Siccità: il decreto dell’urgenza

A venti giorni dall’emanazione del d.l., il dibattito sul tema langue e i tempi parlamentari si sfumano. Altre questioni occupano l’attenzione della politica, la scadenza si fa sempre più stretta e cogente e l’urgenza sembra quasi accantonata.

di Dario Casati
  • 03 May 2023

In tempi meno frenetici e insofferenti di quelli attuali l’alternanza casuale di periodi di siccità con altri di piovosità eccessiva veniva accolta e subita con un senso di tacita sopportazione, come una fatalità ineluttabile, tanto da far pensare alla vendetta o ai capricci di qualche divinità offesa o incostante. I rimedi venivano trovati nella pazienza, cioè nell’adattamento all’immancabile carestia, e nella sapienza dell’agricoltore, cioè nelle pratiche colturali note. L’una e l’altra virtù erano praticate sino a quando la ruota imperscrutabile del tempo rimetteva le cose a posto. Ancora pochi anni fa, per prudenza, si evitava di scrivere di siccità, lasciando l’argomento all’effimero delle cronache, nell’attesa che carenze o eccessi terminassero. 

L’umanità e gli eventi meteorologici
Ora siamo di fronte ad un evento più raro, ma non ignoto, costituito da due annate consecutive di siccità ed elevate temperature, affrontato da una società insofferente, iper-reattiva che muta i suoi codici di comportamento nei confronti dei fenomeni naturali in modo bizzarro, per il fatto di essere essenzialmente urbana e di aver smarrito un rapporto più disteso con natura e agricoltura. Il meteo, nuovo oracolo super consultato, serve per programmare ferie e ponti e non per organizzare le pratiche agricole, quelle inscindibili “opere e giorni” descritti da Esiodo circa sette secoli a. C. con sapienza ammirevole.

Agricoltura e progresso tecnico
Poco di nuovo vi sarebbe da aggiungere per le diverse evenienze se non fosse che l’Umanità, nel frattempo, ha aumentato le sue conoscenze scientifiche e tecniche e di conseguenza ha appreso a usare con maggiore efficienza ed efficacia gli strumenti (i mezzi di produzione) di cui dispone. Ha compreso che combinazioni diverse dei fattori di produzione consentono di incrementare la produttività, migliorare i raccolti, difendersi da eventi avversi. L’agricoltura irrigua non solo fa aumentare i rendimenti produttivi, ma permette di contrastare le bizzarrie del tempo. Sull’ampliamento teoricamente possibile dell’impiego di aree irrigue non utilizzate si fondano le maggiori speranze per il futuro alimentare. A tutto ciò si è aggiunto l’impiego di fertilizzanti e antiparassitari razionalmente studiati e usati. Da ultimo giunge il grande sviluppo della genetica che stenta ad affermarsi nell’ Umanità che l’accetta, invocandolo solo per la salute umana.

Siccità inaccettabile e strumento legislativo eccezionale
Così la siccità, con “il bel tempo” bene accolto grazie alla crescita del Pil per il turismo che se ne avvantaggia, diventa un caso. L’evento è raro nelle proporzioni, ma non generalizzato come l’enfasi delle immagini fa credere. È grave nel Nord Ovest del Paese e anche nel Nord Est, nell’area agricola padana dove l’irrigazione è impiegata da oltre un millennio permettendo rese produttive record di alimenti base. Così ci si rende conto che il sistema agricolo soffre problemi irrisolti, irragionevolmente accantonati, e che occorre provvedere per non aggravare un aspetto precario del Paese. Forse è ciò che rende inaccettabile la siccità tanto da far invocare e da indurre a emanare uno specifico decreto-legge (d.l.) in materia. Il d.l. è strumento anomalo nel quadro della Costituzione perché può essere usato dal Governo solo in casi di “straordinaria necessità e urgenza” con valore di legge per 60 giorni entro i quali deve essere convertito in legge pena la decadenza. 

Tempi e strumenti compatibili con la siccità?
Il decreto-legge 14 aprile 2023 n.39 è dunque concepito per realizzare il “contrasto della scarsità idrica” e favorire “il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”. Costituito da 14 articoli e in uno stile scarno e deciso  interviene su tre aspetti: 1) procedure e tempi di attuazione, creando organi di coordinamento in quella giungla burocratica che in Italia rende incerti i primi e l’effettiva realizzazione delle misure; 2) disposizioni urgenti per il rafforzamento delle infrastrutture idriche e l’ efficiente utilizzo degli invasi, raccolta delle acque piovane, recupero degli sprechi anche con interventi strutturali; 3) emanazione di una serie di misure economiche urgenti e creazione di un sistema di informazioni sul sistema idrico.

Il d.l. e la lotta alle lungaggini burocratiche che paralizzano la Pubblica Amministrazione
Il primo obiettivo è l’intervento in tempi rapidi sulle norme procedurali che attua un forte coordinamento creando una “cabina di regia” fra sette Ministeri coinvolti per coordinare e semplificare gli iter burocratici. Sorprende l’art.2 dedicato a “Superamento del dissenso e poteri sostitutivi” per superare “situazioni di inerzia, ritardo o difformità nella progettazione ed esecuzione degli interventi infrastrutturali e di sicurezza idrica” mediante l’esercizio di poteri sostitutivi da parte della cabina di regia. Si prevede che quando la cabina rilevasse “casi di dissenso, diniego, opposizione o altro atto equivalente” da arte di un ente territoriale, la cabina stessa avvii una procedura presso la Presidenza del Consiglio che entro tre settimane, in caso di non componimento, il Presidente del Consiglio provveda all’adozione dei poteri sostituitivi. Insomma, una vera novità contro i comportamenti ostativi o ritardanti anche perché a chiare lettere ammette un fenomeno come la piaga della lentezza del sistema italiano. Il d.l. istituisce inoltre un Commissario straordinario nazionale per gli interventi urgenti per la durata di un anno.
Il secondo obiettivo riguarda il futuro con interventi su opere e miglioramenti sul sistema idrico fermo, come è noto, a circa 80-100 anni fa, con precise linee operative.
Il contenuto del d.l. è davvero innovativo e tale da avviare un cambiamento radicale nella gestione delle attività operative delle Pubbliche Amministrazioni se venisse generalizzato. Però a 20 giorni dall’emanazione il dibattito sul tema langue e i tempi parlamentari si sfumano. Altre questioni occupano l’attenzione della politica, la scadenza si fa sempre più stretta e cogente, e l’urgenza sembra quasi accantonata.
Al contrario proprio il suo incalzare e la necessità di dare un futuro al sistema acqua, essenziale per la vita, offrono un’occasione imperdibile per una spallata alle incrostazioni paralizzanti bene individuate nel d.l. Esso nasce dall’emergenza idrica e, allo stesso tempo, può avviare una riforma complessiva della gestione della Res Publica in Italia con un generale ed esteso effetto positivo.
Vogliamo almeno tentare?