L’utilizzazione turistico-ricreativa del bosco e la difesa del suolo, tra opportunità e criticità. L’esempio del Monte di Portofino.

di Edoardo A.C. Costantini
  • 24 January 2024

La funzione turistico-ricreativa è un importante servizio ecosistemico da sempre riconosciuto al bosco. Le attività ricreative sono sempre più importanti per scaricarsi dallo stress quotidiano e il bosco è un luogo ideale a tal fine, soprattutto quando è posto nei pressi dei centri abitati maggiori. In molti casi, la funzione ricreativa del bosco, includendo in essa anche quella salutistica, ha una rilevanza uguale se non maggiore a quella economica.
Come è noto, oltre alla funzione ricreativa e a quella economica, il suolo svolge anche altre importanti funzioni ecosistemiche, quali quella culturale, di mitigazione dei cambiamenti climatici, di tutela della biodiversità e protettiva nei confronti del suolo. Le varie funzioni ecosistemiche e sociali del bosco assumono particolare rilevanza nelle aree periurbane. E’ proprio in queste aree però che possono subentrare più di frequente conflitti tra funzione diverse. In particolare, più è intenso lo sfruttamento del bosco per le attività del tempo libero, più è probabile l'insorgenza di criticità nei confronti della sua funzione protettiva sul suolo.
Il bosco del Parco regionale del Monte di Portofino è in questo senso un esempio emblematico. Il parco è relativamente piccolo, circa mille ettari, ma è posto in una posizione strategica, tra i comuni di Santa Margherita Ligure, Portofino e Camogli ed attrae tutto l’anno decine di migliaia di turisti provenienti anche da fuori regione. Per la storia naturale ed amministrativa del Parco regionale di Portofino rimando a quanto scritto dalla collega Silvia Olivari in Georgofili info del 9 febbraio 2022.  Il parco dispone di circa 80 km di sentieri segnati e decine di piste di mountain bike, con diversa pendenza e livello di impegno agonistico. La massiccia frequentazione dei sentieri e soprattutto delle piste di mountain bike provoca fenomeni di erosione del suolo a volte anche intensa, non solo nei tratti più scoscesi. C’è da considerare infatti che molti dei suoli del parco sono ad erodibilità elevata e quindi soggetti ad essere facilmente asportati dalle acque correnti quando non protetti dalla vegetazione, dalle foglie e dai rami morti, come avviene lungo i sentieri e soprattutto le piste. Molti suoli inoltre sono di ridotto spessore, per cui alla perdita di suolo si accompagna l’affioramento del substrato roccioso o sassoso, con conseguenze negative per la vegetazione del bosco ma anche per la stessa percorribilità. L’amministrazione del parco ha previsto delle limitazioni agli accessi da parte delle biciclette nei periodi dell’anno più affollati, per evitare incidenti con i pedoni. Non sono stati realizzati però interventi diretti a limitare l’erosione del suolo, quali canalette trasversali ed arginelli lungo i sentieri e le piste, per cui si possono osservare frequenti fenomeni di erosione idrica incanalata.
C’è poi il caso particolare del suolo più importante del parco, quello denominato “Monte Pollone”. A differenza degli altri suoli del parco, questo è un suolo molto antico (paleosuolo relitto) databile almeno al Pleistocene medio o inferiore (alcune centinaia di migliaia di anni fa) esteso per circa una trentina di ettari in corrispondenza della antica superficie, originariamente grossolanamente pianeggiante, che sovrasta la famosa Abbazia di San Fruttuoso. Questo suolo ha una importanza culturale eccezionale perché è molto raro, anche a scala europea, e perché mostra gli effetti sul suolo di un ambiente diverso da quello attuale. Suoli di questo tipo e in questa posizione morfologica custodiscono spesso reperti archeologici di epoche diverse, anche del Paleolitico.  Il suolo Monte Pallone è più profondo degli altri suoli, più fine e meno sassoso, condizioni che facilitano la sua frequentazione, in particolar modo ciclistica, ma lo rendono anche particolarmente soggetto all’erosione idrica incanalata. La tessitura fine, inoltre, lo rende particolarmente soggetto al compattamento operato dai macchinari lungo le strade forestali, che a sua volta favorisce l’erosione.
Che fare? Oltre a regolare l'accesso e la circolazione nel parco, bisognerebbe prevedere la realizzazione di opere, anche molto semplici ed economiche, per la difesa del suolo, soprattutto lungo le piste di mountain bike. Andrebbero poi valorizzate le conoscenze disponibili. Il parco è attrezzato con una buona cartellonistica che spiega la storia del parco, la geologia e la flora, ma che non fornisce alcuna informazione sulla natura dei suoli, sui loro servizi ecosistemici, le loro relazioni con la geomorfologia e la vegetazione, la loro vulnerabilità. Valorizzare la conoscenza è alla base della difesa del suolo e dell’ambiente. C’è bisogno di un intenso lavoro di persuasione che diffonda il concetto che entrando in un’area protetta bisogna adottare tutta una serie di idonee attenzioni, che non riguardano solo, ad esempio, la raccolta dei fiori o il danneggiamento delle piante, ma anche dei suoli che le sostengono. I corsi promossi da varie istituzioni ed enti, operati da esperti del settore del tempo libero e delle attività ricreative nel bosco, dovrebbero promuovere lo scambio di esperienze e di conoscenze sul suolo al fine di garantire una utilizzazione sostenibile del parco ai fini ricreativi. Il rischio con il continuare dell’attuale tendenza di sfruttamento del parco è quello di osservare una progressiva degradazione dell’intero ecosistema.