“Un teorema chiamato desiderio”, lettura di Eduardo Saenz de Cabezon Irigaray

di Sabrina Sarrocco
  • 13 December 2017
Il 1 dicembre 2017, nella cornice dell’Aula Magna, concessa dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, l’Accademia dei Georgofili ha ospitato il Prof. Eduardo Saenz de Cabezon Irigaray (Università della Rioja, Spagna) con il suo seminario “Un teorema chiamato desiderio”. Dopo i saluti del Direttore del Dipartimento, Prof. Alberto Pardossi, il Prof. Amedeo Alpi, Presidente della Sezione Centro Ovest dell’Accademia, ha presentato il nostro ospite soffermandosi su alcune parti del libro “Intelligenza Matematica” (ora disponibile anche in italiano) di cui il Prof. Saenz è autore, citando la poesia di Trilussa “La strada mia” e ringraziando il Prof. Giovanni Vannacci (docente del Dipartimento di Scienze Agrarie) per aver organizzato l’evento.

Il Prof. Saenz ha dato inizio alla sua presentazione ponendo la domanda a cui metà delle persone presenti in sala ha sempre voluto dare una risposta: Quale è la cosa che le donne desiderano di più? A questa domanda si trova costretto a rispondere, per salvarsi la vita, il cavaliere nel racconto “The Wife of Bath’s” (la sesta novella scritta da Geoffrey Chaucer all’interno dei “Racconti di Canterbury”), ma il pubblico ha dovuto, piacevolmente, attendere la fine del seminario per ascoltare la risposta!
“Ho sempre pensato che la matematica debba essere legata al piacere, quindi possiamo usare il piacere e il desiderio per insegnare la matematica”. Con questa frase Eduardo Saenz de Cabezon ci ha preso per mano e, alternando momenti esilaranti con inquietanti considerazioni, ci ha condotti lungo un cammino di cui matematica e desiderio sono state le tappe principali. Ovviamente, quando si parla di piacere e desiderio non si può non parlare di sesso e…voilà, ecco che un adattamento della congettura di Fermi permette di trovare il partner ideale con una probabilità di successo del 30%, la massima possibile!
Ritroviamo la matematica anche nella cioccolata: lo studio di design giapponese Nendo ha realizzato i cioccolatini più belli del mondo: strutture diverse una dall’altra ma basate su cubi 26x26x26 mm, e tutti realizzati a partire da una formula matematica. Ma anche la produzione della cioccolata può essere modellizzata matematicamente. Ci sono formule per far si che essa non fonda in mano ai golosi, o per consentire una cristallizzazione adeguata al burro di cacao, così da rendere la cioccolata (altro oggetto dei nostri desideri) capace di soddisfarci. Quindi, se pensiamo ai nostri desideri – il sesso, la cioccolata – questi possono essere ridotti ad algoritmi matematici. Ma possiamo desiderare cose ancora diverse, e più attraenti, e questi desideri si possono modellizzare? Il che, alla fine, implicherebbe modellizzare l’essere umano…ma questo è possibile?
Partiamo da quello che caratterizza l’uomo, l’intelligenza. Sebbene sia difficile definire l’intelligenza, esistono alcuni tratti caratteristici, quali ad esempio la capacità di apprendimento. Possiamo modellizzare la capacità di apprendimento e quindi generare macchine in grado di apprendere? La risposta è sì: nel 2016 Google ha presentato AlphaGo, un programma per computer in grado di imparare a giocare a “Go” da solo e capace di battere il campione del mondo Lee Sedol 4:1. Questo è il primo esempio di reale progresso dell’intelligenza artificiale, estremamente affascinante ma al tempo stesso “inquietante”. Infatti la domanda che dovremmo porci non è “se l’intelligenza artificiale potrà battere la nostra intelligenza” ma “quando questo accadrà?”.
Ma nel viaggio attraverso l’intelligenza artificiale, Eduardo ci ha inquietato ancora di più parlando di opere d’arte. La creatività è un’altra caratteristica ben definita dell’intelligenza. Diverse opere d’arte sono state sottoposte sia allo studio di esperti che ad una modellizzazione mediante algoritmi, giungendo, in entrambi i casi, alla conclusione che la creatività nella storia dell’arte è stata maggiormente rilevante in quelle opere che, prendendo spunto dalla tradizione passata hanno creato una frattura e generato una nuova tradizione artistica. Tra queste, il Cristo di Velàzquez ne è un esempio perfetto. Si può quindi modellizzare la creatività. Presso l’Università di Edinburgo ci sono computer dedicati alla creatività computazionale, con due gruppi che si occupano uno della creatività artistica e l’altro della creatività matematica. Questo sì che è inquietante, forse tanto quanto quello che è accaduto nel giugno del 2017 quando Facebook ha dato inizio ad un esperimento che comportava una negoziazione tra due computer che, in grado di comunicare tra loro, hanno presto abbandonato la lingua inglese per generare un linguaggio proprio, più efficace per il raggiungimento dello scopo prefissato, ma incomprensibile per gli stessi programmatori che…hanno interrotto l’esperimento.
