PIT toscano: ragione e buon senso

di Franco Scaramuzzi
  • 15 October 2014
Gli indirizzi politico-economici della UE e del Governo Renzi puntano concordemente sulla crescita, attraverso lo sviluppo delle imprese produttive capaci di innovarsi e rendersi più competitive sui mercati. Anche il Governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha espresso giustamente l’intento di concentrare le risorse disponibili per l’agricoltura sulle imprese dinamiche capaci di innovare processi e prodotti. Tutti sembrerebbero essere quindi concordi su questi indirizzi, ma il ponderoso testo del PIT, usando una pretestuosa interpretazione del “Codice Urbani” e ritenendo doverosa una insostenibile tutela del paesaggio agricolo, ha mostrato di perseguire intenti che produrrebbero effetti opposti. 
Le numerose e giuste reazioni avviate dagli imprenditori del settore vitivinicolo in realtà rispecchiano una protesta di tutto il mondo agricolo contro l’imposizione di ulteriori vincoli, controlli e autorizzazioni che, oltre a comportare un deleterio incremento di burocrazia, sprechi di tempo e costi, rendono più fertili i substrati sui quali prosperano clientelismi e corruzione. 
Nel settore agricolo, al PIT basterebbero poche pagine per esprimere le linee guida di interventi regionali tesi ad assicurare il rispetto di pochi punti essenziali e condivisi, quali:
- un’attenta conservazione di quanto ormai rimane della SAU (superficie agricola utilizzabile);
- suggerire e assecondare sviluppi strutturali dei territori, ma nel totale rispetto delle libere scelte delle imprese, salvo casi eccezionali, evidenziati e vagliati singolarmente. 
Anche chi visita per la prima volta la Toscana ne ammira oggi  i paesaggi agrari. Tutti ci auguriamo quindi che questa attuale realtà rimanga quanto più possibile costante nel tempo (segno che l’agricoltura in atto è economicamente valida). Il giorno in cui diventasse passiva, nessuno dovrebbe pretendere di imporne una conservazione forzata o senza i cambiamenti che gli imprenditori agricoli riterranno necessario apportare. 
Il dialogo e la serena riflessione (della quale potrebbe essere più opportuno prolungare i tempi) saggiamente patrocinate dal Presidente della Regione, sono essenziali. Confidiamo che le conclusioni non deludano le aspettative con equivoci compromessi interpretabili in vario modo.



Da: QN, Quotidiano Nazionale, 13/10/2014