Un grido di allarme: cosa si insegna nelle nostre scuole?

di Claudio Peri
  • 08 February 2017
Approfitto del mio titolo di Accademico dell'antica e prestigiosa Accademia dei Georgofili, per lanciare un grido di allarme sul livello di efficacia dell'insegnamento nelle scuole medie italiane. Negli ultimi mesi ho avuto l'opportunità di seguire con una certa continuità lo studio di un mio nipotino iscritto alla classe prima media. Sono rimasto impressionato dalla impostazione nozionistica, farraginosa, ridondante dei testi adottati e dei programmi svolti. Nel libro di Scienze (oppure, tanto per dirne un altro, in quello di Geografia) sono presentate classificazioni, denominazioni e concetti che ritengo non siano conosciuti o non siano ritenuti essenziali neanche da laureati che operano in settori professionali in cui si ha a che fare quotidianamente con quei concetti. Nel libro di matematica mi sembra che oltre ad insegnare l'aritmetica e la geometria essenziale, ci si eserciti a rendere incomprensibili le domande sui problemi da risolvere anche per uno come me che frequenta da una vita problemi e conoscenze di quel tipo. Una volta il compito di italiano (o forse di “Epica”: ma che razza di materia è questa per un bambino di 12 anni?) consisteva nel fare un riassunto di un brano dell'Iliade in cui c'erano il 20-30% di vocaboli desueti, antichi: per uno di questi sono dovuto andare a cercare io stesso il significato nel vocabolario. Non vi dico la storia, che sarebbe così facile, così bella e così formativa. Nello studiare con il mio nipotino mi sono impantanato nella storia delle invasioni barbariche e del basso medioevo al punto di doverci lavorare qualche ora per mettere a fuoco un minimo di struttura memorizzabile di quelle nozioni. 
Ho fatto un esperimento che, dovete ammetterete, è legittimo, dato che la scuola media ha il compito di fornire le conoscenze di base obbligatorie per tutti: ho portato i testi di un esercizio qualsiasi di aritmetica e uno di geometria all'insegnante di lettere e poi a quello di geografia per capire se avrebbero saputo risolverli. Hanno dovuto meditare almeno dieci minuti prima di rispondere che avevano capito l'argomento e più di mezz'ora per giungere ad una soluzione accettabile (cioè sufficiente, non perfetta). Eppure erano programmi del primo quadrimestre della prima media! Ho fatto leggere il brano dell'Iliade al professore di Scienze che si è quasi sgomentato e poi l'ha buttata nel ridere, come era giusto che fosse.
La scuola media riguarda il periodo della vita che corrisponde all'adolescenza, un periodo di sconvolgimenti straordinari delle facoltà fisiche, intellettuali e morali dei bambini. Perché la scuola fa di tutto per metterli in crisi, per mortificare la loro autostima, per rendere loro antipatica la conoscenza e la cultura? E i bambini che hanno qualche specifica difficoltà personale o ambientale?
Il mio è un grido di allarme e non riguarda il mio nipotino, che ha un solido supporto a casa. Pochi hanno la fortuna di mamme e nonni disponibili per recuperare non dico le nozioni, ma un decente approccio alla conoscenza e allo studio.
Sarei contento se i lettori di questo messaggio che si riconoscono nei miei lamenti si facessero vivi. Ci si può consolare un poco condividendo le perplessità e le delusioni. Ho insegnato per 40 anni e ho sempre considerato inadatti ad insegnare i docenti che facevano sfoggio delle loro conoscenze invece di fare in modo che le loro spiegazioni trovassero varchi e punti di riferimento nella mente dei loro uditori. 
Grazie per accogliere questo appello
Claudio Peri
Professore Emerito dell'Università di Milano
Accademico Emerito dell'Accademia dei Georgofili