrazione degli zuccheri dalle foglie alle radici, soprattutto per il blocco frapposto dalla zona di innesto. Le suddette manifestazioni sono aggravate da alte temperature, siccità estiva e alte produzioni. Questi fenomeni sono dovuti a problemi di saldatura per difettosa esecuzione  dell’innesto, per disaffinità di innesto, ecc.
    6) Ingiallimenti ed arrossamenti da compattamento ed asfissia radicale
Nei terreni asfittici si possono avere ingiallimenti e arrossamenti, simili a quelli da difetto di innesto, per ridotto assorbimento radicale di acqua e sostanze nutritive
    7) Alterazioni fogliari da tossine
Nervature fogliari nere con zone prossimali di colore giallo o bruno.
    8) Arrossamenti su ceppi grandinati
Dopo gravi grandinate, per ottenere i ricacci per l’anno successivo è possibile intervenire con drastiche potature. Come conseguenza a tale intervento la nuova vegetazione può assumere, per alcune settimane, una colorazione rossastra.
    9) Arrossamenti da rame
In suoli acidi e con clima freddo i trattamenti antiperonosporici a base di rame, oltre a malformazioni e disseccamenti, possono provocare arrossamenti; la lamina fogliare, nei casi più gravi, può cadere, mentre il picciolo rimane attaccato.
   10) Antocianosi da freddo
Repentini sbalzi termici, abbinati all’impiego di prodotti cuprici, possono indurre la comparsa di una antocianosi nelle foglie. La lamina si presenta liscia,  stirata, quasi “cotta”. L’epoca in cui si verificano i sintomi può facilmente aiutare nella diagnosi.
    11) Ingiallimento da fotoossidazione
Si verifica in presenza di eccessiva energia radiante

Approfondimento di fisiologia degli “arrossamenti” e “ingiallimenti”

Quando gli zuccheri sintetizzati nelle cellule dalla fotosintesi clorofilliana non sono espulsi, né metabolizzati, la pressione osmotica aumenta provocando l’accumulo di amido e la sintesi di grosse molecole, i glucosidi, capaci di diminuire la concentrazione osmotica.
L’arrossamento climatico è provocato dalle notti fredde allorquando le piante, esposte alla luce e al calore del giorno, non riescono poi a regolare il loro metabolismo e diminuiscono, quindi, la permeabilità delle membrane; la pressione osmotica aumenta durante il giorno e non riesce ad abbassarsi di notte.
Gli arrossamenti da ferita appaiono nelle vicinanze del danno: galle da fillossera, cecidomia, acari, cicaline, rodilegni, peronospora, ecc. L’origine della pigmentazione è da ricercare in un ostacolo all’espulsione degli zuccheri e in turbe del metabolismo (interruzione dei vasi floematici).
Gli arrossamenti in crescita sono evidenti sui giovani germogli poco dopo il germogliamento; sono da riferire all’abbondanza di zuccheri derivanti dall’amido e al ridotto metabolismo nel corso di notti fredde. Il colore si modifica man mano che si attiva il regolare metabolismo.
La colorazione autunnale dei vigneti varia con la cultivar, con la vigoria e con le condizioni climatiche. I vigneti deboli assumono in anticipo la tipica colorazione  autunnale, mentre quelli vigorosi restano verdi poiché il loro metabolismo è molto attivo per evitare l’aumento eccessivo della pressione osmotica.
I vigneti a vigoria intermedia conservano la capacità di fotosintetizzare  ma il loro metabolismo diminuisce, favorendo, così, la comparsa della tipica colorazione autunnale; l’abbassamento termico notturno diminuisce, inoltre, l’attività respiratoria.

Foto : arrossamenti da freddo