In ricordo di Ildebrando Imberciadori

di Zeffiro Ciuffoletti
  • 14 May 2025

Ildebrando Imberciadori è stato fra i primi e i più solerti studiosi di storia dell'agricoltura con una visione di lungo periodo e attenta non solo ai fattori economici, ma anche a quelli giuridici, sociali, culturali e politici. Basti pensare alla "Rivista di Storia dell'agricoltura" che egli fondò e diresse ininterrottamente dal 1961 al 1995. Una rivista che è rimasta tuttora un punto di riferimento per gli studiosi e una fucina di formazione e promozione di tanti giovani storici. L'Accademia dei Georgofili, che ha sempre sostenuto la rivista, si è arricchita di un settore di studi che non fa che allargare e approfondire le tematiche degli studi dell'agricoltura a cui è legato il suo nome e la sua lunga storia. Già di per sé, questo giustifica il programma di iniziative varato dall'Accademia per ricordare la figura e l'opera di Ildebrando Imberciadori a trent'anni dalla sua scomparsa. Qui di seguito un breve profilo biografico di Imberciadori curato da Ilaria Clara Urciuoli e poi il programma delle iniziative.
Ildebrando Imberciadori, di cui si vuole qui ricostruire la bibliografia, fu storico, docente, preside, pioniere della storia dell’agricoltura, studioso dedito alla ricerca in archivio, fondatore e direttore per oltre trent’anni della “Rivista di Storia dell’Agricoltura”, socio di molte e illustri istituzioni culturali e, stando alle diverse testimonianze fornite da chi aveva avuto occasione di frequentarlo o saltuariamente incontrarlo, uomo che sapeva distinguersi per qualità personali. Così infatti lo ricorda Danilo Barsanti:  Ciò che colpiva in Ildebrando Imberciadori era la straordinaria modestia, la calda umanità, la connaturata pacatezza e la grande saggezza: semplice e schivo, dotato di una vasta cultura umanistica che aveva saputo mirabilmente combinare l'amore per la bella letteratura con il rigore offerto dall'approfondimento giuridico, sinceramente religioso senza farlo pesare, simpatico e cordiale […].
Nacque il 21 aprile 1902 a Castel del Piano (sul Monte Amiata) da una famiglia della media borghesia che nel Quattrocento aveva dato al territorio gonfalonieri e priori. Studiò presso i salesiani di Trevi e nel 1921 entrò come allievo ordinario alla Scuola Normale di Pisa. Laureatosi (con il massimo dei voti) nel 1924 in Lettere all’Università di Pisa e dieci anni dopo in Giurisprudenza all’Università di Siena, a partire dal 1927 fu docente di italiano e latino a Grosseto poi a Siena e a Pisa; nel 1939 intraprese la carriera di preside, dirigendo prima l’Istituto magistrale di Grosseto, poi alcuni licei classici a Siena, Pisa e Firenze. Di questi anni dunque le diverse pubblicazioni (che continueranno fino al 1950) sul sistema scolastico, che si affiancano a quelle sul tema che lo accompagnò per tutto l’arco della sua vita, ovvero la storia dell’Amiata e della Maremma. A questa terra dedicò parole che tradivano affetto e studi che le restituirono un ruolo diverso nella storia nazionale.
Si manifesta già in quegli anni la sua attenzione alla ricerca d’archivio e in particolare agli statuti: nel ’30 pubblica Santa Fiora e i suoi statuti del ‘500, cui seguì nel 1937 Constitutum Montis Pinzutuli (Monticello Amiata - Secolo XIII) e nel 1938 Il primo statuto della dogana dei paschi maremmani (1419) e Statuti del Comune di Montepescali (1427).
A tal riguardo Giovanni Cherubini ricorda come “lo scavo d'archivio, sul Medioevo, il Settecento o l'Ottocento […], rappresentò sempre per Imberciadori, o almeno sino a quando l'età glielo consentì, un insopprimibile bisogno del suo modo di affrontare la storia del passato. Per questo aspetto, anzi, la sua stessa competenza giuridica lo portò precocemente ad occuparsi e a pubblicare una serie di carte statutarie”.
