Il pensiero unico del catastrofismo distoglie dalla tutela del Pianeta

Intervista a Franco Prodi: “Tra dittatura dei giornalisti, dilagare di fake news e cattiva gestione dei fondi per la ricerca, le Accademie siano baluardo della verità scientifica”.

di Giulia Bartalozzi
  • 17 May 2023

Professor Prodi, nei più recenti numeri del nostro notiziario "Georgofili INFO" abbiamo pubblicato diversi articoli sul tema della siccità.  Qual è la sua analisi sull'attuale situazione climatica?
Per rispondere alla sua domanda devo richiamare i fondamenti della fisica del clima. Sono un fisico dell’atmosfera, con particolare competenza in fisica delle nubi. Le nubi sono al centro del sistema climatico perché regolano, insieme ai gas triatomici ed all’aerosol fuori da nubi, il bilancio della radiazione solare in arrivo e di quella terrestre in uscita verso lo spazio esterno. Se prevale il flusso di fotoni solari l’atmosfera in prossimità della superficie si riscalda, se prevale il flusso di fotoni terrestri si raffredda. Detta così sembrerebbe semplice ma quando si passa al calcolo di questi flussi le cose si complicano assai per due ordini di effetti: diretti, di aerosol, gas triatomici e nubi nello scattering (diffusione) della radiazione ed effetti indiretti, quelli delle particelle di aerosol (sia naturali che di origine antropica) sulla composizione delle nubi stesse. Il trasferimento della radiazione in atmosfera è quindi il processo da comprendere prioritariamente, e non è semplice se si pensa allo scattering secondario (la radiazione diffusa da una gocciolina, o da un cristallino o da una particella di aerosol raggiunge le circostanti complicando il problema), e che l’altezza. la forma delle nubi e la loro composizione hanno pure grande rilevanza. Poi vi sono processi concomitanti a questo principale: bisogna includere nel sistema clima il flusso di calore che proviene dall’interno della terra, le interazioni oceano-atmosfera e vegetazione-atmosfera, le emissioni di gas triatomici dai vulcani, per citare solamente i principali. Lo sviluppo della modellistica del clima è impressionante dai modelli degli anni Settanta (solo di circolazione atmosferica) agli attuali (che includono tutte interazioni citate, ed i processi chimici) ma il ruolo centrale delle nubi, aerosol e gas triatomici è parametrizzato in modo grossolano e quindi tutti i modelli producono solo scenari molto differenti fra loro, e non quelle previsioni affidabili sull’andamento futuro del clima, sulle quali l’umanità possa basare delle decisioni cruciale per il suo destino sul pianeta. Siamo ben lontani dalla situazione della modellistica numerica nella meteorologia, i risultati della quale sono sotto gli occhi di tutti, e dai quali tutti traiamo benefici.
Venendo quindi alla sua domanda sulla situazione attuale del clima abbiamo una unica sicurezza condivisa da tutti gli scienziati, perché basata su misure fisiche strumentali (il termometro) della temperatura dell’aria a due metri dalla superficie e sufficientemente distribuite sul pianeta (“globali”) dall’inizio dell’Ottocento, raccolti nelle cosiddette serie storiche di dati di temperatura: un riscaldamento di sette decimi di grado per secolo. Ma qui, sulle cause di questo riscaldamento, comincia la bagarre, la grande divisione all’interno del mondo della scienza e nel contempo la diffusione, al momento inarrestabile, del pensiero unico dominante, che l’uomo sia al 98% responsabile di questo riscaldamento, attraverso la emissione di CO2 in atmosfera per l’uso dei combustibili fossili.

