Le Cicale negli oliveti

di Santi Longo
  • 19 September 2018
Le sfuggenti e rumorose presenze estive di Cicale negli oliveti, a parte il loro incessante e fastidioso frinire, non arrecano danni apprezzabili negli impianti in produzione, mentre, in quelli giovani, possono causare lo stentato sviluppo delle piante, conseguente al disseccamento dei rametti di un anno. Le alterazioni, causate dalle numerose camere di ovideposizione, si rendono evidenti solo quando quasi tutte le femmine, che le hanno scavate, sono ormai morte e non possono causare altri danni. Responsabili sono alcune Cicale, afferenti alla famiglia Cicadidae che include circa 1.500 specie, 25 delle quali segnalate in Italia. Note fin dall’antichità, sono state oggetto di studio di numerosi “tettigologi” da Aristotele a Galileo e sono state citate anche da Platone, Aristofane e Plinio il Vecchio, nonché dai famosi medici Galeno e Dioscoride. Quest’ultimo, ai tempi di Nerone, sosteneva che “mangiate arrostite soccorrono ai dolori della vascica”. In Cina, in Malesia e in Australia, le Cicale sono considerate una prelibatezza gastronomica; gli adulti di alcune specie esotiche raggiungono i 6 cm e hanno un’apertura alare di 10 cm; mentre, quelli delle specie europee sono di piccole, o medio-grandi, dimensioni. Gli adulti hanno il capo corto e largo, con occhi composti sporgenti. L’apparato boccale è di tipo pungente succhiatore, col quale prelevano la linfa anche da piante arboree. Le ali sono membranose, trasparenti, ricchi di nervature. Nell’addome delle femmine è presente un robusto ovopositore, mentre ai lati di quello dei maschi è presente l’apparato sonoro costituito di una membrana vibrante (timballo) protetta da un opercolo. Al timballo è collegato internamente un muscolo che, contraendosi, lo deforma; con il rilassamento del muscolo, il timballo ritorna in posizione e continua automaticamente a contrarsi e rilassarsi producendo il caratteristico suono, che viene amplificato dai sacchi aerei e che aiuta le femmine a localizzare i maschi. In estate, dopo l’accoppiamento, le femmine si portano su substrati idonei alla ovideposizione per scavare le camere nelle quali rilasciano le uova. Le neanidi, che sgusciano in autunno, dopo leggere piogge, si lasciano cadere nel terreno ove scavano gallerie alla ricerca di radici dalle quali succhiare la linfa. Nelle specie europee lo sviluppo viene completato, sempre nel terreno, in un numero di anni variabile, da 1-4. Le Nordamericane Magicicada tredicim e M. septemdecim restano nel terreno rispettivamente 13, la prima, e 17 anni, la seconda. Le ninfe mature scavano una galleria verticale dalla quale, quando le condizioni climatiche sono favorevoli, escono di notte e vanno a fissarsi su supporti vari, tronchi o steli piante erbacee, dove avviene lo sfarfallamento dell’adulto attraverso una lunga fenditura dorsale. Nell’estate del 2003, in un oliveto di nuovo impianto della Sicilia centro-orientale, è stata registrata una pullulazione di Cicala media (Cicada orni), dal corpo di colore nocciola macchiato di nero, lungo 25-30 mm. Le punture di ovideposizione, dei numerosi esemplari, hanno causato il disseccamento di molti rametti e il deperimento di alcuni degli olivi posti a margine dell’appezzamento, esteso circa 1 ettaro. A fine luglio, prima della schiusa delle uova, i rametti infestati sono stati tagliati e bruciati. Negli anni seguenti, sono state osservate solo sparute presenze della stessa C. orni, nonché di Cicale piccole del genere Cicadetta, lunghe circa 14 mm e di Cicala grande del genere Tibicina, lunghe circa 40mm. La pullulazione delle Cicale osservata, è da considerare del tutto occasionale poiché successivamente, anche negli altri oliveti della zona, non sono stati rilevate alterazioni riconducibili alla loro attività di ovideposizione.

FOTO APERTURA:  Adulto di Cicala media C. orni
         

Fig.sotto: Esuvia ninfale di C. orni



Fig. sotto: Rametto di olivo disseccato con numerose ferite di ovideposizione di Cicada orni