Il suolo non è un semplice substrato minerale, ma un organismo vivo, complesso, pulsante, un ecosistema in cui miliardi di microrganismi cooperano e competono generando resilienza, fertilità e qualità. Considerare il suolo come un’entità vitale significa ribaltare l’approccio tradizionale all’agricoltura: non più come un supporto inerte da sfruttare, ma una realtà biologica da accompagnare e rigenerare.
La biodiversità microbica del suolo è oggi riconosciuta come indicatore chiave della sua salute. Quando questa biodiversità si riduce, l’ecosistema agrario perde capacità di risposta agli stress, proprio come accade nel corpo umano quando la varietà del microbiota intestinale si impoverisce. Il parallelo è evidente: suolo–pianta–uomo costituiscono un continuum biologico in cui la disponibilità di nutrienti, la resilienza agli agenti esterni e perfino alcuni processi immunitari dipendono dall’equilibrio microbico. Alcune ipotesi scientifiche recenti suggeriscono che esista un vero e proprio serbatoio di taxa microbici benefici, condiviso tra suolo, piante e intestino animale (cross-kingdom). Questo implica che determinati microrganismi possano transitare lungo questa traiettoria ecologica, influenzando il benessere vegetale e, indirettamente, anche la salute umana. Non si tratta solo di trasferimento fisico, ma di un'osmosi di funzioni biologiche e metaboliche che si riflettono in processi chiave come la nutrizione, la resistenza agli stress e la rigenerazione, come osservato nel caso di Bacillus subtilis, microrganismo in grado di proteggere le piante da stress ambientali e attualmente studiato per i suoi metaboliti ad attività antiossidante nell’uomo; di specie appartenenti al genere Lactobacillus, note per il loro ruolo probiotico nel microbiota intestinale e presenti anche nella rizosfera dove migliorano la crescita radicale; e di Streptomyces, batteri tipicamente associati ai suoli per la produzione naturale di antibiotici e la promozione della crescita vegetale, che stanno emergendo come potenziali modulanti della salute umana grazie alla capacità di produrre metaboliti bioattivi.
Per comprendere meglio il concetto moderno di Soil Health, possiamo immaginare il suolo come un atleta centometrista: può correre una gara in modo eccellente, ma se non recupera nel modo giusto, la prestazione successiva sarà compromessa. Questo non significa che l’atleta sia “debole” “non preparato”, ma semplicemente che si trova in uno stato di affaticamento temporaneo. Allo stesso modo, un suolo biologicamente impoverito non è necessariamente un suolo qualitativamente scarso, ma necessita di recupero, di tempo, rigenerazione, e di tanta biodiversità. Qui entra in gioco la resilienza, cioè la capacità naturale degli ecosistemi di reagire a un disturbo e riorganizzarsi, continuando a funzionare e, quando possibile, tornando a uno stato simile a quello iniziale.".
Il suolo sano è quello capace di rigenerarsi di riprendersi e esprimere la sua potenzialità dopo l’uso, ad esempio il tempo che intercorre tra una coltura ed un'altra. Questa capacità è strettamente legata al suo microbioma, che definisce il livello di Soil Health e dipende dalla complessità delle comunità microbiche e dal loro equilibrio dinamico. Allo stesso modo, un uomo che vive in un ambiente biologicamente impoverito – nel suolo come nell’uso di cibi scadenti e ultraprocessati– può perdere pezzi di salute senza accorgersene. Il declino della biodiversità agraria e microbiologica si riflette così nel benessere delle persone, in un circolo che è tanto invisibile quanto reale.
Quindi anche il suolo può essere considerato un vero serbatoio di variabilità genetica, una risorsa biologica a disposizione della pianta, che la utilizza quando ne ha bisogno. Alla luce di questa potenziale continuità microbiologica e della componente microbica del suolo come parte del suo microbioma, emerge l’idea che tale variabilità funzionale possa essere messa a disposizione non solo delle piante, ma, in maniera indiretta, anche dell’uomo. A questa nuova visione del suolo come sistema vivo, inserito in un orizzonte concettuale sempre più vicino a quello globale di One-Health, si affiancano concetti emergenti e affascinanti, come quello di olobionte e coevoluzione, che ci permettono di descrivere l’agroecosistema come un’entità sempre più interconessa, dinamica e biologicamente intelligente.
In questo contesto si inserisce il convegno “INNOVAZIONI IN AGRICOLTURA – Nuove frontiere per la salute del suolo, delle piante e dell’uomo”, in programma giovedì 11 dicembre 2025, presso la Sala Conferenze di L.G. Italia Srl (Via Boccaserio 30, Fombio – LO).
L’iniziativa, organizzata in occasione delle celebrazioni della Giornata Mondiale del Suolo, vedrà la partecipazione di esperti provenienti dal mondo accademico, della ricerca e dell’innovazione agronomica, con l’obiettivo di esplorare il suolo come ecosistema vivo, analizzando il ruolo del microbioma nella gestione agronomica, nella rigenerazione dei sistemi colturali e nella tutela della salute.
Il confronto toccherà temi quali microbioma del suolo, biostimolazione, agricoltura rigenerativa e legame tra ecosistemi agrari e salute dell'uomo. L’evento è gratuito, con richiesta di registrazione.
La divulgazione scientifica sarà centrale: il linguaggio accessibile e l’approccio multidisciplinare renderanno l’incontro aperto non solo ai tecnici, ma anche a studenti, giovani ricercatori e professionisti del settore agricolo e sanitario.
L’obiettivo è promuovere un dialogo aperto tra scienza, produzione e società, riconoscendo nel suolo vivo il punto di partenza per la salute delle piante, del cibo e, infine, dell’uomo.
L’evento è totalmente gratuito, previa registrazione al seguente link:
https://www.eventbrite.com/e/nuove-frontiere-per-la-salute-del-suolodelle-piante-e-delluomo-tickets-1968512156852?aff=oddtdtcreator
* L’evento partecipa al programma di formazione professionale continua dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali per 0,438 CFP con riferimento al Regolamento CONAF n. 162/2022.