Cipriani - Caro Francesco, come sai, fin dal secolo scorso la durata della vita è in continuo aumento ovunque, sostenuta da miglioramenti degli ambienti di vita e da innovazioni sanitarie, tanto che in Italia oggi una donna si aspetta di vivere mediamente almeno 85 anni ed un uomo 82. Il limite biologico della specie umana sembra di circa 120 anni. Tutte buone notizie. Ma gli anni della vecchiaia sono anche quelli con più malattie e disabilità e al tempo stesso nei Paesi più sviluppati nascono sempre meno bambini, con il risultato di una “tempesta perfetta” per la sostenibilità di una società che invecchia rapidamente. L’ideale sarebbe poter vivere tutta la vita che ci è dato vivere in pieno benessere. È possibile? In gran parte sì. Dopo quasi un secolo di ricerche in laboratorio su cellule e animali e di quelle epidemiologiche sull’uomo sappiamo che la maggioranza degli anni di vita che possiamo guadagnare in buona salute dipendono dalle nostre scelte: dieta, attività fisica, fumo, alcol, sonno, sesso, lavoro, attività ricreative. In particolare, secondo recenti dati dell’iniziativa scientifica Global Burden of Disease (GBD) (https://www.healthdata.org/research-analysis/gbd), una corretta alimentazione è il fattore più importante per vivere a lungo e in salute. Ma cosa significa “alimentazione corretta”? Si sente parlare soprattutto di dieta Mediterranea di cui tu sei un esperto e vorrei che ci aiutassi a far chiarezza intorno a questo modello alimentare
Sofi - La DM è nata dopo la Seconda guerra mondiale, con i primi dati degli studi del prof. Ancel Keys, ma non esiste una sua vera e propria definizione, essendo semplicemente il profilo alimentare caratteristico dei paesi circondati dal Mar Mediterraneo. Pur con le differenze tra paesi, il profilo alimentare mediterraneo è caratterizzato da un consumo di alimenti su base vegetale (cereali, verdura, frutta e legumi), con moderata introduzione di alimenti su base animale e con l’olio di oliva come principale fonte di grassi. È importante sottolineare che la DM non è una dieta come si intende oggi con questo termine, cioè un modo che ci faccia perdere peso a tavola, ma è un vero e proprio stile di vita, che comprende anche altri aspetti non strettamente nutrizionali come la convivialità, i ritmi quotidiani di vita, la freschezza e stagionalità dei prodotti, etc.
Dal punto di vista scientifico è il profilo alimentare migliore per la prevenzione e la terapia di quasi tutte le malattie. I dati in letteratura ci dicono in maniera incontrovertibile che aderire al profilo alimentare mediterraneo, misurato con specifici indici di consumo giornaliero/settimanale di alimenti e gruppi alimentari, riduce di circa il 10% la mortalità generale e l’insorgenza e la mortalità delle più importanti malattie cronico-degenerative quali tumori, diabete, malattie cardiovascolari, malattie del sistema nervoso, etc. La DM è sicura e tollerabile in tutte le fasce di età e in tutte le condizioni fisiologiche (gravidanza, attività sportiva ed agonistica, ecc..).
Cipriani - Bene. Allora basterebbe mangiare secondo i criteri della DM, gli stessi raffigurati nella Piramide Alimentare Toscana disponibile da quasi 20 anni nella Regione Toscana (https://www.regione.toscana.it/piramide-alimentare-toscana) e solo da pochi mesi a livello nazionale nella Piramide Alimentare della Società Italiana di Nutrizione Umana (https://sinu.it/2035/07/30/dieta-mediterranea-perche-una-nuova-piramide/).
Sofi - La piramide della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) evidenzia maggiormente rispetto ad altre iconografie della DM la centralità dell’olio extravergine di oliva, la differenza tra formaggi freschi (da consumare con più frequenza) e formaggi stagionati (da consumare con meno frequenza) e il riposizionamento in alto di alimenti come le patate.
Cipriani - Patate che, mi piace ricordare, nella versione toscana di 20 anni fa già il nostro gruppo di lavoro aveva collocato nella stessa posizione, tra i cibi da consumare con meno frequenza.
In tanti ci chiediamo poi quale possano essere i modelli alimentari più semplici da seguire per la popolazione, perché sappiamo bene che le persone hanno difficoltà a cambiate abitudini, anche se sanno bene che sarebbero utili alla salute. Secondo te, è così anche per la DM?
Sofi - Negli ultimi decenni, nonostante tutti i dati a favore della DM, stiamo riscontrando nei paesi del bacino mediterraneo una graduale e costante riduzione dell’aderenza a tale stile di vita alimentare. Questo per tanti motivi: per il costo degli alimenti tipici mediterranei oggi non del tutto sostenibili per la popolazione, soprattutto nelle fasce economiche deboli; per la complessità nella preparazione (vedi legumi), che seppur ottimi dal punto di vista nutrizionale, necessitano di tempo e di impegno giornaliero; per la scarsa informazione dei più giovani, attratti di più da alimenti del mercato globale.
Cipriani - Peccato. Eppure, la DM è anche lo stile nutrizionale forse più vicino anche a quello che tiene conto anche dell’impatto ambientale e della sostenibilità, cioè la “dieta planetaria” proposta dall’iniziativa EAT-Lancet di W. Willett (https://www.thelancet.com/commissions-do/EAT-2025)
Sofi - La DM non si discosta molto dallo schema alimentare proposto nell’ambito del gruppo di lavoro EAT-LANCET dove autorevoli studiosi hanno indicato la dieta maggiormente sostenibile per il Mondo e per tutte le popolazioni in ambito di sostenibilità alimentare e ambientale. Le basi delle due diete sono simili (vegetali, cereali, frutta, legumi), con la differenza relativa al consumo di alimenti su base animale che risulta essere più bassa nel protocollo EAT-LANCET. Detto questo, si può dire che la dieta Mediterranea, sia la dieta onnivora che ha il più basso impatto ambientale rispetto agli altri profili alimentari di pari configurazione.
Cipriani - Mi chiedo se al DM sia esportabile a tutti i Paesi, con culture ed etnie molto diverse.
Sofi - Sicuramente non è pensabile che ovunque nel mondo si mangi come nell’area mediterranea, non sarebbe applicabile né sostenibile, ma i criteri alla base della DM possono essere esportabili, adattando il profilo al paese specifico. Viceversa, invece, si può dire che sono interessanti in termini di impatto positivo sulla salute anche altri profili alimentari come quelli della cucina orientale (la dieta giapponese, soprattutto) e la dieta Nordica (paesi del Nord Europa), così come alcuni profili alimentari tradizionali del continente Africano.
Cipriani - Concordo e infatti mi sto sempre più convincendo che la dieta ideale per la salute sia un mix integrato tra la mediterranea e la giapponese e asiatica più in generale, anche in base alla reperibilità dei prodotti alimentari nei mercati. Ma questa è un’opinione personale.