Quando si pretende troppo dalle piante

di Silverio Pachioli
  • 13 April 2022

Per molti tecnici agrari la fisiologia vegetale rimane un “vecchio ricordo” dell’università.
La fisiologia delle piante lascia sicuramente ampi spazi di intervento all’uomo ma, nonostante la convinzione comune che si possano “manovrare” le piante a nostro piacimento (es. con biostimolanti, bioregolatori, tecniche intensive di coltivazione, ecc.), non ammette assolutamente “esagerazioni”, pena ripercussioni negative e dannose sulla produzione e/o sulla stessa vita/durata della pianta/impianto.
Uno degli aspetti più affascinanti del ciclo vitale di una pianta è quello legato agli “intimi” rapporti fra sviluppo vegeto-produttivo e formazione delle gemme fiorifere (induzione-differenziazione). Si tratta di un fenomeno “nascosto” e, come tale, difficile da comprendere per l’agricoltore e, spesso, anche per il tecnico agrario.
Ignorare alcuni concetti di fisiologia, purtroppo, può portare, frequentemente, a commettere gravi errori di interpretazione di alcune anomalie “naturali” (es. fioriture anomale, scarse allegagioni, cascole, scarsa produzione, difetti morfologico-funzionali dei fiori, ecc.), scambiate, invece, per alterazioni patologiche. Tutto ciò può comportare conseguenze negative sulla produzione, sull’ambiente e sulla salute del consumatore.
Spesso, la risoluzione del problema è molto più semplice di quello che potrebbe sembrare, a patto che si abbiano ben in mente la condizione di “normalità fisiologica” e le possibili cause “naturali” di perturbazione.
Nel ciclo vegeto-riproduttivo di una pianta molti fenomeni biologici (fioritura, allegagione, induzione/differenziazione a fiore) avvengono nello stesso periodo temporale, con possibili situazioni di competizione, in particolare per le risorse nutrizionali disponibili in quantità limitata (luce, acqua, CO2, sali minerali, ormoni, ecc.).
Nel ciclo vegetativo-riproduttivo annuale di una specie arborea sono importanti alcuni momenti:
1. Crescita dei germogli
2. Crescita e maturazione dei frutti
3. Induzione-differenziazione gemme a fiore
4. Accumulo di riserve in organi perenni
La formazione dei fiori, nelle principali specie da frutto, inizia generalmente nell’anno precedente alla fioritura. Nel pesco, ad esempio, comincia a metà giugno-fine luglio, mentre nella vite a fine primavera (maggio). È evidente come in un ristretto intervallo temporale avvengono contemporaneamente più fenomeni: fioritura-allegagione, ingrossamento frutti, crescita germogli, sviluppo foglie, formazione delle gemme a frutto. Il successo in termini di produttività e longevità della pianta dipende da un equilibrio che deve essere attentamente gestito dall’agricoltore.  
Fra i fattori esogeni che interagiscono con la fase riproduttiva si possono citare la luce, la temperatura, la disponibilità idrica, ecc. Fra quelli endogeni la presenza di foglie e frutti, lo sviluppo della pianta, gli ormoni, lo stato nutrizionale (rapporto C/N).
L’agricoltore, da parte sua, può intervenire, entro certi limiti, modificando i delicati rapporti fra attività vegetativa e riproduttiva.
Per fare questo deve però “ricordarsi”, in raccolta, che il frutto ha avuto origine da una gemma che ha iniziato il suo lento sviluppo quasi un anno prima, in un periodo dove avvengono “troppe cose in troppo poco tempo”.
La presenza di una carica eccessiva di frutti esplica un’azione di inibizione sulla formazione delle gemme a fiore, incidendo fortemente sulla fioritura dell’anno successivo. La crescita eccessiva e prolungata dei germogli, per fattori diversi (es. eccessivi apporti azotati, interventi ormonali, eccessi di irrigazione, ecc.), può ritardare la formazione delle gemme fiorali. In generale, la vigoria può aumentare notevolmente la competizione fra produzione e differenziazione a fiore per l’anno successivo. Se la vigoria è elevata il germoglio produce un grande quantitativo di gibberelline che fanno aumentare il rapporto fra queste e citochinine+auxine, con conseguente riduzione della differenziazione.
L’agricoltore non può dimenticare e/o ignorare l’importanza di interventi colturali come il diradamento dei frutti, la potatura verde, la gestione dell’irrigazione e della nutrizione. Queste pratiche agronomiche non possono essere sostituite da interventi “correttivi” di natura chimica, ad effetto “forse” immediato,à ma temporaneo rispetto agli interventi colturali fatti bene e al momento giusto.
Quando la produzione di una determinata annata è scarsa e/o qualitativamente non ottimale, bisognerebbe “tornare” indietro di un anno, nell’intero periodo della formazione delle gemme (induzione e differenziazione), per verificare cosa, probabilmente, ha potuto interferire sulla corretta formazione delle gemme a fiore. Se alcuni fattori non permettono interventi diretti da parte dell’uomo (vedi es. clima), altri possono essere modificati per raggiungere quel livello di equilibrio che assicura qualità in quantità, reddito all’agricoltore e rispetto dell’ambiente.
La parola d’ordine, come sempre, è EQUILIBRIO.