Carne sintetica: illusione o imbroglio?

di Giovanni Ballarini
  • 13 September 2017
L’agosto 2017 è stato apportatore di rinnovate e ripetute notizie sulla produzione della cosiddetta “carne sintetica” o “carne pulita”. Le virgolette sono d’obbligo perché non si tratta di carne ma solo di cellule muscolari coltivate in ambiente artificiale e mancano le cellule connettivali che danno consistenza e gli adipociti che con i loro grassi portano aroma e sapore alla “vera” carne. Inoltre non si comprende perché questo prodotto sia “pulito”, dato che si ottiene da coltivazioni ora di laboratorio e in futuro, forse di industrie, usando nutrienti cellulari complessi, con additivi e soprattutto con la necessaria presenza di siero fetale bovino ottenuto da bovine gravide macellate (senza macellazioni niente siero e senza siero niente cellule, almeno per ora).
Senza rinvangare gli insuccessi commerciali ed economici dei passati tentativi di produrre proteine da coltivazioni unicellulari (Single Cell Protein – SCP degli anni sessanta del secolo scorso) i progetti che sono ora proposti ed enfatizzati meritano considerazioni che sollevano serie perplessità sulla effettiva realizzabilità di una produzione su vasta scala e forti dubbi che non si tratti di un imbroglio economico-finanziario.
Con la coltivazione di cellule muscolari si può ottenere un prodotto alimentare che non riproduce una bistecca e che può al più essere usato come un tritato trasformato in hamburger, polpette e ragù, aggiungendo grassi, aromi e quant’altro per dare sapore. Un prodotto che non si mette in concorrenza con la vera carne della classica fiorentina italiana, la T-bone americana, il roast-beef inglese o i tournedos francesi. Per la sua utilizzazione la “carne sintetica”, per avere un successo commerciale, dovrà avere un prezzo molto contenuto e paragonabile a quello che serve a preparare i tradizionali hamburger, wurstel, polpette e similari preparazioni carnee. Inoltre e per l’uso del siero di sangue fetale questa “carne” non sarebbe accettata dai vegetariani e dai vegani, che giungono a rifiutare il vino chiarificato con prodotti ottenuti da animali.
Una produzione economicamente sostenibile di una “carne sintetica” venduta a un prezzo analogo a quello delle carni usate per gli hamburger, sarebbe possibile soltanto con una produzione compiuta in grandi impianti industriali. Per questo sono proprio le grandi industrie che oggi sembrano interessate al progetto, come la Cargill Inc, una delle più grandi aziende agricole mondiali. In questo modo, tuttavia, all’impero dell’agro-business contestato dai movimenti ambientalisti e naturalistici si sostituirebbe il meat-business della “carne sintetica” e certamente non mancheranno conte-stazioni e opposizioni.
Tutta da vedere è l’autorizzazione per la produzione e commercializzazione della “carne sintetica”. Negli USA si sta discutendo se questa rego-lamentazione dovrà essere stabilita dallo U.S. Department of Agriculture (USDA) agenzia governativa che si occupa di carne e prodotti di origine animale in generale, oppure dalla Food and Drug Administration (FDA) agenzia che si occupa della sicurezza degli additivi alimentari e, in sostanza, decidere cosa sia la “carne sintetica”: alimento naturale o artificiale. In Europa la “carne sintetica” è un novel food e la sua produzione e uso è certa-mente di competenza dell’EFSA. É poi da vedere se vi saranno giudizi diversi di qua e di là dell’Atlantico, come avvenne al tempo delle SCP, ma questa è un’altra storia.
Un aspetto di preoccupazione è l’interesse che per i progetti (sono più di uno) di produrre “carne sintetica” stanno dimostrando non solo industrie agroalimentari e alimentari, ma anche di altro tipo e stanno sorgendo start up che chiedono fondi per sviluppare i loro progetti, raccogliendo milioni di dollari con la prospettiva di futuri, favolosi guadagni. L’americana Memphis Meat fondata nel 2015 ha raccolto tre milioni di dollari d’investimenti per sviluppare i suoi prodotti, la Hampton Creek dal 2011 ne ha raccolti centoventi milioni ed è una delle aziende della Silicon Valley il cui valore stimato è superiore a un miliardo di dollari. Non dimenticando quanto successo in Italia per le imprese che erano state create con la prospettiva mai realizzata di produrre SCP, produzione industriale d’immaginarie “carni sintetiche” o “carni pulite” non sarà uno specchio per le allodole o, meglio per investitori sprovveduti, creduloni o inesperti?