Il Castagno

Il testo è un resoconto della riunione organizzata dall’ Accademia dei Georgofili sezione Sud –Est il 12 ottobre 2017

  • 15 November 2017
La giornata di studio dedicata al castagno, definito nell’antichità “l’albero del pane per il buon valore nutritivo dei frutti, è stata organizzata in collaborazione con l’Accademico Prof Pasquale Montemurro, Presidente dell’Associazione “Ciboaccolturarsi“, nella sala delle conferenze di Villa Morisco.
La castagna, nel passato, è stata una importante risorsa alimentare per le popolazioni rurali dei territori montani e dell’alta collina dove la farina di castagna ha rappresentato l’alternativa alla farina dei cereali. Oltre all’impiego alimentare, il castagno è stato coltivato per la produzione di legname pregiato con durevolezza e resistenza all’umidità, per cui si presta per l’impiego come legno strutturale nella realizzazione di travi, infissi, doghe, mobili. La corteccia e il legno del castagno sono particolarmente ricchi di tannini di largo impiego nel passato nelle concerie.
In Basilicata, il castagno è largamente diffuso nel territorio delle colline del Vulture, dove si produce il “Marroncino di Melfi “una castagna molto adatta per essere consumata fresca, quindi molto richiesta per la produzione di marrons glacès. E’ una castagna di grossa pezzatura, di forma tondeggiante, di colore marrone lucido con striature evidenti. A Melfi nei giorni di sabato e domenica della penultima settimana di ottobre, si svolge la “Sagra della Varola”, organizzata dalla Pro Loco nella centralissima piazza e lungo tutte le strade del centro storico. Vengono esposti i diversi prodotti delle castagne, il castagnaccio, i dolci, il gelato di marroni, la birra di castagne e le tavolate con pasta ottenuta dalla farina di castagne, e la carne condita con crema di marroni e perfino la pizza al marroncino il tutto accompagnato dal vigoroso vino rosso DOC della zona, “l’Aglianico del Vulture”.
Ha introdotto il tema il Presidente della sezione Sud. Est, Vittorio Marzi, che ha illustrato l’intensa attività di studi e ricerche sul castagno in Italia, in particolare presso il Centro di Studio e Documentazione di Marradi (Fi), diretto dall’Accademico Prof Elvio Bellini, uno dei maggiori esperti del settore, che ha organizzato a Melfi alcuni anni orsono un interessante convegno. Sono seguite le relazioni della Dott.ssa Laura Dell’Erba, sugli aspetti nutrizionali e salutistici della castagna, e del Prof Pasquale Montemurro, sugli aspetti della coltivazione e degli usi nella storia e nella leggenda.
E noto che la castagna si caratterizza per un elevato contenuto di carboidrati circa il 40%, prevalentemente amido, il doppio della patata, per cui è una buona fonte di energia di circa 170 Kcal in 100g di castagne fresche e ben 340kcal in 100g di farina di castagne, utilizzata sia nella produzione di pasta, sia nel tipico castagnaccio. Le castagne hanno un modesto contenuto di proteine e di grassi ma buono di vitamine del gruppo B, come acido folico, B2 B6 tiacina.  Tra i
 sali minerali, molto potassio. Nel passato, nella medicina popolare, le castagne hanno avuto frequente impiego in diversi rimedi terapeutici, non convalidate dalla medicina moderna, ma che ne apprezza il valore energetico e tonicizzante, un alimento consigliato per gli sportivi. Per il contenuto in tannini, la corteccia del castagno ha proprietà astringenti, impiegabile in fitocosmesi per il trattamento della pelle
Il Prof Montemurro, nel suo excursus storico del castagno, simbolo della civiltà contadina della montagna, ha ricordato che il ciclo biologico del castagno è sempre stato legato a diverse tradizioni in molti borghi, nella metà di novembre si svolgono le sagre delle castagne da cui prendono il nome le varietà, diverse delle quali hanno ricevuto l’IGP o la DOP. Meritatamente, il castagno ha acquisito un valore simbolico della provvidenza, in quanto il frutto serve da nutrimento in tutto l’anno, come anche nel linguaggio araldico è simbolo di “resistenza, virtù nascoste, fede inalterabile.
Nelle conclusioni il Prof Marzi ha ricordato che il Prof Bellini in una sua relazione affermava che il castagno può rappresentare una fonte di reddito per gli agricoltori per le zone collinari e montane, ma l’Italia da alcuni anni è in forte deficit produttivo. Purtroppo, da tempo, si assiste ad un crescente abbandono dei comuni montani e collinari per l’esodo dei giovani verso i grandi centri urbani e, di conseguenza, è in atto   un preoccupante invecchiamento della popolazione residente, come è testimoniato dagli elevati indici di vecchiaia e dal maggior indice di mortalità rispetto a quello di natalità  Encomiabile è stato l’intervento del Ministro dei beni ,,attività culturali,turismo  On Dario Franceschini che ha nominato il 2017, “ L’Anno dei Borghi” un intero anno dedicato al cuore del Paese, all’Italia delle piazze e delle tradizioni “Un auspicio a ripensare l’agricoltura della montagna ed al ruolo del castagno ,tra le promettenti produzioni di antica tradizione della civiltà contadina.
La manifestazione si è conclusa con un convivio  preparato dall’Accademico Renato Morisco, con un  specifico menù, in cui le diverse portate hanno confermato i pregi gastronomici di questo prestigioso frutto.