Agricoltura nazionale, europea e mondiale oltre il 2013

di Franco Scaramuzzi
  • 07 September 2011
L’antica Accademia dei Georgofili, che è sempre attivo punto di riferimento per approfondire e discutere nuovi problemi, acquisizioni scientifiche ed idee, ha già da tempo avvertito e cercato di comunicare alcune emergenze di una realtà globale che va imponendosi come irreversibile. Anche se tuttora fortemente condizionata da indirizzi dei vari partner in un mondo che va modificandosi con inedita rapidità, attraverso diverse strategie e sistemi socio-economici e politici non convergenti, non unidirezionali e per di più instabili e cangianti.
Nel tentativo di dare ordine alle priorità dei problemi comuni, si vanno moltiplicando i Summit mondiali a vari livelli. Si cerca una univocità di intenti, di interventi e di regole da rispettare concordemente. Ma i più grandi e prevalenti problemi, come la sicurezza alimentare, quella energetica e quella ambientale, sono strettamente legati e intrecciati fra loro, condizionati dagli specifici interessi dei singoli.
Ciò che si può cogliere in questo quadro attuale e che merita di essere sottolineato, è il fatto che, alla base di ciascuno dei grandi problemi globali, ormai tutti riconoscono che vi è l’agricoltura, destinata ad avere quindi un ruolo importante e talvolta determinante per il futuro dell’umanità.
Si evidenzia sempre più la necessità di non rimanere fermi ad attendere le decisioni dei vertici mondiali, ma ciascun Paese può e deve avviare una riconsiderazione del proprio settore primario e ne attivi la vitalità di una agricoltura attualmente trascurata e per molti motivi in difficoltà. Anche l’Unione Europea deve guardare con maggiore lungimiranza alle esigenze future, cominciando da quelle relative alla sicurezza alimentare e tenendo conto che l’indispensabile aumento delle produzioni non potrà più essere ricercato nell’allargamento globale delle superfici coltivate, anche per evidenti motivi di tutela ambientale. La FAO ha chiaramente evidenziato la necessità di incrementare le produzioni unitarie per raggiungere circa il raddoppio degli alimenti disponibili nel nostro pianeta, quando intorno al 2050 si prevede che la popolazione raggiunga i 9 miliardi.
In Paesi come il nostro, ove la SAU ha subìto forti riduzioni e dove questa tendenza va aumentando per la progressiva urbanizzazione delle campagne, appare evidente la necessità innanzitutto di tutelare le superfici agricole, soprattutto di quelle più fertili. Qualcuno dalle idee confuse, insiste nel voler imporre una impossibile conservazione del paesaggio agricolo, trascurando il fatto che quel paesaggio, qualunque esso sia o possa essere, esisterà solo finché vi sarà una agricoltura attiva ed efficiente, capace di offrire ai suoi addetti un reddito in qualche modo paragonabile a quello che percepisce chi preferisce trasferire le proprie attività ad altri settori, anche in una stessa area rurale. L’esodo dei lavoratori agricoli progredisce proprio a causa di questa sperequazione. L’agricoltura può oggi fortunatamente disporre di manodopera fornita da immigrati, ma questa provvidenziale soluzione è sicuramente temporanea. Quando infatti anche gli immigrati avranno ottenuto cittadinanza e uguali diritti, saranno sollecitati dalle stesse motivazioni che hanno convinto i loro predecessori a cambiare settore lavorativo.
I Georgofili continuano a sviluppare pubblici dibattiti e ci auguriamo che questa attività possa ulteriormente svilupparsi senza condizionamenti di alcun genere, neppure dalle limitazioni del “politicamente corretto”.

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(la foto è tratta dal sito web: www.theowlcritic.blogspot.com)