L’agricoltura produce ancora un bel paesaggio

di Elisabetta Norci
  • 02 November 2017
Gli Amministratori devono essere sensibilizzati verso l’importanza dell’agricoltura e della pianificazione del territorio rurale nei Piani Strutturali e nei Piani operativi comunali, per tutelare il paesaggio nei termini ed ai fini individuati nella Convezione europea del paesaggio (posti di lavoro etc.). Gli Amministratori e non solo devono essere aiutati a comprendere le bellezze della contemporaneità, senza “pretendere” che nottetempo gli agricoltori producano- dipingano in pratica- il paesaggio della mezzadria o del “Buon Governo” di Lorenzetti. Quello è storia, oggi siamo negli anni 2000.
Gli agricoltori hanno bisogno di acquisire consapevolezza dell’importanza della pratica dell’agricoltura nei confronti del paesaggio e della biodiversità, che costituiscono un patrimonio collettivo, di cui sono, da sempre, custodi e del valore del paesaggio per l’attività economica che svolgono, in termini di qualità della produzione, di occupazione, di turismo etc.
E’ necessario comunicare e condividere con tutti che l’agricoltura non può e non deve essere lasciata sola perché gestisce beni comuni: paesaggi ed ecosistemi, quindi influenza anche la qualità della vita di ciascuno di noi (prodotti alimentari ed ambiente sano).
Nodale, per queste iniziative, è la forma di comunicazione: oggi, se vogliamo davvero comunicare è necessario coinvolgere, far partecipare ogni momento gli interlocutori. Le relazioni devono presentare degli esempi da cui far partire la discussione, lo scambio di opinioni. E’ necessario partire dalla pratica per poi condurre la discussione anche al confronto con la teoria, con le normative che regolano i vari settori ed a cui necessario rispondere.
Il paesaggio, così come definito dalla Convenzione europea del paesaggio e dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio, è il frutto di una interazione tra uomo e natura, in cui l’uomo apprezza la componente naturale, rassicurato dal leggere in essa i segni della propria azione. (Pierre Grimal).
Il paesaggio è un bene collettivo la cui tutela è affidata alla Comunità di cui fa parte, in particolare il paesaggio rurale contemporaneo è risultato (lo specchio) della nostra società, della società che lo abita, costituita dagli abitanti delle campagne e dagli agricoltori, ed appare ricco di contraddizioni e di interventi impropri (spesso non agricoli). Eppure la bellezza permane.
Nel parlare di tutela del paesaggio non bisogna dimenticare che le campagne sono abitate anche da molti non agricoltori, che agiscono sul paesaggio, in appezzamenti di dimensioni più piccole (abitazioni con giardino, agricoltura del tempo libero) ma in numero alto, che quindi influiscono sul territorio sia intermini di paesaggio che di biodiversità.  Si tratta, spesso di interventi meno controllati e meno monitorati.
Se esaminiamo il paesaggio agrario coltivato e lo confrontiamo con quello del passato, attraverso foto aeree, catasti e cabrei, certo, appare trasformato, ma non meno attraente, non meno affascinante. E’ la cura, l’azione umana, che crea l’ordine dei campi, la trama, la diversità o l’omogeneità paesaggistica a conferire bellezza ed a farci apprezzare, ancora oggi, come in passato, la meraviglia della natura. Perché è questa natura addomesticata che noi apprezziamo, da cui traiamo pace e godimento.
E’ l’abbandono, il conseguente disordine, che non piace, è la mancanza dell’opera umana che ci fa percepire un paesaggio come “degradato”.
I vigneti di grandi dimensioni che oggi abbracciano le nostre colline e che sono a volte considerati un elemento negativo del nostro paesaggio, erano descritti cento anni fa come “meravigliosa bonifica effettuata con il vigneto”.
Chi e con quali parametri valuta la bellezza di un paesaggio? Secondo la Convenzione Europea del Paesaggio (2000), la percezione è affidata alla popolazione, mentre il Codice dei Beni Culturali e del paesaggio (2004), non recependo questa parte, la affida allo Stato per quanto riguarda i Beni paesaggistici, ed alle Regioni più in generale.
In ogni caso la bellezza dei paesaggi contemporanei, è dimostrata dalla massiva frequentazione dei turisti che riempiono la nostra Regione, le nostre campagne, dalle immagini ipersfruttate per le pubblicità.
Anche la tutela della biodiversità riveste un ruolo importante, non solo in termini di sviluppo sostenibile ma anche in termini di diversificazione dei paesaggi.  Ed è ormai superato il concetto che natura e agricoltura siano in contrapposizione: le stesse misure di conservazione delle aree della Rete Natura 2000 annoverano l’abbandono di certe pratiche agricole tra gli elementi di criticità.
Perseguire obiettivi di qualità contemporaneamente estetica ed ecologica genera anche forme di turismo ancora poco apprezzate nel nostro paese ma ormai affermate in altri paesi ad esempio, del Nord Europa.
Il “Glamping” (camping glamour), ad esempio, che da noi è stato interpretato e coniugato semplicemente come il mettere a disposizione, spesso in campeggi esistenti, tende o bungalow più eleganti e dotati di più confort, in realtà è nato e si è sviluppato come forma di turismo ecosostenibile, affascinante perché mette a contatto diretto con la natura, anche affrontando alcuni disagi. E’ glam nel senso che è irresistibile, essenziale, è cool (fantastico).
I paesaggi della Toscana ricchi di cultura e di natura sono glam, cool, fashion, quindi luoghi di elezione per ospitare funzioni glam, cool, fashion