Animali indesiderati: sfida etica ed economica

di Giovanni Ballarini
  • 27 June 2018
Televisione, giornali e media hanno dato notizia, con immagini anche truculente e shoccanti, della uccisione e distruzione di centinaia di migliaia di pulcini e di vitelli neonati, maschi indesiderati, mettendo in luce criticità che oltre l’etica e l’economia riguardano anche l’ambiente e la sostenibilità.
Nell’allevamento familiare di polli di razze a duplice attitudine (uova e carne) tutti i pulcini che nascevano erano allevati: le femmine per avere nuove galline e i maschi destinati alla tavola come galletti e capponi o galli per la riproduzione. Nessun animale era eliminato nei greggi di pecore e capre dove agnelli e capretti erano cibo pregiato. Negli allevamenti di bovini di razze a duplice o triplice attitudine (lavoro, latte, carne) i vitelli maschi non destinati al lavoro o alla riproduzione erano ingrassati per la carne.
Diversa è la presente situazione negli allevamenti di galline ovaiole nei quali i pulcini appena nati sono distinti per sesso e i maschi, che non hanno le caratteristiche genetiche di conformazione, precocità di sviluppo corporeo ecc. richieste dal mercato per produrre carne, sono considerati animali indesiderati ed eliminati. Lo stesso avviene negli allevamenti di bovine da latte per i vitelli maschi. Ogni anno in Italia sono eliminati quaranta milioni di pulcini maschi, in Europa i pulcini sono circa trecentotrenta milioni, i vitelli circa ventiquattro milioni, mentre mancano dati per altre specie (bufalini, agnelli, capretti ecc.).
La soppressione dei giovani animali maschi indesiderati in Italia è normata dal Regolamento (CE) N. 1099/2009 Protezione degli animali durante l’abbattimento che per i pulcini prevede la macerazione e la morte istantanea usando un dispositivo munito di lame a rapida rotazione o protuberanze di spugna e di capacità tale che tutti gli animali, anche se numerosi, siano uccisi istantaneamente, mentre un altro sistema è la gassificazione. In modo analogo avviene negli allevamenti bovini e bufalini da latte dove i vitelli maschi indesiderati sono eliminati con metodi diversi, perché inadatti a produrre carne con le caratteristiche richieste dal mercato. La soppressione dei giovani animali maschi indesiderati comporta problemi di tipo etico-morale, economico, ambientale e sociale tra loro strettamente connessi e in-terdipendenti, sia pure con diversi livelli di valore, e che riguardano a anche le tecniche che sono in atto o gli interventi proposti per superare il fenomeno.
Per evitare l’eliminazione dei pulcini maschi si possono prevedere correzioni dell’ambiente in cui sono mantenute le galline riproduttrici per diminuire la nascita di pulcini maschi, sono state ipotizzare modifiche gene-tiche di conversione dei pulcini maschi in femmine, mentre sono già disponibili tecniche per un precoce sessaggio dell’embrione nell’uovo all’incubazione. Tra queste vi è la determinazione del sesso dell’embrione a 72 ore di sviluppo tramite la spettroscopia che rileva la differenza dei vasi sanguigni che esiste nel maschio rispetto alla femmina o l’uso di biomarcatori che individuano il sesso dell’embrione al nono giorno (216 ore) d’incubazione. Con queste tecniche si potrebbe interrompere l’incubazione delle uova con embrioni maschili destinandole alla produzione di ovoprodotti industriali. Non manca inoltre la proposta di tornare al passato, usando linee genetiche di galline a duplice attitudine (uova e carne).
Per evitare di sopprimere i vitelli maschi sono disponibili tecniche di sessaggio del seme del toro, pur considerando le conseguenze economiche di una massiccia presenza sul mercato di vitelle. Da escludere invece, soprattutto in Europa, l’uso di ormoni o altre molecole per modificare la con-formazione somatica e l’accrescimento ponderale dei vitelli maschi per produrre carne, come si è fatto nel passato con i vitelli agli ormoni.
Risolvere le criticità degli animali indesiderati non riguarda soltanto l’etica e l’economia, ma anche l’ambiente e la sostenibilità degli allevamenti e per questo è necessaria un’azione combinata di azioni sulle seguenti direttrici: 1) utilizzo della genetica negli allevamenti di galline da uova e vacche da latte; 2) sessaggio degli embrioni nelle uova di gallina e dello sperma bovino; 3) interventi educativi dei consumatori per il consumo di carni di animali maschi allevamenti secondo tradizione come polli leggeri, vitelli a carni bianche, agnelli e capretti, annutoli (bufalotti); 4) promozione di modelli di filiera e di distribuzione delle carni degli animali di cui al precedente punto.
Molto più difficile è invece accettare la drastica soluzione dei vegani puri e duri che propongono di eliminare la carne, il latte e le uova dall’alimentazione umana, pensando che proprio queste sono tra i primi alimenti della nostra specie e di quelle che ci hanno preceduto.