Dialoghi sull’ Agroindustria: “Energie rinnovabili da biomasse agricole in Italia: chimera o realtà”?

Dialogo con Massimo Iannetta, Responsabile Divisione “Sistemi Agroalimentari Sostenibili”, ENEA.

di Paolo Ranalli e Massimo Iannetta
  • 11 June 2025

Ranalli: Sono consapevole, Massimo, di rivolgerti una domanda tranchant e che la risposta si collochi tra le due opzioni. Cerchiamo, allora, di delineare un quadro aggiornato delle filiere di questo comparto. Indubbiamente, le biomasse agricole rappresentano una realtà con un potenziale significativo, ma la loro piena integrazione nel sistema energetico italiano non è priva di sfide: non può essere considerata una soluzione "magica" e neppure una "chimera" irraggiungibile. Cosa ne pensi?

Iannetta: Le biomasse sono una opportunità che ha avuto grande attenzione a partire dagli anni ‘80, ma se escludiamo il parziale successo della filiera del biogas e lo sviluppo di alcune filiere legno-energia, non hanno trovato nel nostro paese lo sviluppo che i potenziali in gioco lasciavano presupporre. Nonostante gli investimenti in ricerca e le misure specifiche dei PSR delle precedenti programmazioni, le biomasse per energia hanno visto uno sviluppo limitato ad alcune iniziative e ad alcune tipologie aziendali. Sono tre i pilastri che possono contribuire positivamente al connubio agricoltura-energia:
- Le bioenergie, se ottenute dalla valorizzazione di residui agricoli, zootecnici e agroindustriali, rappresentano un esempio concreto di economia circolare.
- L'agrivoltaico, che, integrando impianti fotovoltaici con l’attività agricola, permette di ottimizzare l’uso del suolo, combinando la generazione di energia rinnovabile con la coltivazione di piante o l’allevamento.
- Le comunità energetiche, modelli di autogestione che coinvolgono cittadini, imprese e agricoltori nella produzione e condivisione di energia rinnovabile a chilometro zero. 

Ranalli: Le fonti di biomasse agricole sono molteplici (residui delle coltivazioni, sottoprodotti agroalimentari, scarti di frutta e verdura, effluenti zootecnici, colture dedicate), in parte già menzionate da te. Quali sono le più importanti/promettenti, oggi? E quali sono le strategie più adatte a produrre bioenergie da esse?

Iannetta: Potature, residui agroalimentari e reflui zootecnici non sono più visti come rifiuti, ma come risorse preziose per produrre energia elettrica, calore e biocarburanti. Gli impianti di cogenerazione alimentati a biomassa consentono di produrre simultaneamente elettricità e calore con un'elevata efficienza energetica, massimizzando il rendimento delle risorse disponibili, in particolare nelle seguenti applicazioni:
Serre agricole, dove il calore prodotto può sostenere la crescita delle colture.
Sistemi di teleriscaldamento urbano, che forniscono calore a edifici residenziali e industriali.
Aree rurali remote, grazie a impianti di piccola scala (20-400 kWe) che utilizzano risorse locali, riducendo la necessità di trasporto della biomassa.
Creare filiere di raccolta, trasporto e lavorazione delle materie prime favorisce l’occupazione, in particolare nelle aree rurali, contrastando lo spopolamento e offrendo nuove opportunità di reddito agli agricoltori. 

Ranalli: Spesso, si solleva l’obiezione che la produzione di biomasse entri in conflitto con l’uso del suolo e la produzione alimentare. Da ciò, la opportunità di utilizzare terreni marginali o incolti. I biocarburanti di seconda generazione, in particolare il bioetanolo "ligno-cellulosico", vanno proprio in questa direzione, poiché si ricavano da biomassa di scarto ricca di cellulosa e lignina (scarti boschivi, prodotti delle potature, residui della lavorazione del legname, ecc.). La trasformazione della lignina e della cellulosa (i principali componenti delle biomasse legnose) in energia avviene attraverso diversi processi, raggruppati in due categorie principali: processi termochimici (combustione, pirolisi, gassificazione) e processi biochimici (fermentazione). Qual è lo stato dell’arte in questi settori?

Iannetta: Molto si è lavorato sui processi termochimici e biochimici per la trasformazione della lignina e della cellulosa, grazie alla ricerca chimica e biotecnologica, ma gli investimenti nel settore non sono cresciuti a causa di ostacoli prevalentemente di natura economica legati anche alla complessa e onerosa logistica delle biomasse.
Quanto all’uso competitivo del suolo, l’ampliamento delle materie per la produzione di biocarburanti, approvato dalla Commissione Europea con l'aggiornamento della direttiva RED II, apre anche a biomasse ottenute da coltivazioni in terreni marginali o contaminati, che in Italia coprono circa 4 milioni di ettari, secondo il progetto europeo MAGIC. Tali suoli, spesso inutilizzabili per colture alimentari, potrebbero essere convertiti alla produzione di biomasse e contribuire al raggiungimento degli obiettivi posti dal nuovo regolamento UE sull’assorbimento del carbonio associato all'uso delle foreste e delle pratiche agronomiche: per l’Italia assomma a 36 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti all’anno entro il 2030. Un ruolo importante gioca il rimboschimento, l’agroforestazione e l’uso di colture intercalari e di copertura.  

Ranalli: l'Italia dispone di un parco di infrastrutture, in crescita, per la produzione di energia rinnovabile da biomasse agricole, con una forte prevalenza degli impianti di biogas, seguiti da quelli di combustione e cogenerazione di biomassa solida. La pirolisi e la gassificazione rappresentano tecnologie con un potenziale futuro, ma con una diffusione commerciale ancora limitata nel settore agricolo. Mi pare che le criticità delle relative filiere vadano individuate nella necessità di sviluppare protocolli standardizzati, in grado di attivare economie di scala che possano assicurare economicità e sostenibilità alla produzione dei vari tipi di bioenergie. Cosa ne pensi?

Iannetta: Secondo l'Atlante ENEA delle biomasse, i residui e sottoprodotti dell’agroindustria in Italia hanno un potenziale teorico complessivo di 20 Mt/anno su base secca: corrispondente a circa 5,6 miliardi di m³ di biometano nel 2022, equivalente a circa l'8% del consumo nazionale totale di gas naturale in Italia nello stesso anno. La Strategia Forestale Nazionale offre indicazioni rilevanti in questo contesto: attualmente si preleva circa il 33% dell’incremento forestale annuo, ma si potrebbe arrivare al 45%, rispettando criteri di gestione sostenibile.  Ciò consentirebbe di sfruttare meglio le risorse forestali, riducendo la dipendenza dai paesi esteri sia di biomasse che di combustibili fossili.
Per tornare alla tua domanda iniziale, la principale sfida è quella di mettere insieme agricoltori e industriali energetici per promuovere filiere tagliate su misura sui territori. Un buon esempio è il Caso di FIUSIS, l’azienda di Calimera (LE), che ha avuto riconoscimenti internazionali per avere organizzato una complessa filiera di raccolta delle potature di ulivi a fini energetici in Puglia: ha coinvolto migliaia di agricoltori, offrendo loro un servizio e assicurando all’impianto di generazione di energia un approvvigionamento continuo e uniforme.