Ci può dire di più sulla diffusione di questo pensiero dominante? In una sua intervista a Libero ha dichiarato: "ho il sospetto ben fondato che il riscaldamento globale sia una manovra di distrazione di massa per distogliere gli uomini dal vero problema, che è appunto l’inquinamento del pianeta e la scarsa protezione dell’ambiente". Ci spiega meglio questa sua convinzione?
I due secoli di misure fisiche della temperatura sono un battito di ciglia nella storia della terra. Che cosa si può dire del suo lontano passato? Quello che ci dicono i “Proxy data”. Gli indizi, di tutti i tipi: i documenti storici, gli anelli degli alberi, i sedimenti lacustri e marini, i carotaggi dei ghiacciai alpini, dei ghiacci della Groenlandia ed in Antartico. Ci parlano di grandi cicli e di sotto-cicli, dei quali abbiamo certezze nell’ultimo paio di millenni, ben prima quindi della comparsa dell’uomo industriale: i periodi caldi romano e medioevale, la piccola età glaciale dal Seicento alla metà dell’Ottocento. La paleoclimatologia è poi in grande evoluzione, con risultati impressionanti. In una intervista devo procedere per grandi linee, senza approfondire.
Sono tuttavia chiare le cause naturali dei grandi cambiamenti, dei cicli e sotto-cicli: sono di natura astronomica (variazioni dell’orbita della terra per effetti gravitazionali degli altri pianeti e per l’inclinazione e moto di precessione dell’asse terrestre), astrofisica (variabilità dell’attività solare, interazioni terra-sole) e la variabilità naturale della composizione atmosferica (eruzioni vulcaniche, generazione naturale di aerosol, incendi boschivi, etc). Per quanto detto sopra non possono non esservi anche cause antropiche a partire dalla fine del Settecento (nasce la macchina a vapore di Watts) per immissione di gas e particelle in atmosfera, variazioni di emissività della superficie per cambiamenti nell’uso dei suoli etc. A quella data, infatti, l’uomo cessa di essere un animale di taglia equivalente, quanto a metabolismo ed affetti sull’ambiente, una lampada accesa da 80 watt, per divenire una lampada ambulante da 1000 a 10000 watt a seconda del PIL del paese di appartenenza. E’ sorprendente la coincidenza temporale fra inizio della misurazione globale della temperatura e l’inizio della immissione in atmosfera di gas e particelle da parte dell’uomo industriale. E’ da questa coincidenza che nasce il dissidio di fondo tra gli scienziati. Io e tanti altri scienziati nel mondo pensiamo che il riscaldamento possa essere ancora quello seguente la piccola glaciazione e che comunque lo stato della conoscenza del clima non è tale da consentire di quantificare l’effetto antropico, mentre altri hanno contribuito a generare il pensiero unico del 98% di causa antropica per immissione di CO2 in atmosfera per combustione di fossili, che ancora dopo la 27a COP è indicato nei report dell’IPCC (AR6 Rapporto di sintesi, Climate Change, marzo 2023), e preparano la prossima che non cambierà il canovaccio, ormai collaudato.
L’IPCC, Intergovernmental Panel for Climate Change è un corpo delle Nazioni Unite e del WMO (World Meteorological Organization) per mettere a fuoco la scienza coinvolta nei cambiamenti climatici: il Panel deve rispondere ai governi dei 194 paesi membri ed è composto da scienziati nominati dai governi stessi. Ricordo che il WMO è nato per risolvere i problemi pratici posti dal coordinamento dei servizi meteorologici: organizzazione delle osservazioni, omogeneizzazione degli strumenti, assistenza ai paesi in difetto delle conoscenze di base, valutazione delle possibilità di modifica artificiale del tempo, di stimolazione della pioggia e prevenzione dalla grandine, disponibilità dell’acqua etc. Nella mia vita di ricercatore ho partecipato a commissioni del WMO, a sue conferenze organizzate sulle diverse tematiche (a Teheran dei paesi che si affacciano al mar Caspio per i loro problemi di quel mare chiuso, dei paesi coinvolti dal restringimento del lago CIAD etc). Ma non sono questi gli ambiti propri della scienza del clima. Lo sono invece le grandi associazioni scientifiche, l’IUGG, la IAMP, le conferenze specifiche (ICCP per le nubi, di Glaciologia, di Nucleazione, di Radarmeteorologia etc.) che ho seguito dal 1969 presentando lavori e risultati miei e del mio gruppo. Ho conosciuto Rajendra Pachauri, Chairman dell’IPCC dal 2002 al 2015, anno nel quale ha dovuto dimettersi par “multiple allegations of sexual harrassments” e le assicuro che ho avuto una impressione ben diversa dalla conoscenza personale di Ed Lorenz, lo scienziato delle predicibilità dei sistemi complessi, come dei tanti altri scienziati veri che ho conosciuto nella mia vita di ricercatore.
Il pensiero unico della causa antropica del riscaldamento al 98%, del catastrofismo totale che include l’innalzamento del livello del mare, la scomparsa delle calotte polari sta dilagando ed è ormai inarrestabile, con la complicità dei media di tutto il mondo.  Confermo quanto ho detto nella intervista che lei cita. La “lotta alle emissioni di CO2” oltre a spostare i consumi verso settori più redditizi per la finanza mondiale distolgono dalla tutela dell’ambiente planetario. Le azioni di lotta al riscaldamento da loro proposte sono ben diverse da quelle da intraprendere per la tutela del pianeta. L’inquinamento dell’aria, dei terreni, dei fiumi, delle falde e degli oceani è misurabile e si potrebbe essere ridotto e controllato con accordi internazionali vincolanti. In ambito agronomico nel quale siamo non devo certo ricordare che la CO2 non è un gas inquinante ma è essenziale alla crescita delle colture.
C’è poi un dato, in possesso di pochi, che dovrebbe essere di comune dominio per il futuro della umanità: la reale disponibilità di riserve di fossili del pianeta: carbone, petrolio, gas naturale e risorse fossili per il nucleare. Questo sarebbe il dato base sul quale impostare una vera politica energetica mondiale di lungo periodo ed anche per impostare la transizione alle rinnovabili in modo non dogmatico.   
Inoltre, nel quadro presente di guerra alle porte dell’Europa ed in tante altre parti nel mondo bisogna giungere ad un disarmo totale ed assoluto, unica garanzia per il futuro dell’umanità. Il confronto fra potenze finisce per essere premessa di ogni guerra futura come lo è stato nel passato, ma non se ne comprende la sua necessità.

