Der Mensch ist was er isst, ovvero L’uomo è ciò che mangia nel 1862 afferma il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1804 – 1872) nella sua opera "Il mistero del sacrificio" o l’uomo è ciò che mangia ricalcando il detto di Jean Anthelme Brillat-Savarin (1755 – 1826) Dis-moi ce que tu manges, je te dirai ce que tu es, ovvero Dimmi cosa mangi e ti dirò cosa sei nella sua opera "Fisiologia del gusto" (1825). Oggi la scienza ci sta dicendo che L’uomo è ciò che hanno mangiato i suoi antenati, una rivoluzione scientifica ma soprattutto culturale in atto che può essere ricordata solo per alcuni suoi elementi ed oggetto anche di recenti analisi.
Indubbiamente la nostra specie ha un’alimentazione vegetariana che deriva da un gruppo frugivoro di quarantacinque milioni di anni fa e che si consolida anche con la perdita della sintesi dell’acido ascorbico, la necessaria Vitamina C. Una dieta che nei nostri più lontani progenitori accoglie vegetali fibrosi che determinano uno sviluppo del grosso intestino con il suo microbiota. In questa dieta, secondo la "Teoria della Scimmia Ubriaca", circa dieci milioni di anni fa nei nostri lontani antenati si inserisce la capacità di digerire l’alcole che giustifica l’odierna, larga diffusione delle bevande alcoliche in ogni popolazione umana. Molto più difficiline è oggi stabilire quando e soprattutto come in questa dieta vegetale vi è un inserimento di erbe con proprietà psicoattive legali o illegali e oltre all’etanolo contenenti molecole caffeiniche, cannabinoidi, cocaina, oppioidi, psilocibina (funghi) ecc.
Il passaggio da diete a base vegetale a diete che incorporano alimenti di origine animale (carne) è antichissimo ed è facilitato da tecnologie come gli strumenti di pietra che sembra avvenire circa due milioni e mezzo di anni fa, prima ancora che i nostri antenati avessero la capacità di controllare il fuoco. Circa un milione e novecento milioni di anni fa si verifica un drastico cambiamento, il corpo degli ominidi diviene più grande, il cervello aumenta di dimensioni e complessità e si manifesta un adattamento a percorrere lunghe distanze, perché l'aumento del consumo di prodotti animali ad alta densità di energia e nutrienti sembra fornire componenti dietetici che supportano lo sviluppo e la crescita del cervello. La scoperta e il controllo del fuoco porta profondi cambiamenti nelle abitudini alimentari umane poiché la cottura è altamente efficace per la lavorazione degli alimenti, inoltre il trattamento termico e la fermentazione svolgono un ruolo cruciale nelle abitudini alimentari umane consentendo l'inattivazione di antinutrienti pericolosi o tossici connessi al consumo di carne. Il controllo del fuoco prepara i successivi cambiamenti nella dieta dei nostri antenati e in Era Paleolitica i nostri antenati umani possono immagazzinare in modo efficiente il grasso di una dieta con alimenti d’origine animale ricca di proteine con un vantaggio di sopravvivenza durante i periodi di scarsità di cibo come durante le ere glaciali che si ripetono durante l'evoluzione umana.
Con il Neolitico, circa dodicimila e cinquecento anni fa, e il passaggio da uno stile di vita di cacciatori-raccoglitori all'agricoltura e allevamento nella nostra specie inizia un importante cambiamento dietetico accelerato dalle tecnologie di lavorazione, produzione e conservazione degli alimenti e il segno più notevole della transizione verso l'agricoltura e la pastorizia è data da modificazioni genetiche di recente scoperta (alleli acetilatori, desaturasi degli acidi grassi), ma soprattutto dalla persistenza dell’enzima lattasi oltre i cinque anni di età, che permette di digerire il latte anche da parte degli adulti. In modo analogo importante è l'introduzione nella dieta del sale (cloruro di sodio), un'importante pietra miliare nella storia della nutrizione umana e da quando la “scimmia nuda” ha dovuto regolare la temperatura corporea con la sudorazione nella quale vi è una perdita di elettroliti salini.
Dalle recenti indagini scientifiche risulta che la dieta onnivora della nostra specie non è un caos occasionale ma il risultato di una lunga e complessa evoluzione che coinvolge non solo la disponibilità di alimenti, quanto la possibilità di utilizzarli, con adattamenti delle specie preumane e umana che riguardano la composizione corporea, suoi geni e microbioma. Modificazioni che si sviluppano nei nostri progenitori a partire degli ultimi quarantacinque milioni di anni e che sono ancora indelebilmente inseriti e attivi nella nostra umanità e quanto più lontano nel tempo tanto più forte è la loro persistenza.
Per questo nelle odierne popolazioni umane, non nei singoli individui, si spiegano fenomeni come la impossibilità di avere società senza alcole e si comprende la “fame di carne” che si scatena in ogni società appena migliorano le condizioni economiche. Molte sono infine le condizioni e le alimentazioni dei nostri antenati e della nostra specie che non si possono ritenere terminate con la Rivoluzione Agricola alla quale sembra inizi ad accompagnarsi se non seguire un’Era Postagricola. Di questa sono segnali il passaggio dai vegetali produttori di molecole psicoattive alla loro produzione da sintesi industriale e la produzione di “carne” non più ricavata da animali allevati ma da ottenuta da bioreattori. Ma questo è l’inizio di una storia futura.