Dalla Sicilia un prodotto che unisce passato e futuro: la manna delle Madonie

di Vincenzo Matteliano e Vanna Sportelli
  • 02 February 2022

C’è un posto in Sicilia dove la manna non “cade dal cielo” ma dagli alberi. Questi alberi che trasmettono qualcosa di biblico si trovano nei comuni di Pollina e Castelbuono, all'interno del parco delle Madonie.
Cos’è la manna? La manna è un prodotto che deriva dall'incisione del Frassino, un liquido che fuoriesce dalle incisioni, si rapprende lungo il tronco oppure scorre fino al piede della pianta. Non è altro che uno dei prodotti finali della fotosintesi clorofilliana.
I composti organici derivanti dalla fotosintesi (linfa elaborata) vengono distribuiti in tutta la pianta per traslocazione che ha luogo nel floema, tessuto vascolare contenente sottili tubi interconnessi formati da pareti di cellule vive. L'incisione del fusto del frassino, a livello floematico, provoca la fuoriuscita della linfa elaborata circolante che, solidificando a contatto con l'aria, dà luogo alla formazione della manna. Dal punto di vista chimico si tratta di un essudato zuccherino costituito principalmente da mannite, acidi organici, acqua e glucosio.
La mannite ha proprietà digestive, blandamente lassative, rinfrescanti e regolarizzanti della motilità intestinale.; può essere assunta anche dai diabetici perché, pur essendo dolcissima, non altera il livello glicemico del sangue. Per questa ragione è anche usata come dolcificante nelle cure dimagranti, è un ottimo integratore alimentare per la ricchezza di sali minerali. Il suo impiego primario è per combattere la stitichezza nella prima infanzia, in gravidanza e in allattamento, in quanto è uno dei pochi lassativi che non irrita la mucosa intestinale, ha un buon sapore, delicatamente zuccherino, che la rende gradita ai bambini, che possono assumerla in alternativa agli farmaci lassativi, disciolta in qualsiasi tipo di bevanda, compresi i succhi di frutta.
La produzione della manna ha origini remote. Già nota ai greci e romani, fu poi adoperata dai medici arabi e nel X secolo, gli esponenti della scuola Salernitana ne citavano Ie proprietà benefiche e curative.
Un tempo la manna si raccoglieva in diverse parti d’Italia: in Sicilia, in Calabria, nel Gargano, nel Beneventano, nel Molise, nel Lazio nei boschi della Tolfa, nella Maremma toscana. Era una pratica conosciuta dai contadini, tramandata in famiglia. La produzione di mannitolo di sintesi all’inizio dell’900 fece diminuire la richiesta del mercato e portò verso l’estinzione quest’antica cultura. Oggi la manna si raccoglie solo in Sicilia, grazie alla tenacia degli anziani del luogo e soprattutto alla bravura del signor Giulio Gelardi, che ha saputo tramandare questa antica tradizione rivoluzionando il metodo di raccolta attraverso una brillante idea innovativa, prevedendo l'uso di fili di nylon legati ad una piccola lamina d'acciaio posta subito sotto l'incisione praticata sulla corteccia. In questo modo la linfa scorre lungo i fili e solidifica formando cannoli di lunghezza considerevole. Si procede dunque alla raccolta ogni due giorni, contrariamente al metodo tradizionale che prevede la raccolta settimanale. Il passaggio successivo è la stinnitura, che consente di asciugare la produzione per le prime 24-36 ore all'ombra, per togliere e ripulire i cannoli e le stalattiti dalle impurità.
Oggi la manna, con le relative tecniche produttive e le tradizioni culturali ad essa legate, è stata iscritta nel registro dei beni immateriali dell'umanità patrimonio dell’Unesco e il protagonista di questa storia di innovazione e resilienza è stato indicato custode di tale patrimonio. 

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Queste informazioni e altri approfondimenti sono disponibili nella sezione “InnovainAzione” , curata da ISMEA, all’interno del portale Innovarurale, ideato dalla Rete Rurale Nazionale.
Il Catalogo delle innovazioni in campo vuole stimolare la condivisione di esperienze significative e rappresentare uno stimolo per la nascita di nuove idee e per l'implementazione delle stesse in ambiti agricoli simili e differenti; infine l’innovazione raccontata è stata validata come “innovativa” dal Comitato di Esperti dell’Accademia dei Georgofili, partner di questa iniziativa.