Il regolamento dell’Unione Europea n. 2024/1991 sul ripristino della natura si inserisce nel percorso tracciato dai più recenti sviluppi della politica unionale e internazionale in materia di tutela della biodiversità, improntato ad una visione integrata e sinergica della protezione di quest’ultima e della lotta al climate change, in linea con le evidenze scientifiche inerenti le interconnessioni genetiche e funzionali che legano l’erosione e la perdita di biodiversità ai cambiamenti climatici, con riflessi sulla protezione della salute e del benessere dei cittadini, nonché sulla sicurezza alimentare.
Rispetto ai suoi precedenti il regolamento segna però un punto di svolta sotto due profili: la scelta di focalizzare l’attenzione attorno all’unico obiettivo del “ripristino” degli ecosistemi, perseguito con misure di carattere generale e con altre, più specifiche, forgiate in funzione delle peculiarità che connotano i diversi ambiti sui quali il legislatore unionale ha posto l’attenzione; l’opzione, del tutto inedita di adottare nel dialogo con gli Stati membri lo strumento del regolamento, che traduce in obiettivi vincolanti gli ambiziosi traguardi auspicati dalla Strategia europea per la biodiversità per il 2030, e contempla una trama di disposizioni dettagliate e stringenti alle quali gli stessi devono attenersi nell’adozione di misure di ripristino efficaci allo scopo di coprire congiuntamente nell’insieme delle zone e degli ecosistemi che rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento medesimo, almeno il venti per cento delle zone terrestri e almeno il venti per cento delle zone marine entro il 2030, e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.
Il regolamento apre dunque scenari inediti e complessi che invocano una lettura trasversale, alla quale il Convegno è dedicato, condotta all’insegna della sinergia di saperi diversi, giuridici e scientifici, con l’attenzione rivolta non solo alla riflessione teorica, ma anche ai suoi indubbi profili operativi.