Ricordando Giovanni Battista Grassi, eccellente medico parassitologo ma anche entomologo agrario e naturalista

Fondamentali le sue scoperte sulla trasmissione della malaria, ma non vinse il Nobel.

di Amedeo Alpi
  • 29 October 2025

Una cortese mail del professore Bernardino Fantini, emerito di Storia della Medicina all'Università di Ginevra,  scritta per ringraziarci delle iniziative georgofile effettuate nel bicentenario della nascita sia di Louis Pasteur che di Gregor Mendel, ci ha segnalato anche che, visto il lodevole impegno dell'Accademia per ricordare i grandi scienziati, non potevamo non ricordare il centenario della morte di un eminente studioso come Giovanni Battista Grassi che tra la fine dell'800 e i primi del '900 contribuì in modo originale e decisivo sia alla descrizione delle cause della malaria come alla sua cura. Abbiamo accolto con molto piacere questa improrogabile sollecitazione, anche in considerazione che lo scienziato Grassi ebbe forti interessi su fondamentali e preoccupanti vicende agricole che contribuì ad avviare a soluzione.
Giovanni Battista Grassi è noto per studi fondamentali sulla malaria per i quali avrebbe potuto ricevere l'assegnazione del premio Nobel nel 1902. Non andò così, ma vale la pena ricordarne la vita e le opere perché è stato un grande scienziato italiano che non deve essere dimenticato.
Il giovane Grassi, nato in provincia di Como nel 1854, scelse di studiare medicina presso l'Università di Pavia, essendo contemporaneamente allievo dell'antico e prestigioso Collegio Ghislieri; già durante il periodo di studi in medicina manifestò una spiccata tendenza naturalistica, con particolare passione verso l'osservazione degli insetti. Proprio a seguito di questa inclinazione alla zoologia decise, dopo aver conseguito la laurea in medicina, di lasciare Pavia per trasferirsi, prima, alla Stazione Zoologica di Messina e, successivamente, alla stazione Zoologica di Napoli e, infine, per completare la sua formazione zoologica, scelse, nel 1879, Heidelberg in Germania dove seguì le lezioni e le attività di laboratorio dell'autorevole zoologo e anatomista darwiniano, Karl Gegenbaur. Dopo tali studi, Grassi comprese quanto fosse importante il passaggio del parassita in un ospite intermedio ai fini della lotta a importanti malattie parassitarie del suo tempo. Nel 1883, all'età di ventinove anni, viene nominato professore di zoologia, anatomia e fisiologia comparata all'Università di Catania; nel 1890 studiò i protozoi ipotizzando il ruolo fondamentale di alcuni flagellati per la digestione del legno da parte delle termiti. Concentrandosi sui parassiti dimostrò in modo chiaro che la mosca domestica poteva ospitare nell'intestino uova di vari parassiti, divenendo così un insidioso vettore di malattie infettive anche epidemiche; pertanto, la lotta alle mosche diveniva indispensabile per consentire l'avanzamento della salute collettiva.
Nel 1895 Grassi ottenne il trasferimento all'Università di Roma che sarà la sua sede definitiva, insegnando Anatomia comparata e Entomologia agraria; il coinvolgimento agrario del prof Grassi non si limitò all'insegnamento, ma riguardò anche l'attività di ricerca, soprattutto sull'entomologia applicata all'agricoltura.
Non c'è dubbio alcuno che lo studio della malaria abbia rappresentato il più importante impegno scientifico di G.B. Grassi. Tale malattia ha accompagnato la storia delle popolazioni del mondo per alcuni millenni; in Italia risulta segnalata almeno sin dal secondo secolo prima di Cristo, rappresentando un pauroso flagello per molti territori della penisola, in particolare nelle numerose aree paludose. Si arrivò ad una sua eradicazione solo nel ventesimo secolo, quando, nel 1970, si annunciò l'avvenuta scomparsa della malattia.
Si era riscontrato sin dal 1878, ad opera di un gruppo di studiosi francesi che operavano in Algeria e guidati dal parigino Alphonse Laveran, che il sangue dei malati di malaria conteneva dei corpi pigmentati che comunque non risultavano come batteri. Fu Grassi, nel 1890, a scoprire che tali organismi erano protozoi, Plasmodium vivax, ma non riuscì a comprendere il meccanismo di trasmissione; si sapeva già che alcune malattie parassitarie potevano essere trasmesse all'uomo da parte di insetti, ma si doveva dimostrare nel caso della malaria. Ciò che Grassi aveva acutamente rilevato era la contemporanea presenza della malaria e delle zanzare, ma, più specificatamente, che non in tutte le zone infestate da zanzare vi era la malaria, concludendo che solo un tipo di zanzara dovesse essere la responsabile della malattia. Nel 1898 Grassi effettuò un fondamentale studio al termine del quale concluse che la malaria veniva trasmessa da zanzare appartenenti al genere Anopheles e fu in grado di trasmettere la malaria ad un soggetto umano sano tramite le punture di Anopheles catturate in aree malariche e accertò anche che, a sua volta, quel tipo di zanzara si infetta pungendo una persona malata. Infine, scoprì che ci si poteva difendere dalla malaria mettendo accuratamente reticelle metalliche a porte e finestre impedendo l'ingresso degli insetti. Allora propose al Parlamento del Regno d'Italia di diffondere l'uso del chinino come farmaco in grado di uccidere i parassiti (i plasmodi). Se consentite un ricordo personale, da grossetano ragazzino degli anni '50 del secolo passato, posso dare testimonianza di aver visto all'esterno delle rivendite di tabacco della città di Grosseto -area malarica-, le insegne con la scritta "Qui si vende il chinino di Stato".
Come accade spesso nelle vicende umane -e le vicende scientifiche sono umane- le importanti scoperte, sommariamente sopra descritte, dettero luogo a un violento scontro, iniziato dall'inglese Ronald Ross, su chi avesse scoperto per primo il meccanismo di trasmissione della malaria. La materia vera del contendere era il Premio Nobel. Si può riscontrare che alcuni storici della medicina sostengono che Ross aveva per primo compreso che le zanzare trasmettevano la malaria, però gli stessi storici ammettono che fu Grassi ad identificare l'Anopheles come vettore della malattia.
Nel 1902 il Nobel per la medicina fu assegnato a Ross; come forma di protesta Grassi decise di abbandonare la ricerca sulla malaria e passò definitivamente sul "nostro" campo dedicandosi ad una tematica specificamente agraria e di primaria importanza, il ciclo vitale della fillossera della vite (Phylloxera vastatrix) un insetto parassita nordamericano che rischiò di cancellare la coltivazione della vite dall'Europa di fine '800. Grassi riuscì a dimostrare la differenza tra i vitigni americani ed europei; lavorando assiduamente su queste differenze, molti studiosi di viticoltura ed entomologia agraria riuscirono a salvare la vite dal disastro e quindi a continuare il tormentato - ma di grande successo - percorso del vino europeo e italiano oggi molto apprezzato nel mondo. Nel 1907 dovette assistere all'assegnazione del Nobel anche a Laveran.
A Grassi non mancarono alti riconoscimenti; la rinomata Royal Society di Londra gli assegnò la Darwin Medal nel 1896 e in Italia l'Accademia dei Lincei gli attribuì il Premio Reale nel 1904, ma gli mancò molto il premio principale che avrebbe coronato la sua vita dedicata, con successo, alla ricerca su una terribile malattia.
Ci è sembrato doveroso ricordare Giovanni Battista Grassi, grande scienziato italiano, anche per questo.