Condivide le politiche verdi della Ue e dell'Italia? Ritiene che la politica segua abbastanza la scienza nelle scelte relative alla tutela ambientale?
Il mio giudizio, assolutamente negativo, su queste politiche dell’Italia e della UE è implicito nella mia riposta alla domanda precedente. I decisori, con il mantra “lo dice la scienza” si riferiscono a “quella” dell’IPCC e quindi fanno scelte sbagliate che si riveleranno tragiche se realizzate integralmente.
Occasioni di autocritica non dovrebbero mancare al partito dell’IPCC: il mercato delle emissioni è una farsa, gli accordi che fanno sono sistematicamente disattesi, il contributo dell’Europa alle emissioni di CO2 è inferiore al 9% delle emissioni totali, mentre la Cina costruisce nuove centrali a carbone a getto continuo. C’è già ora un danno enorme che viene prodotto nella coscienza dei giovani vandali di Ultima Generazione, e prima sui seguaci di Greta, incoraggiati da adulti incoscienti a compiere azioni di rivolta senza la minima conoscenza della fisica e della complessità del problema clima.
Ho una lunga esperienza personale dei metodi della “giornalistura”, la dittatura dei giornalisti che si allineano al pensiero unico e non danno spazio a discussioni equilibrate nelle quali posano essere espresse le posizioni scientifiche corrette e serie. Chi ha visto la trasmissione di Formigli, Piazza Pulita, del 4 maggio scorso si sarà reso conto del livello al quale si è scesi. I giornalisti condizionano a loro volta i politici ed il serpente mangia la propria coda.  Non sono mai stato complottista, sono ben restio a credere, almeno in assenza di prove certe, a oscure trame di 300 individui che attraverso i media condizionano le scelte dell’intera umanità, ma prendo atto che si sta diffondendo una forma di patologia collettiva promossa dai catastrofisti dell’IPCC che può avere conseguenze serie a lungo termine. Sarà necessario inventarsi una psichiatria speciale, in grado di arginare questa ansia collettiva.

Le è stato conferito il diploma di accademico onorario dei Georgofili recentemente, durante l'inaugurazione del 270° anno accademico lo scorso 14 aprile a Firenze. Come membro della più antica Accademia di agricoltura, ambiente e alimentazione, quale pensa possa essere il ruolo dell'agricoltura e della zootecnia per migliorare la sostenibilità ambientale?
La nomina ad accademico onorario dei Georgofili mi ha fatto molto piacere, perché proviene dalla più antica accademia ad occuparsi di agricoltura, nel Granducato Lorenese di Toscana, nata sulla scia dell’Accademia del Cimento, culla della scienza per l’umanità intera e promotrice del primo servizio meteorologico al mondo. Inoltre credo si sia voluto riconoscere tutta la mia attività di ricerca che ha avuto l’agricoltura come riferimento, pur restando collocata nella meteorologia fisica: la formazione della grandine, flagello delle colture, e la sua climatologia, la struttura ed evoluzione dei temporali che la generano con una radarmeteorologia sempre più amica degli agricoltori, le precipitazione connessa alla irrigazione, il ruolo del telerilevamento satellitare nella agricoltura di precisione, nel fabbisogno d’acqua delle colture e nel definire il loro indice di vegetazione. In anni ormai lontani ha organizzato la prima conferenza internazionale di meteorologia per l’agricoltura. Ringrazio quindi l‘Accademia dei Georgofili per questo grande onore. Essa ha il grande merito di contribuire, promuovendo la ricerca, a soddisfare l’esigenza di cibo di una popolazione arrivata agli otto miliardi di individui e di tutelare la bellezza del territorio.

