La qualità delle acque di superficie italiane e la loro gestione per le attività umane

di Bruno Marangoni
  • 06 December 2023

Il 30 novembre scorso presso ‘Accademia dei Georgofili un Convegno sulla “Gestione e qualità delle acque italiane: l’esempio dei territori di bonifica” (vedi https://www.georgofili.info/contenuti/gestione-e-qualit-delle-acque-di-superficie-italiane-lesempio-dei-territori-di-bonifica/28607), nel tentativo di conoscere la reale situazione della qualità delle di superficie e la loro gestione in agricoltura, nell’industria, e ad uso domestico.  Le acque di superficie e di scolo, smaltite attraverso la fitta rete di canali artificiali per la bonifica e messa a coltura dei terreni sono inquinate da fitofarmaci, diserbanti, detersivi, fertilizzanti, detersivi e detergenti, plastiche e microplastiche, altre sostanze. L’obiettivo principale del Convegno è stato quello di far conoscere la gestione idrica da parte dei Consorzi di Bonifica (ANBI- Associazione Nazionale Bonifiche) e del Canale Emiliano Romagnolo (CER), operanti in quei territori di bonifica che hanno consentito lo sviluppo di gran parte dell’agricoltura italiana.
I lavori, coordinati dal Prof. Paolo Fantozzi, sono iniziati con la mia relazione introduttiva che ha evidenziato il ruolo storico della bonifica dei terreni e la regimazione delle acque nei secoli e l’influenza nello sviluppo agricolo e sociale di gran parte del territorio agricolo nazionale. Purtroppo, la situazione attuale della rete scolante creata nei secoli nella bassa Romagna, presenta alcuni punti di criticità dovuti a limitata manutenzione, intensificazione dei sistemi produttivi agricoli e industriali, eventi climatici anomali, presenza di acque inquinate. Gli inquinanti sono molteplici e derivano dai prodotti utilizzati in agricoltura, nell’industria, per l’igiene della casa e della persona, che troviamo nelle acque di superficie e di falda che condizionano la vita delle piante e della fauna acquatica di fiumi e canali. Il consumo di detersivi e detergenti, secondo i dati statistici, ha raggiunto i 25 kg per persona ogni anno (circa 70 gr/giorno) a cui devono aggiungersi i 4 kg di materie plastiche dei contenitori.  La mancanza di vegetazione e la riduzione della biodiversità acquatica compromettono, come emerso dalle immagini presentate, l’intero ecosistema e la stabilità degli argini dei canali nonché il normale deflusso delle acque.
Il Presidente del Canale Emiliano Romagnolo (CER) Nicola Dalmonte, nella sua relazione, ha illustrato l’origine e l’importanza di questa grande opera idraulica, che prende dal Cavo Napoleonico o Scolmatore del Reno. Questa opera venne progettata agli inizi del 1800, voluta dallo stesso Napoleone, e poteva essere adibita a cassa di espansione in caso, di forti piene del fiume Reno. Nel periodo estivo il CER distribuisce 300 milioni di m3 di acqua prelevati dal fiume Po a Bondeno e distribuiti nei territori emiliano – romagnoli fino a Rimini. L’acqua viene destinata ad uso agricolo, industriale e civile tramite impianti di potabilizzazione. Il Presidente Dalmonte ha evidenziato le difficoltà gestionali della rete del CER dovute al cambiamento delle stagionalità delle precipitazioni, alle maggiori richieste di acqua in agricoltura, per usi industriali e civili, per cui sarebbe importante una riprogettazione e razionalizzazione degli approvvigionamenti idrici e una comune opera di educazione dei fruitori del prezioso liquido.
L’attività tecnica e di controllo del CER è stata illustrata dal Dr. Domenico Solimando, con la presentazione dei dati analitici delle acque sia al prelievo dal fiume Po sia nelle stazioni predisposte lungo il percorso del canale, mettendo in rilievo la buona qualità e l’uso effettuato, a volte, per migliorare le acque di altri canali oggetto di scarichi indiscriminati. Inoltre ha evidenziato l’attività sperimentale per razionale l’irrigazione, l’assistenza tecnica offerta agli agricoltori e la creazione delle zone di stoccaggio per migliorare la qualità delle acque.
A nome della Bonifica della Romagna, la Dr.ssa Laura Pometti ha relazionato sulla complessa gestione della rete idrica della Romagna sia nelle aree pianura bonificate sia quelle zone appenniniche, mettendo in chiara evidenza la necessità bilanciare la rete idrica in zone soggette ad erosione del suolo con quelle di deposito del materiale terroso. Inoltre sono state descritti gli interventi per mantenere l’efficienza della rete scolante nel deflusso delle acque al mare tramite la cadenza naturale o con impianti idrovori e gli effetti negativi del consumo di suolo nelle aree turistiche della costa. L’integrazione fra Consorzio e CER è fondamentale, ma una maggiore informazione sui dati analitici e le collaborazioni con gli altri Enti preposti alla gestione della rete idrica, sarebbe auspicabile.
Sempre sulle problematiche dell’inquinamento della rete idrica, la Dr.ssa Martina Bencistà del Consorzio di Bonifica della Toscana ha posto in evidenza il ruolo della plastica derivata dalle attività antropiche, in quanto l’87% dei rifiuti contengono plastica. La degradabilità di questi materiali risulta piuttosto limitata e le informazioni non corrispondono ai reali tempi di decomposizione che si possono prolungare per decenni. Vi è poi la presenza delle microplastiche derivate anche dai consumi quotidiani di ognuno di noi (come ad esempio l’uso delle lavatrici, il degrado degli pneumatici, creme solari, prodotti per l’igiene della casa, ecc.), che troviamo ovunque quindi anche nelle acque. Inoltre ha illustrato anche le sperimentazioni in atti con gli Istituti di Ricerca e Università per trovare soluzioni per migliorare la qualità delle acque, compresa l’efficienza dei depuratori, e soddisfare le esigenze degli Associati del Consorzio.
Ne è scaturita una lunga discussione che ha posto le molte problematiche e soprattutto un nuovo orientamento nell’uso e gestione dell’acqua nei vari settori produttivi, ambientali e sociali. In particolare è emersa la necessità di rivedere le sistemazioni dei terreni per una regimazione corretta delle acque, l’uso appropriato dei mezzi tecnici usati agricoltura, i consumi di suolo e il mancato drenaggio di ampie superfici, l’aumento della salinità dei suoli, la ricerca genetica di nuove varietà adattabili alle nuove condizioni climatiche, prodotti e mezzi tecnici a basso impatto ambientale e adeguati programmi di ricerca e sperimentazione per la gestione e qualità delle acque. Infine, si è ricordato che acqua e cibo sono agricoltura e il futuro ambientale.