L'ingegneria genetica per combattere la mosca delle olive?

  • 19 September 2012
Un'azienda britannica si è detta pronta a sperimentare in pieno campo la propria mosca delle olive geneticamente modificata (OX3097D), ceppo RIDL, per testarne l'efficacia negli ambienti olivicoli. Questa mosca, di sesso maschile, sarebbe sterile o comunque darebbe luogo a prole non capace di sopravvivere fino all'età adulta. La liberazione di maschi sterili, dunque, porta a un abbattimento della popolazione a partire dalla seconda generazione, con conseguente riduzione del grado di infestazione.
La tecnica scelta dall’azienda in questione per combattere la mosca delle olive è quella del maschio sterile. “Si tratta di una tecnica nota e messa a punto negli anni 1950 – afferma Alfio Raspi, docente di entomologia agraria all'Università di Pisa – E' stata in particolare applicata con successo in Sud America per combattere alcuni ditteri parassiti dell'uomo e degli animali.” La novità saliente  sarebbe che, per la sterilizzazione, non verrebbero utilizzate le radiazioni ma sarebbe proprio stato creato un ceppo con caratteristiche di sterilità. Un passo importante ma non risolutivo.
“La tecnica del maschio sterile non è mai stata adottata in olivicoltura – spiega il prof. Raspi – per le difficoltà di allevamento su larga scala di Bactrocera oleae. Per farlo in maniera economicamente conveniente, occorrerebbe utilizzare substrati artificiali ma la mosca delle olive mal si adatta per cui, al momento, mi risulta che tale problematica non sia stata compiutamente risolta. Per avere una reale efficacia nel controllo della popolazione, ovvero il suo abbassamento al di sotto della soglia di danno – continua Raspi – sarebbe necessaria una campagna a livello del bacino del Mediterraneo, con lanci coordinati. Solo così sarebbe possibile un abbassamento complessivo della popolazione, altrimenti avremmo solo l'effetto di accentuare fenomeni di migrazione da un territorio a un altro. Un progetto simile è teoricamente fattibile ma anche molto costoso e soprattutto richiederebbe l'allevamento di gran quantità di mosche.”

Da Teatro Naturale, 14 settembre 2012
Foto: www. cisr.ucr.edu