Un grande errore: demolire l’agricoltura

di Maurizio Naldini
  • 15 April 2015
“E’ giusto proclamare il diritto al cibo ma si affermi, allo stesso tempo, il dovere di produrlo”. E infatti oggi, soprattutto in Italia, si penalizzano le imprese agricole riducendone i guadagni e le aree coltivabili. Si vive nell’illusione che la campagna sia una Arcadia, luogo per il tempo libero, per la memoria, che deve coltivare i valori estetici. Si dimentica, invece, che il settore primario serve a sfamare i popoli.
E’ un attacco diretto, senza incertezze, e con chiari riferimenti al prossimo appuntamento con l’Expo, quello che Franco Scaramuzzi ha rivolto al mondo degli amministratori e dei politici. Parlava nel Salone dei Cinquecento alla inaugurazione del 262° anno accademico dei Georgofili in una sala stracolma di scienziati. E lo faceva per la prima volta da relatore, dopo che per 28 anni si era rivolto agli studiosi come presidente della prestigiosa accademia.
Già il titolo del suo intervento era esplicito: “Un grande errore: demolire l’agricoltura”.Ma è stato soprattutto nei toni usati, e nei dati forniti, che Scaramuzzi ha dimostrato come l’Accademia non ha intenzione di rinunciare, proprio oggi, al ruolo che svolge da quasi tre secoli: far crescere, attraverso la scienza, il comune benessere. Ebbene, ancora nel dopoguerra gli addetti all’agricoltura erano la metà della popolazione e oggi ne rappresentano il 3,6%. Cento ettari al giorno vengono sottratti alle coltivazioni. Alcuni ambientalisti vorrebbero che l’impresa agricola rispettasse regole ferree perfino nella conservazione del paesaggio, limitando per l’imprenditore il diritto alla proprietà. Altri impediscono che la scienza compia le sue ricerche sugli OGM, in una sorta di oscurantismo inconcepibile nel Terzo Millennio. E, ancora, il problema della sicurezza alimentare, quello delle filiere, le contraffazioni in un settore che vale 34 miliardi di euro l’anno. “Eppure - ha sostenuto Scaramuzzi - è chiaro che il futuro è affidato alla scienza. Che tocca alla scienza produrre cambiamenti irrinunciabili e che la politica dovrà adottarli”.
Pessimismo dunque? Scaramuzzi ha detto di non esserlo. Perché nonostante tutto crede al futuro dell’agricoltura, senza la quale è carestia e fame. Ma per arrivarci, occorre che gli agricoltori sappiano lottare insieme, per gli obiettivi comuni. Come hanno fatto, ad esempio, modificando il piano per il paesaggio della Regione toscana nei mesi scorsi.

Estratto dall’articolo pubblicato su La Nazione, 14/04/2015

Foto: Il Prof. Scaramuzzi, in piedi, legge la prolusione davanti al pubblico del Salone dei Cinquecento


A Big Mistake to Destroy Agriculture

“It is right to declare the right to adequate food but the obligation of producing it should also be stated”.  In fact, especially today in Italy, farms are being penalized, their incomes and arable lands reduced. We live in the illusion that the countryside is an Arcadia, a place for leisure and for memories that cultivate only aesthetic values. We forget, instead, that the primary sector feeds people. Franco Scaramuzzi has not hesitated to attack directly the world of politicians and bureaucrats, clearly referring to the upcoming Expo, during his remarks for the opening of the Georgofili Academy’s 262nd year held in the Hall of the Five Hundred, a room overflowing with scientists. Even the title of his speech was clear: “A big mistake to Destroy Agriculture”. Nevertheless, Scaramuzzi closed by saying that he is not pessimistic. Despite everything he believes in agriculture’s future, without it there would be famine and hunger. However, to reach that future, farmers must know how to fight for their common goals as a group.