Come conciliare produzione agrozootenica/industriale intensiva e benessere (o stare bene) globale?

di Claudia Catelani Cardoso*, Gabriele Fortini* e Aldo Villagrossi Crotti**
  • 02 June 2021

Un indicatore specifico del nostro benessere è la quantità di stress subìto dall’essere umano, stress che a sua volta è indicatore del livello di attivazione sia fisica che mentale nei confronti delle situazioni in cui l’essere umano vive. In alcuni casi lo Stress può assumere un carattere positivo, ma quando la sua attivazione diventa cronica, questa incide negativamente sulla qualità della vita e favorisce l’insorgenza e il mantenimento di numerose patologie (es. cardio-vascolari, gastro-intestinali, psicologiche). Lo stress non è legato solamente con una serie di eventi personali, ma è soprattutto correlato al modo in cui si vivono questi specifici eventi e di conseguenza alle reazioni che noi stessi mettiamo in atto per contrastarli.
I fattori di stress che potrebbero incidere sul benessere sono lo stress acustico, lo stress termico, lo stress nutrizionale, lo stress psicologico, lo stress olfattivo etc.
I segnali provenienti da queste fonti di stress sono percepiti come segnali di rischio e così elaborati dal nostro sistema nervoso. Il prolungarsi di questi segnali di rischio genera una condizione di stress legata alla non risoluzione di una potenziale problematica legata alla nostra stessa sopravvivenza, e la permanenza di tali problematiche genera, nuovamente, lo stress. Una delle fonti di stress più frequenti e di più complessa risoluzione è quella relativa alle emissioni odorigene provenienti dagli allevamenti intensivi, i quali sono a tutti gli effetti fonte di stress per coloro che passivamente (magari non per scelta) ne subiscono gli effetti. E non parliamo soltanto di noi stessi, essere umani, ma anche degli animali.
Le Normative sulle emissioni odorigene attualmente consentono ad ogni regione di regolamentare autonomamente le emissioni odorigene degli stabilimenti presenti sul territorio, emanando provvedimenti e dettando indirizzi e/o linee guida allo scopo di fornire tutti gli strumenti necessari alle Autorità Competenti per poter valutare ed in seguito rilasciare specifiche autorizzazioni. Tutti i consulenti e gli operatori del settore hanno teoricamente a disposizione un preciso quadro tecnico di riferimento.
Nel dettaglio, il nuovo articolo del Testo Unico Ambientale (TUA), determina le responsabilità e le competenze degli Organi di Vigilanza i quali, in sede di rilascio delle autorizzazioni ed in funzione della tipologia della gestione e della localizzazione degli impianti maleodoranti, potranno prescrivere limiti più restrittivi alle emissioni odorigene rispetto a quelli già stabiliti o a quelli che stabilirà la Normativa Regionale. Potranno anche ordinare la programmazione di appositi piani di contenimento soprattutto se nelle immediate vicinanze saranno presenti recettori particolarmente sensibili.
In pratica potrebbero essere soggette a queste restrizioni la quasi totalità degli stabilimenti industriali maleodoranti: come gli impianti che gestiscono rifiuti (depuratori, compostaggi industriali, discariche, stoccaggio rifiuti, etc.), i quali andranno ad uniformarsi a tutte le altre attività produttive (petrolchimico, mangimifici, allevamenti zootecnici, prosciuttifici, oleifici, concerie, etc., soprattutto se pericolose, per il potenziale rischio di fughe di Gas Tossici), i quali dovranno estendere la propria autorizzazione anche alle emissioni odorigene.
Il rischio per le attività che ricadono in questa particolare problematica è piuttosto alto, in quanto ai sensi dell’art. 279 del T.U.A., le sanzioni in caso di violazione, sforamento ma soprattutto per il mancato adempimento, potrebbero essere estremamente rigide (arresto fino ad un anno o ammenda fino a 10.000,00 Euro).
Secondo l’ultima modificazione presenti nel decreto legge del 01 marzo del 2021 (https://www.reteambiente.it/normativa/44083/dl-1-marzo-2021-n-22) per mano del Ministero della Transizione Ecologica (che ha sostituito il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare) sono attribuite allo Stato i compiti e le funzioni spettanti allo sviluppo sostenibile. Tra le materie al quale si interesserà il neoformato ministero esiste:
"la sorveglianza, monitoraggio e recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e alla riduzione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente, con particolare riferimento alla prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno dell’ambiente; prevenzione e protezione dall’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico e dai rischi industriali;”
Tale Ministero potrebbe essere un valido alleato nella ricerca di Meccanismi Ecosistemici Regolatori o una sorta di sostenitore della Coscienza di Compensazione Ambientale.
Il laboratorio di Sostenibilità e Valorizzazione della Fondazione SSICA ha creato 2 prototipi semi-industriali per la valutazione delle emissione odorigene di diverse biomasse cosiddette fastidiose (quale letami stallatici, digestati, residui maleodoranti etc). Questi residui fanno parte della filiera alimentare con non pochi problemi in fase di emissioni odorigene.
I prototipi costruiti sono composti da contenitori chiusi della capienza di un m3 dotati di mescolatori temporizzati con la funzione di tenere in agitazione la biomassa e con il supporto di un riscaldatore per standardizzare la temperatura. I prototipi così costruiti permettono di uniformare sia il trattamento che il campionamento delle emissioni.
L’obbiettivo fondamentale della R&D del Laboratorio Ambiente è provare e comprovare l’efficacia dei trattamenti per l’abbattimento degli odori per poter garantire, da una parte, la continuità delle attività agroindustriale senza incidere sullo stress di coloro che abitano nelle vicinanze degli allevamenti ma anche durante gli spandimenti dei letami in agricoltura.
“Non è possibile fare una frittata senza rompere le uova” e nemmeno allevare maiali o bovini senza avere a che fare con le loro deiezioni che sono, per ovvie ragioni, odorigene. Si può si ridurre al massimo l’impatto ambientale utilizzando il ricupero dell’azoto ammoniacale o trattamenti enzimatici che promuovono la digestione della materia organica trasformandola in concime e in byproducts meno impattanti (letteralmente parlando: meno puzzolenti) sul Benessere Globale cioè della società, dei propri animali e dell’ambiente.

*R&D Sostenibilità e Valorizzazione, Fondazione SSICA (Parma)
**Ingegnere Gestionale. Milano