Un po’ meno chiacchiere, un po’ più azioni

di Francesco Ferrini
  • 15 October 2025

Sembra che ogni stagione politica porti con sé la stessa pioggia di proclami: “pianteremo milioni di alberi”, “copriremo di verde le città”, “trasformeremo i deserti urbani in foreste metropolitane”. Numeri tondi, slogan accattivanti, promesse facili da titolare e ancor più facili da dimenticare. La politica italiana – ma non solo – sembra aver trovato nell’albero l’icona perfetta della retorica ambientale: evocativa, incontestabile, buona per tutte le stagioni.
Peccato che, al di là dei comunicati stampa, la terra davvero smossa sia davvero poca, le piante davvero messe a dimora ancora meno, e la cura quasi inesistente. Ci si riempie la bocca di milioni di alberi, ma non si affrontano i problemi concreti: vivai insufficienti, scarsità di personale tecnico specializzato, mancanza di pianificazione, soprattutto assenza di una strategia gestionale che impedisce a quelle poche piante di arrivare alla maturità.
Come cantava Elvis Presley: “A little less conversation, a little more action”. Perché di parole ne abbiamo sentite fin troppe (anche dal sottoscritto), mentre le azioni concrete si contano sulle dita di una mano.
Il paradosso è che i numeri sparati dai politici finiscono inevitabilmente sulle prime pagine dei giornali, che li rilanciano senza il minimo spirito critico. È il regno del titolismo: “Un miliardo di alberi!”, “Foresta urbana per ogni città!”, “Un albero per ogni abitante!”. Tutto fa spettacolo. Nessuno che si fermi a chiedere: dove verranno piantati? Con quali specie? Chi se ne occuperà dopo i primi due anni? Quanto dureranno?
I quotidiani sembrano più interessati a cavalcare l’”onda verde” che a scavare davvero nella sostanza. Un articolo ben documentato, con riferimenti a studi scientifici o a casi internazionali di successo (o fallimento), evidentemente vende meno di un titolone roboante. Così il lettore rimane con l’impressione che il problema sia risolto con un annuncio, quando invece la distanza tra proclami e realtà è siderale.
La verità che non si dice è che gli alberi non si piantano con i tweet né con le conferenze stampa. 
Servono:
piani pluriennali che integrino verde, infrastrutture e servizi;
risorse economiche reali, non solo “stanziamenti” teorici;
tecnici specializzati (arboricoltori, agronomi, forestali, vivaisti, gestori);
monitoraggio e cura costante: perché un albero piantato male o abbandonato dopo due anni non è un successo, ma un fallimento costoso.

Il risultato, oggi, è che abbiamo città che parlano di “foreste urbane” e “polmoni verdi” mentre i pochi alberi esistenti vengono mal gestiti, potati in modo improprio o lasciati morire sotto ondate di calore sempre più frequenti.
Forse dovremmo iniziare a diffidare dei numeri tondi e degli annunci roboanti. Un albero non è un titolo di giornale: è un investimento a lungo termine, un’infrastruttura vivente che richiede progettazione, risorse e competenze.
Se i politici continueranno a scambiarsi milioni di alberi a parole, senza sporcarsi le mani di terra, e se i giornali continueranno a far da grancassa al nulla, allora la foresta che crescerà sarà solo quella delle promesse mai mantenute.
Un po’ meno chiacchiere, un po’ più azioni. Elvis l’aveva capito nel 1968. Possibile che nel 2025 la politica e l’informazione italiana siano ancora ferme al ritornello?