Tra i primi liberi docenti di storia dell’agricoltura, dal 1960 si dedicò all’insegnamento accademico a Perugia e a Cagliari; nel 1968 divenne professore ordinario di Storia economica presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Padova, dove rimase fino al 1977.
Contestualmente all’inizio della sua carriera accademica fondò “Rivista di Storia dell’Agricoltura” (periodico dell’Accademia dei Georgofili di Firenze) che diresse ininterrottamente dal 1961 al 1995, portando un cospicuo contributo allo studio della storia delle campagne e allo stesso tempo dando vita attraverso quelle pagine a un interesse nuovo per quel settore.
Circa il suo approccio alla materia ho scritto:
Un metodo, quello di Imberciadori, che rifugge da ogni ideologismo e da ogni modello precostituito, economico o sociologico. Ciò che muove la sua straordinaria passione per la storia, per la sacralità della storia, non è l'ideologia, ma sono i valori, le idee e gli ideali. Al cuore della sua ricostruzione, pietosa e serena, aperta e drammatica nello stesso tempo, c'è la tensione a cogliere i «segni del tempo» e la vita in ogni sua dimensione. Il mondo rurale, che egli insegue nella ricerca storica, non si ferma ai rapporti di produzione, ai legami sociali, alle pratiche agronomiche, agli indicatori economici, ma diventa l'espressione di un mondo globale che comprende la terra, le piante, gli strumenti di lavoro, gli animali, i rapporti sociali e giuridici, la religione e la famiglia, il linguaggio, le passioni e le sofferenze: la zappa e l'aratro, la vanga e la falce, l'ulivo e la vite, il grano e il pane, il bove e l'agnello, l'aia e la casa, il frantoio, la chiesa, la strada, il prato e il bosco, il padrone e il contadino, il fattore e il notaio. Insomma un universo pulsante di vita. Un universo che Imberciadorı «lega» con la scoperta di ogni pur minimo nesso di collegamento fino a restituirci una trama fittissima di relazioni fra la natura, gli animali, gli uomini, e le tecniche produttive, i rapporti sociali e le norme giuridiche.
Lunga la lista delle istituzioni culturali di cui era socio6. Si ricorda anche il ruolo di consultore del Centro Nazionale di Studio e Documentazione Didattica. Diversi inoltre i riconoscimenti ottenuti a partire dal premio dell’Accademia dei Lincei (anno 1953) per l’opera Mezzadria classica toscana con documentazione inedita dal IX al XIV, cui seguirono il Grifone d'Oro del Comune di Grosseto (nel 1962), la Medaglia d'Oro di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte, l'Ambrogino d'Oro del Comune di Milano, la Medaglia d'Oro dell'Accademia dei Georgofili di Firenze e la qualifica di Cittadino Illustre del Comune di Castel del piano.
Non per ultimo Imberciadori fu marito (sposò nel 1928 Rosella Turillazzi) e padre di cinque figlie (Jole, Elina, Maria Luisa, Fiora e Giovanna).
Morì a 93 anni il 14 aprile 1995.
Presso Palazzo Nerucci a Castel del Piano è conservato l'Archivio Ildebrando Imberciadori che raccoglie i documenti dello studioso: divisi in quattro sezioni contenenti rispettivamente le bozze di articoli e saggi (in buona parte pubblicati), il carteggio di circa 700 lettere che permette di ricostruire la rete di rapporti con studiosi, politici e intellettuali7, la corrispondenza privata e il materiale iconografico raccolto. I documenti testimoniano l’attività dello storico amiatino dagli anni ’30 agli anni ’90. Sempre al Comune di Castel del Piano la famiglia ha donato la biblioteca dell'illustre studioso.