L'Accademia dei Georgofili ha adottato la policy di correggere ufficialmente soltanto ad alcune delle fake news che circolano, poiché sarebbe impossibile smentire continuamente tutto ciò che i mass media divulgano di inesatto o completamente falso su ambiente, agricoltura, alimentazione. E sembra comunque una "mission impossible". Perché, a suo giudizio, è più facile diffondere false verità che evidenze scientifiche?
La diffusione delle false verità e divenuta facilissima da praticare nella nostra era della comunicazione di massa e dei social. E’ un problema così serio da mettere in difficoltà la democrazia a la sua possibilità di mantenersi e di prosperare. Ricordo con sgomento quando da direttore dell’ISAC CNR venivo indicato con foto sui social come avvelenatore occulto della popolazione attraverso le scie chimiche. Non fu una bella esperienza. Se avessi promosso azioni per tutelarmi avrei implicitamente esteso la loro capacità diffamatoria.
E’ questo il momento per le Accademie di onorare la loro missione di luoghi di ultima istanza di difesa della scienza, della verità scientifica. Sono d’accordo che smentire continuamente tutte le false notizie che emergono sulle materie di competenza sia impresa impossibile. Ma la diffusione di false notizie è anche facilitata dalla timidezza, dai colpevoli silenzi, dal quieto vivere se non dalla viltà di quanti avrebbero il dovere di esporsi, per la posizione che occupano. E’ qui che le Accademie devono fare sentire la propria voce autorevole, sulle questioni che sono determinanti per il futuro dell’umanità, curando previamente la discussione ed i dibattiti interni. Sono appunto luoghi di ultima istanza, quando l’Università, divisa, non risponde od il CNR mostra lacune od inefficienze.  E’ doveroso intervenire, come richiamare i singoli alle loro responsabilità verso la scienza. L’attenzione alla divulgazione di false notizie non basata. Occorre attenzione al momento in cui si legifera nei settori di competenza, nei ministeri e verso lo stesso CNR, a come operano gli organi intermedi dello stato: nel caso nostro protezione civile, regioni, autorità di bacino, magistrato delle acque etc.  Il trasferimento dei Servizi Tecnici Nazionali alle Regioni non è stato indolore (legge Bassanini) e le conseguenze negative si vedono ancora.
Parlare di casi concreti è più efficace del restare sulle generali, e per questo devo rendere nota la mia personale esperienza. Sono stato proponente e poi Coordinatore di un progetto su fondi europei della regione Puglia: RIVONA (RIschi per il VOlo e Nocasting Aeroportuale). Sono stati realizzzati due radar meteorologici di avanzate caratteristiche a Torchiarolo e Mesagne in una regione che ne era priva. Ebbene sono stato “cacciato” dal CNR nel 2018. La neo direttrice dell’ISAC ha respinto la mia domanda di associatura. Da quella data non è più uscita una immagine dai due radar, ora ridotti a ferraglia inutile. La mancata cura dei beni dello stato dovrebbe attirare l’attenzione di una Procura della Repubblica attenta a questi fatti. Segnalo questo caso all’Accademia che mi ha appena onorato perché l’agricoltura pugliese è stata colpevolmente privata di strumenti poderosi, potenzialmente preziosi per il suo sviluppo. Mi dispiace di concludere questa intervista con una vicenda personale, e di mala gestione di fondi europei., ma queste colpevoli negligenze di agenzia regionale, CNR, protezione civile regionale e nazionale devono essere almeno segnalate a questo presidio dell’alta cultura scientifica che è l’Accademia dei Georgofili.