Fragole: individuata una decina di biomarker responsabili della freschezza post-raccolta

  • 09 September 2020

Uno studio condotto dagli scienziati dell'Università di Malaga (UMA) in collaborazione con l'Istituto di Ricerca agricola e ittica (Ifapa) a Cordoba, il Max Planck Institute per la fisiologia molecolare delle piante di Dresda e l'Università di Potsdam è servito a individuare dieci biomarcatori nelle fragole relativi alla conservazione della qualità del frutto dopo la raccolta.
La scoperta potrebbe essere utile nella ricerca di metodi per conservare il più a lungo possibile, in post-raccolta, il sapore, il colore e la fragranza di questo prodotto deperibile.
Lo scopo dei ricercatori è di studiare le tracce univoche lasciate da specifici processi cellulari nelle fragole. "Abbiamo eseguito analisi metabolomiche ad alte prestazioni. Con questa tecnica, un solo campione può fornire in un colpo solo dati su oltre 500 componenti". A spiegarlo è José Vallarino, di UMA, co-autore dello studio "Riconfigurazione metabolica della fisiologia della fragola in risposta alle pratiche di post-raccolta", pubblicato nella rivista Food Chemistry.
Sono state analizzate cinque varietà di fragole, conservate in tre maniere diverse, ossia in celle frigorifere, in un impianto di stoccaggio ad alto contenuto di CO2 e in un ambiente ricco di ozono. I dati sono stati raccolti lungo un periodo di dieci giorni, utilizzando modelli bioinformatici per analizzare in dettaglio i cambiamenti avvenuti nelle fragole.
Gli scienziati hanno analizzato la riconfigurazione metabolica delle fragole dopo i diversi trattamenti di post-raccolta utilizzati dal settore per estendere la shelf life della frutta. Quando i frutti maturano sulla pianta, i metaboliti come lo zucchero aumentano, come accade anche a quelli che forniscono aroma e colore, attraenti per i dispersori di semi, che solitamente sono animali. "Tuttavia, quando il frutto viene raccolto non può più alimentarsi, quindi per mantenersi vivo comincia a utilizzare alcune delle sostanze immagazzinate in precedenza, come gli zuccheri, scomponendoli a poco a poco. Pertanto, la configurazione iniziale delle sostanze comincia a cambiare".
L'obiettivo ultimo è quello di trovare un modo per influenzare il processo di deterioramento. "Ciò può ancora essere studiato a livello genetico, modulando l'espressione dei geni di controllo o a livello dei metaboliti, interferendo nell'accumulo dei composti responsabili del deterioramento del frutto o - conclude José Vallarino - facilitando la produzione di composti che proteggano il frutto".

da Freshplaza.it, 24/8/2020