Quale sostenibilità in agricoltura?

di Ferdinando Albisinni
  • 04 June 2025

Sostenibilità è espressione entrata in questi ultimi anni con forza all’interno del dibattito sulla “sostenibile” utilizzazione delle risorse naturali, a partire dalle riflessioni di alcuni economisti, e da rapporti e studi elaborati da organizzazioni internazionali.
In realtà, il tema della sostenibilità si declina secondo una pluralità di prospettive, che non investono esclusivamente i profili ambientali, ben al di là della tradizionale perimetrazione dell’attività agricola e delle imprese agricole.
Da ciò una domanda ineludibile: Quale sostenibilità in agricoltura?
Un primo dato va ricordato: le finalità assegnate alla PAC sono rimaste immodificate in questi decenni, dall’art. 39 del TCEE del 1957 all’art. 39 del vigente TFUE. La sostenibilità non era menzionata, e tuttora non è menzionata, fra le finalità assegnate alla politica agricola, mentre era ed è espressamente menzionata la sicurezza degli approvvigionamenti. Tuttavia c’era già nel 1957, e c’è tutt’ora, un aggettivo che fa riflettere: si parla di “sviluppo razionale della produzione agricola” (art. 39 lett. a).
La mente corre all’art. 44 della nostra Costituzione, ed al fine di “conseguire il razionale sfruttamento del suolo”. Il canone di razionalità è stato infatti uno degli strumenti, attraverso cui in Italia sono state introdotte e confermate misure in tema di tutela ambientale, anche in assenza di riferimenti testuali all’ambiente nel testo originale della Costituzione.
In sede europea il quadro generale di riferimento è mutato in modo significativo negli ultimi anni, pur lasciando immodificate le finalità assegnate alla PAC (v. gli artt. 4, 9, 11, 13 del TFUE). Sicché, sotto molti e concorrenti profili, i testi su cui è fondata la vigente architettura istituzionale dell’Unione Europea esplicitamente riconoscono la tutela dell’ambiente, della biodiversità, e dunque della sostenibilità, come valori essenziali, che devono guidare le scelte operative delle politiche europee, e fra queste anzitutto le scelte in tema di agricoltura.
Tutto ciò è presente nella PAC degli ultimi anni, ed ancor più nelle riforme del dicembre 2021, e nei documenti che le hanno precedute. Dal complesso di questi documenti emerge una dichiarata “Attenzione sempre maggiore alle questioni ambientali, sanitarie, sociali ed etiche ...”.
Nel contempo emerge il ruolo attribuito agli Stati membri ed al loro rapporto con l’Unione; ruolo significativo sul piano delle scelte di spesa, e di amministrazione e distribuzione delle risorse finanziarie assegnate, anche attraverso il nuovo strumento del Piano Strategico nazionale.
Le gravi sfide che stiamo vivendo – sfide poste già dalla crisi finanziaria del 2008, ed aggravate dai terribili conflitti di questi ultimi anni – hanno riportato l’attenzione sull’esigenza di garantire una produzione agricola che assicuri “un sistema alimentare solido e resiliente che funzioni in qualsiasi circostanza”.
La sostenibilità in agricoltura (e più in generale nell’intera filiera agroalimentare) si propone così come canone generale, con una pluralità di declinazioni: ambientale, ma anche sociale, economica, comunicativa, culturale e paesaggistica – come è stato sottolineato dalle relazioni e dagli interventi nell’incontro dedicato a questi temi, svoltosi presso l’Accademia il 22 maggio u.s. – investendo aree della regolazione giuridica ben più ampie di quelle tradizionali.
Le imprese agricole si trovano innanzi ad una disciplina, che ne accentua le responsabilità e ne valorizza il ruolo, che sembrava destinato ad appannarsi in epoche di globalizzazione e che l’attenzione al vivente enfatizza.
Sicché la sfida che oggi si pone alle Istituzioni, in sede europea e nei singoli Paesi, è nella riscoperta di una Politica Agricola Comune capace di coniugare nelle scelte quotidiane l’attenzione ai profili di sostenibilità ed a quelli produttivi, all’interno di un disegno istituzionale che valorizzi il contributo ed il ruolo dell’attività agricola.