L’uomo e gli animali da affezione

di Dario Cianci e Santa Fizzarotti Selvaggi
  • 14 September 2016
L’uomo da sempre ha rapporti più o meno problematici con le specie del mondo animale del quale egli stesso fa parte anche se è separato dall'evoluzione cerebrale ed intellettiva che gli hanno consentito, con il progresso culturale e sociale, di elaborare tecniche per utilizzarle a proprio vantaggio. Dice L. Feuerbach: “La natura ha fatto dell'uomo il signore degli animali e gli ha dato le mani per domarli ed occhi ed orecchi per ammirarli” ma da noi dipende il giusto equilibrio fra diritti e doveri, tra le esigenze economiche e quelle della natura per assicurare il futuro delle altre specie. Oltre agli animali da reddito che dalla domesticazione gli servono per ricavarne le produzioni, il lavoro o la difese dal clima (carne, latte, lana, pelle, ecc.), l’uomo si avvale di animali da affezione per ricavarne compagnia (gioco, passeggiate), ma anche per obbiettivi terapeutici (la pet-terapy) ed altre utilità (aiuto nella caccia, attività circense, sport). La gran parte appartengono a un ristretto numero di specie, preferite per il loro aspetto o per il comportamento: cani (i primi ad essere addomesticati nell’età della pietra in Asia circa 11.000 anni fa) e gatti sono i più diffusi e in genere i mammiferi come cavalli, asini, elefanti, scimmie, foche, conigli, roditori. Ma anche uccelli (canarini, colombe, pappagalli) e pesci da acquario (di acqua dolce o salata), rettili, anfibi e, più raramente, anche artropodi. 
Di rapporti tra l’uomo e gli animali ne parlano dall’antichità letterati e filosofi: Omero (il cane Argo riconosce il padrone Ulisse dopo vent’anni e il mostro Polifemo affezionato al suo montone), Virgilio (i lamenti dell’usignolo angosciato per la scomparsa dei suoi piccoli), Catullo (sulla morte del passerotto di Lesbia, la sua donna), Gellio (Androclo e il leone diventato suo amico e non lo sbrana), Lucrezio (gli atti di crudeltà per compiere sacrifici agli dei, prima rivolti anche agli uomini e poi riservati agli animali), ma anche Pitagora, Empedocle, Teofrasto, Plutarco, Plinio il Vecchio ed Erodoto. Più recente è la storia di San Francesco e il lupo di Gubbio. Parini nel Settecento ricorda la vergine cuccia toccata con il piede da un servo che la nobildonna padrona subito licenzia e Leopardi racconta del passero solitario, mentre Jack London narra del cane lupo Zanna Bianca diviso tra il richiamo della foresta e il desiderio di vivere con gli uomini. 
La diffusione degli animali da affezione tra le classi sociali oggi è un fenomeno di rilievo sul piano psicologico ma anche su quello commerciale. Nei primi momenti di semplice vita materiale il rapporto uomo-animale non ha costituito un problema intellettuale, ma il progresso dell’organizzazione economica, soprattutto nell’area mediterranea (la cultura greco-latina e le tradizioni ebraico-cristiane), dalle forme di religiosità basate sull’adorazione di una divinità animale ha fatto evolvere la concezione antropomorfica della divinità. La religione cristiana permetteva all'uomo di sfruttare gli animali e nella Bibbia Dio, dopo aver plasmato le bestie selvatiche, ordina all'uomo di imporre loro un nome e di «regnare sopra i pesci … gli uccelli … il bestiame e gli animali dei campi». All’opposto il buddismo, che vieta di uccidere gli animali. 
Ma vale la pena di riflettere sullo strano rapporto, spesso contraddittorio, che attualmente l’uomo ha con gli animali. Oggi c’è anche la possibilità di sviluppare il rapporto uomo animale in senso più positivo che nel passato; mai come oggi è stata diffusa la presenza di animali d’affezione nella nostra vita quotidiana, ma non manca chi specula sugli animali e li considera alla stregua di qualsiasi altra merce ed è contemporaneamente diffuso l’abbandono, non appena un programma di vacanze non ne contempli la presenza. Il rischio perciò è di riconoscere solo superficialmente tale diversità: amo il mio cane e gli attribuisco i miei pensieri, i miei desideri, cioè lo umanizzo. Ma l’empatia non può violare la natura delle diversità a meno di diventare possesso dell’altro. Darwin, a proposito del senso morale osserva: “La simpatia, oltre i confini umani, che vuol dire l’umanità verso le bestie, sembra essere fra gli acquisti morali più tardivi. Le orribili lotte di gladiatori ci dimostrano quanto poco gli antichi romani conoscessero questa facoltà morale”. È passato più di un secolo (l’opera fu pubblicata in Inghilterra nel 1871), eppure sembra che ancora moltissimi pensino che l’uomo abbia diritto alla collocazione in quel regno distinto di cui Darwin ci indicava l’assurdità. 
Alcuni filosofi neodarwinisti sostengono oggi che non esiste una netta differenza tra uomo e animali e alcuni diritti riservati all’uomo dovrebbero essere estesi agli animali superiori (inclusivismo morale) con il rispetto di ogni altro essere vivente, vegetale o animale. Da questa nuova sensibilità dipendono le disposizioni emanate a tutela del loro benessere e che affermano i nostri doveri per gli animali domestici, specie se da “da affezione": divieto di maltrattamenti, abbandono, macellazione e commercializzazione, mentre per la utilizzazione in spettacoli è obbligatoria la riconoscibilità del proprietario. I progressi della scienza e dell’economia consentono oggi una maggiore coscienza nello sfruttamento dell’animale e dei loro habitat ed aiutano nel rispetto degli altri esseri. Gli animali domestici offrono compagnia, favoriscono la socializzazione e l’esercizio fisico, trasmettono la voglia di vivere e l’ottimismo ed allontanano lo stress, i problemi e la depressione. Un animale in casa porta benefici anche ai bambini, ai quali insegna valori morali come l’amicizia e la lealtà, stimola la responsabilità, ma anche la fantasia e la curiosità. Ma bisogna ricordare che un animale in casa richiede cure ed attenzioni. Il primo animale da compagnia, oltre che di aiuto nella caccia o nello sport, è da sempre il cane. Santa dice che “quando si racconta del proprio cagnolino sempre un moto di emozione e forse anche commozione coglie l’anima insieme a mille pensieri e riflessioni. Ricordi gioie e dolori”. 


People and pets
People have always had relatively problematic relationships with the species of the animal world to which they also belong. The difference being that human brain and intellectual evolution have allowed, through cultural and social progress, techniques to be devised that use animals to their advantage. Besides the productive animals, whose domestication led to their use for production, work, and protection against weather (meat, milk, wool, leather, etc.), people have also had pets for company (to play with and for walks), as well as for therapeutic goals (pet-therapy) and other uses (in hunting, circuses, and sports). The majority belong to a limited group of species, preferred for their appearance or behavior. Dogs were the first animals to be domesticated during the Stone Age in Asia about 11,000 years ago. The most widespread are cats and such mammals in general as horses, donkeys, elephants, monkeys, seals, rabbits, and rodents in addition to birds (canaries, doves, parrots) and aquarium fish (fresh and salty water), reptiles, amphibians and, more rarely, arthropods.