Tornando alla vita quotidiana, Eduardo ci ha mostrato come la matematica sia sempre con noi. Tutti conosciamo la legge del minimo sforzo (molto diffusa in Spagna…e, a dire il vero, ben nota anche in Italia) secondo la quale fare nulla è il più delle volte la soluzione migliore. Anche questa legge ha una spiegazione matematica e quello che succede nei parcheggi dei centri commerciali ne è l’applicazione più immediata. E’ meglio girare per tutto il parcheggio fino a trovare un posto libero o rimanere fermi e aspettare che qualcuno esca? La risposta è: rimanere fermi, non fare nulla! Perchè? Perché è stato calcolato che il tempo medio di permanenza in un centro commerciale è di circa 180 minuti. Rimanendo fermo in un posto da cui si possono vedere 20 macchine, in media ogni 9 minuti una macchina dovrebbe uscire: se invece si possono vedere 40 macchine, il tempo medio si abbassa a poco meno di 5 minuti, si risparmia benzina e si possono fare esercizi di matematica nell’attesa.
Siamo andati oltre: si può generare, non solo capire, il nostro desiderio, e generare oggetti del desiderio? Questa è stata la sfida di Netflix quando, attraverso l’elaborazione, mediante un algoritmo, delle preferenze dei propri clienti ha creato e lanciato “The house of cards”, una serie completa destinata ad avere un successo matematicamente (e inquietantemente) sicuro, cosa rivelatasi veritiera.
Facebook: non viene risparmiato neppure il social più famoso ed utilizzato. Tutti noi conosciamo e utilizziamo quotidianamente Facebook, ma non abbiamo idea di come funzioni realmente. Esiste un algoritmo che decide quali post compaiono per primi sulla nostra bacheca e in quale ordine. Così come esiste un algoritmo che decide quale pubblicità appare nella nostra pagina. Questo ci dovrebbe far riflettere su quale è la percentuale delle relazioni sociali direttamente influenzate da Facebook, soprattutto tra i più giovani. La nostra vita sociale (nella rete) è governata da un algoritmo che ha un’enorme influenza, ma esistono algoritmi che controllano e prevedono i risultati delle elezioni, algoritmi che aiutano a rimanere incinta o a decidere del destino di alcuni insegnanti nelle scuole americane…tutto questo è molto inquietante.
Alla fine si ritorna al racconto di Chauser: abbiamo lasciato il cavaliere di Re Artù che doveva rispondere alla domanda “Cosa davvero desiderano le donne?”. Ad un certo punto del racconto il cavaliere incontra una strega che dà una risposta che serve al cavaliere per salvare la sua vita. Nell’Inghilterra del XIV secolo Chauser scrive che quello che realmente e profondamente desiderano le donne è governare sulla propria vita! Ma noi, nel XXI secolo, stiamo permettendo che la nostra vita sia governata da algoritmi che non conosciamo e che non siamo in grado di controllare. Questo implica che, come scienziati, abbiamo il dovere di far conoscere la scienza che è dietro ciò che ci governa e pretendere che tutto questo sia reso pubblico. Ci viene detto, tuttavia, che si possono proporre algoritmi a fin di bene: utilizzare algoritmi per prevedere i suicidi o utilizzare i big data per generare più felicità nelle persone. Algoritmi come quelli utilizzati da Amazon per proporre pubblicità mirate ai nostri gusti o desideri. Dobbiamo solo decidere cosa significa essere felici!
Eduardo ha saputo informare divertendo il pubblico presente in Aula e tutti coloro che lo hanno seguito in diretta streaming mostrando aspetti, anche quelli inquietanti, che legano la matematica ai nostri desideri. Con l’aiuto del Prof. Rafael Porras Montero, lettore di spagnolo del Centro Linguistico Interdisciplinare dell’Università di Pisa che ha offerto una traduzione live del seminario ed a cui va la nostra gratitudine, abbiamo guardato la matematica con occhi diversi ma soprattutto abbiamo osservato la realtà che ci circonda – e spesso ci governa – con spirito critico, soffermandoci su aspetti della nostra quotidianità che a volte nascondono molto più di quello che semplicemente appare ai nostri occhi.

Il video del seminario del Prof. Eduardo Saenz de Cabezon, mandato in diretta streaming (con picchi di 150 connessioni, tra cui il Giappone, ed un collegamento allestito presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Genova, grazie alla Prof.ssa Anna Bigatti) è disponibile nel sito MediaEventi dell’Università di Pisa, all’indirizzo
 https://www.youtube.com/watch?v=F5j5RRFfgH4&t=22s

FOTO: Saenz de Cabezon, a sinistra, con il Prof. Montero, traduttore simultaneo dallo spagnolo