“Dialoghi sul suolo e l’acqua” - L’acqua è un diritto, non un privilegio: il diritto tutela l’acqua, l’acqua tutela la vita.

Dialogo con Paolo Ranalli – già Direttore di Dipartimento CRA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura), oggi CREA

di Marcello Pagliai e Paolo Ranalli
  • 03 September 2025

Pagliai – Caro Paolo, intanto complimenti per la realizzazione di questo prezioso libro dal titolo: “50 grandi idee: l’acqua” edito da Dedalo, Bari 2025, in cui tu affronti l’intera problematica dell’acqua in 50 argomenti, appunto, in maniera chiara e oltremodo completa. Direi un libro unico nel suo genere che cattura l’attenzione e fa riflettere fin dalle prime righe dell’introduzione dove tu, in sostanza, affermi che l’acqua è un bene prezioso ma ci accorgiamo della sua importanza solo quando non c’è! Leggendo quest’opera gli spunti di riflessione sarebbero infiniti e quindi impossibile trattarli in questo dialogo ma mi soffermerei su alcuni punti meno frequenti quando si affronta il problema dell’acqua ma altrettanto suggestivi e importanti. Il primo spunto che mi viene, scorrendo il libro, è quando tu parli di memoria dell’acqua. L’argomento è molto suggestivo e molte volte se ne parla anche a sproposito quindi credo siano opportune le tue riflessioni per fare chiarezza. Prima però mi piacerebbe sapere anche quale è stata la molla che ti ha fatto scattare per gettarti in un’impresa così affascinante ma anche faticosa, immagino. 

Ranalli – Caro Marcello, la “molla” che mi ha spinto a impegnarmi in questo lavoro è stata la consapevolezza che l’acqua, per effetto dei cambiamenti climatici, danza tra la vita e la distruzione: si manifesta come una risorsa inestimabile e, allo stesso tempo, come una forza potentemente distruttiva. Sta a noi, come custodi del pianeta, imparare a rispettare la sua potenza, a preservare la sua purezza e a gestirla con saggezza per garantire che rimanga una risorsa preziosa per le generazioni future e non si trasformi in una calamità sempre più frequente. La chiave è nelle nostre mani ed è compendiata nelle “50 idee” descritte nel libro.
Riguardo alla "memoria dell'acqua", l’idea, seppure affascinante, ha suscitato controversie nella comunità scientifica. L'idea di base è che l'acqua possa conservare una sorta di "ricordo" delle sostanze che sono state precedentemente disciolte in essa, anche dopo che queste sostanze sono state diluite a tal punto da non essere più fisicamente presenti. Questa idea è stata originariamente proposta dal chimico francese Jacques Benveniste negli anni ’80, in relazione agli studi sull’omeopatia. Il medico francese cercò di dimostrare che diluizioni molto spinte (omeopatiche) di un antisiero in acqua avevano lo stesso effetto dell’antisiero in condizioni normali. In seguito a controlli, lo studio si rivelò però mendace e la teoria è considerata priva di fondamento scientifico.

Pagliai – Ripeto, tutti i capitoli offrono spunti di riflessione ma pensando che oggi 800 milioni di persone non hanno accesso ad acqua pulita e 2,5 miliardi di persone non dispongono di impianti sanitari credo che il problema del “diritto all’acqua” meriti una sottolineatura particolare alla luce anche della crisi climatica in atto e delle sfide del futuro che ci attendono. 

Ranalli – L’accesso all’acqua potabile è un diritto umano fondamentale, riconosciuto a livello internazionale e tutelato da politiche e azioni mirate, volte a contrastare le implicazioni sociali, economiche e ambientali delle crisi idriche. Eppure, troppe persone ancora non hanno accesso a questa risorsa. Ancora oggi, troppe persone nel mondo non hanno accesso ad acqua sicura da bere, a gabinetti e fognature funzionanti, o acqua pulita per cu rare la propria igiene personale. Ciò significa fare i conti con la sete, ma anche con le malattie che derivano dal contatto con acqua contaminata: colera, epatite A, tifo, poliomielite e diarrea acuta; quest’ultima, da sola, uccide ogni giorno 700 bambini sotto i 5 anni (dati UNICEF).
Bisogna constatare, purtroppo, che si spendono milioni e milioni per cercare acqua su Marte (!) e non si fa niente per conservarla sulla Terra e per cercarne di più per quelli che hanno sete. 

