Il 24 ottobre 2025 si sono svolti a Roma, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, gli Stati Generali del Verde Urbano, promossi dall’Assessorato all’Agricoltura, all’Ambiente e al Ciclo dei Rifiuti del Comune di Roma. L’iniziativa ha riunito rappresentanti delle istituzioni, del mondo della ricerca (tra cui CREA e diverse Università), del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri e degli ordini professionali, per fare il punto sulle politiche del verde urbano e periurbano e sulle sfide legate alla transizione ecologica delle città italiane.
Un primo messaggio forte emerso dall’incontro è che il verde urbano deve essere riconosciuto come un’infrastruttura essenziale, al pari di quelle energetiche, idriche o della mobilità. Gli interventi hanno sottolineato come alberi, parchi e corridoi verdi non siano semplici elementi ornamentali, ma dispositivi funzionali alla resilienza climatica, alla salute pubblica e alla qualità della vita urbana.
Ampio spazio è stato dedicato alle politiche di depaving, ossia alla rimozione delle superfici impermeabili, con l’obiettivo di ridurre l’effetto “isola di calore”, favorire l’infiltrazione delle acque piovane e restituire spazio alla mobilità pedonale. Tra gli esempi presentati: la riqualificazione di 2.900 m² tra viale Mazzini e piazzale Clodio e il recupero di oltre 15.000 m² nel parco di Centocelle.
Altro tema centrale è stato quello della partecipazione dei cittadini. Nel pomeriggio, una sessione dedicata alle domande del pubblico ha permesso di chiarire questioni sensibili, come le sostituzioni arboree legate ai fondi del PNRR. L’amministrazione ha ribadito che gli interventi di forestazione urbana riguardano aree degradate e povere di alberi, con oltre 115.000 alberi già messi a dimora e più di mezzo milione in programma nei prossimi anni.
Sono stati infine annunciati interventi concreti, come la conclusione della prima fase del restauro di Villa Glori, che sarà riaperta al pubblico a fine ottobre.
Dal punto di vista tecnico e gestionale, l’evento ha segnato un cambio di prospettiva: dal verde come elemento di arredo urbano al verde come infrastruttura multifunzionale, capace di contribuire alla mitigazione climatica, alla tutela della biodiversità e alla salute collettiva, secondo un approccio coerente con il paradigma One Health.
Tuttavia, rimane ancora parziale la definizione di criteri tecnici condivisi per la scelta delle specie più adatte ai nuovi scenari macroclimatici, per la gestione a lungo termine e per la valutazione dei risultati in termini di copertura arborea, sopravvivenza e servizi ecosistemici. È proprio su questo piano — quello del monitoraggio e della manutenzione — che si giocherà la credibilità delle strategie annunciate.
La partecipazione pubblica, sebbene positiva, richiede forme più strutturate e inclusive, capaci di trasformare il coinvolgimento in corresponsabilità. Allo stesso modo, l’interazione tra amministrazioni, enti di ricerca e professionisti dovrebbe essere resa più stabile e operativa, investendo su competenze tecniche e digitali per la gestione del verde e sull’integrazione dei dati territoriali.
In sintesi, gli Stati Generali del Verde 2025 hanno rappresentato un passo importante verso una visione integrata e scientificamente fondata del verde urbano. La sfida ora è tradurre questa visione in pratiche durature, capaci di rendere le città italiane più resilienti, sane e inclusive — non solo più verdi.