Nel magico mondo delle campagne elettorali, dove i marciapiedi si raddrizzano da soli e le buche si chiudono al solo passaggio del candidato, c’è un nuovo sport nazionale: il lancio del numero di alberi da piantare entro ieri. Una disciplina nobile, che unisce destra, sinistra, centro, sopra e sotto in un tripudio di foglie virtuali, chiome immaginarie e radici ben lontane dal terreno.
Avanza il candidato con fascia tricolore e selfie stick: "PIANTEREMO UN MILIONE DI ALBERI IN CITTÀ!". Applausi. Lacrime. Instagram impazzisce.
Nessuno chiede dove, quali, quando, come, con quali risorse, chi se ne occuperà, e soprattutto quanto accidenti costa.
Perché piantare un albero in città non è buttare una ghianda in un’aiuola e sperare. No, cari candidati dal pollice finto-verde, in ambiente urbano ogni singolo albero costa, compreso di costo della pianta, impianto e gestione triennale, dai 300 ai 1000 euro e oltre, se si vuole che cresca, sopravviva e non diventi un palo decorativo (che però fa ombra solo ai tweet). Bisogna considerare progettazione, scelta delle specie, scavo, impianto, irrigazione, protezioni, cure, ecc. Ah, e serve pure il suolo, quello vero, non l’asfalto verniciato di verde per la conferenza stampa.
Ma no, non fermiamoci davanti alla realtà! Il prossimo passo sarà un programma elettorale intitolato "Ogni cittadino un baobab". O magari, vista l’estate torrida, "100.000 alberi da ombra in ogni rotonda". Perché limitarsi a promesse fattibili quando si possono sfidare le leggi dell’arboricoltura?
La verità, quella scomoda, è che la forestazione urbana è una cosa seria, che richiede pianificazione, competenze, risorse e tempo. Ma queste sono tutte cose che non stanno bene sui manifesti elettorali. Nessuno vince le elezioni promettendo "100 alberi ben scelti, ben piantati e ben gestiti in cinque anni", troppo realistico. Meglio promettere centomila tigli, bagolari, platani, querce (mi raccomando la biodiversità!!!!) entro Natale, così se non arrivano si dà la colpa al cambiamento climatico o a Bruxelles.
Eppure, nel frattempo, le città boccheggiano, il verde latita, e chi si occupa davvero di alberi (progettisti, agronomi, vivaisti, giardinieri, tecnici comunali) viene ignorato o chiamato solo dopo, quando l’albero muore e si deve trovare un colpevole. Ma nessuna paura: nella prossima tornata elettorale arriveranno a promettere una sequoia per ogni abitante, con wi-fi integrato e foglie che la notte fanno luce e di giorno assorbono le polveri e pure le fake news.