Pagliai – Molte sono le iniziative scientifiche o divulgative che riguardano l’acqua: in questo periodo, ad esempio, abbondano i dibattiti su quando l’acqua è troppa (alluvioni) o quando è troppo poca (siccità); si parla però molto meno della “tutela giuridica dell’acqua” sconosciuta, a mio avviso, a gran parte dell’opinione pubblica e quindi meritevole di un approfondimento.   

Ranalli – L’acqua è da sempre al centro dell’attenzione del diritto in quanto bene indispensabile per la vita. Esiste un quadro normativo italiano ed europeo che la tutela, con particolare riferimento ai princìpi di accesso universale, alla sua gestione sostenibile e alla difesa dall’inquinamento.
Come nella maggior parte dei Paesi europei, tutte le acque superficiali, anche raccolte in invasi o cisterne, e tutte quelle sotterranee sono ritenute di proprietà pubblica, cioè demaniale, ad eccezione soltanto delle acque piovane non ancora convogliate in un corso d’acqua o non ancora raccolte in invasi o cisterne (D.P.R. 18 febbraio 1999, n. 238, art. 1). Questo principio, di importanza centrale per lo sviluppo di tutta la legislazione in materia, già richiamato nel Regio Decreto dell’11 dicembre 1933, n. 1775 (“Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici”), è stato successivamente ribadito con la legge del 5 gennaio 1994, n. 364, oggi abrogata e sostituita dal comma 1 dell’articolo 144 del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152, normato dal citato decreto 238/99.

Pagliai – Ogni goccia conta! Il motto sottolinea l'importanza vitale dell'acqua come risorsa limitata e indispensabile per la vita sul pianeta. In un contesto di crescente scarsità idrica, deve essere costantemente richiamata la consapevolezza a ridurne il consumo, gli sprechi e promuoverne un uso parsimonioso.

Ranalli – Il mio primo pensiero corre alle "perdite nella rete", ovvero all'acqua potabile che, durante il suo percorso dalle fonti di approvvigionamento fino ai nostri rubinetti, si disperde a causa di rotture, infiltrazioni o altri guasti nella rete idrica. Nelle reti idriche italiane si perde ancora il 42,4% dell'acqua potabile (dati ISTA 2022). Il volume di acqua potabile annualmente consumato in Italia si aggira intorno ai 9 miliardi di metri cubi: a livello pro capite, il divario tra i Paesi dell’UE è ampio e l'Italia (con 155 metri cubi annui per abitante) si colloca in terza posizione, preceduta solo da Irlanda (200) e Grecia (159), e seguita a netta distanza da Bulgaria (118) e Croazia (111).
L'Emilia Romagna è la regione italiana che perde meno acqua potabile nelle proprie reti idriche con il 29,7%, seguita dalla Valle d'Aosta con il 29,8%, mentre la peggiore è la Basilicata con il 65,5%, seguita dall'Abruzzo con il 62,5%. Le cause delle perdite sono molteplici: rete obsoleta, manutenzione inadeguata, allacciamenti abusivi della rete, movimenti del terreno.
Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato lanciato un programma di parecchi milioni di euro destinato all’ammodernamento della rete idrica nazionale entro il 2026. Essi riguardano 33 interventi volti a ridurre le perdite di acqua negli acquedotti, di cui 19 nel Centro-Nord (536 milioni di euro) e 14 nel Sud (364 milioni di euro). L’auspicio è che si riesca a mettere a terra questi interventi.