Ancora invasioni di cavallette in Sardegna

di Roberto Pantaleoni
  • 08 June 2022

In questi primi caldi giorni della tarda primavera del 2022, la notizia di una perdurante, ormai quadriennale, invasione di cavallette nel centro della Sardegna rimbalza tra diversi, lontani e talvolta “insospettabili” mezzi d’informazione. Dalla media valle del Tirso, l’area più colpita dell’isola, giungono immagini e filmati impressionanti. Niente di nuovo in realtà, gli annali registrano “orde” di questi insetti dai tempi più remoti. “Con una periodicità assolutamente irregolare, ad intervalli di lustri, la specie [Dociostaurus maroccanus, il cosiddetto Grillastro crociato] si moltiplica in misura straordinaria e le orde di saltellanti e volanti voracissimi ortotteri invadono non soltanto i prati e i dossi dove sono nati ma anche le zone coltivate contermini migrando su vasti fronti in varie direzioni ed interessando superfici estesissime, costituendo fonti di perdite economiche ingenti e assillo di popolazioni e di autorità, sino a diventare problemi nazionali inquietanti, onerosi e complessi.” [Athos Goidanich, Enciclopedia Agraria Italiana: intorno al 1960].
Le chiamate alla ‘lotta obbligatoria’ sono un lontano ricordo: “Anche quest’anno le tre prefetture dell’isola … hanno obbligato tutti i cittadini fisicamente idonei a prestare 5 giornate di lavoro per la lotta contro le cavallette. … Inoltre, i possessori di cavalli, muli, asini, buoi da lavoro, veicoli a trazione animale sono obbligati a fornire 5 giornate di lavoro coi mezzi anzidetti. …” [L’Agricoltura Sarda: aprile 1947]. I rischi che oggi si corrono sono completamente diversi da quelli del passato, ma non sono trascurabili. Gli agricoltori hanno armi chimiche potenti ed efficaci, con una tossicità acuta verso gli animali a sangue caldo estremamente ridotta, ben lontana dai pericoli dell’arsenico che venne usato nella prima metà del secolo scorso [AAVV, Cavallette all’arsenico. La lotta alle cavallette in Sardegna nella prima metà del 1900, 768 pp., 2005 Sassari]. Però le cavallette vanno combattute prima di diventare adulte (cioè prima che siano in grado di volare) nei luoghi dove sono state deposte le uova l’anno precedente e dove sono nate nella stagione in corso. Solo questo permette una buona efficacia degli interventi. Ma questo tipo di lotta richiede una approfondita conoscenza del territorio, un’organizzazione logistica comprensoriale, buone competenze tecniche (ecologiche ed entomologiche). Tre elementi ormai raramente presenti nel panorama degli enti preposti al controllo degli organismi dannosi nel nostro Paese.
La lotta chimica su vasta scala, attuata in un passato non lontano e giocoforza riproposta oggi per affrontare emergenze che andavano previste per tempo, coincide con pericoli tossicologici, sia sanitari che ecologici, che è necessario tentare di evitare. Proprio per questo, in occasione della disastrosa invasione del 1946 in Sardegna, il controllo a lungo termine di questa piaga è avvenuto con un intervento di lotta biologica di largo successo non sufficientemente divulgato: “I più importanti di questi oofagi sono un Coleottero Meloide, la Mylabris variabilis e due Ditteri Bombiliidi, la Cytherea obscura e il Systoechus ctenopterus: … . Essi però mancano all’entomofauna della Sardegna; … . Complessivamente le Mylabris portate in Sardegna furono 21.000 … .” [Guido Paoli & Francesco Boselli, Introduzione di oofagi … dalla penisola italiana in Sardegna, Memorie della Società entomologica italiana: 1947]
La Regione Autonoma della Sardegna sta affrontando questa nuova infestazione in collaborazione con Enti pubblici e privati. La sezione di Entomologia del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari sta cercando di recuperare il grosso bagaglio di conoscenze (per il vero ormai disperso) che storicamente la Sardegna possedeva intorno al problema. Le cosiddette infestazioni acridiche vengono infatti favorite da scorrette gestioni del territorio. La spiegazione di una nuova massiccia presenza non va banalizzata e deve essere cercata analizzando tendenze di breve periodo legate essenzialmente al microclima locale (la siccità per esempio) e tendenze di medio-lungo periodo legate ai cambiamenti d’uso del territorio (abbandono dei terreni marginali, della collina e della montagna), oltre che ai cambiamenti climatici di più vasta scala (global change).

Approfondimento:
Arsenic locust / Cavallette all'arsenico (online ed.) 2013 - https://www.researchgate.net/publication/273451370_Arsenic_locust_Cavallette_all'arsenico_online_ed_2013_-_complete_light