Le memorie di un tubetto di conserva, secondo Giovanni Ballarini

di Giulia Bartalozzi
  • 10 January 2024

Come ogni paesaggio, ambiente o cosa che ci circonda, anche gli alimenti, i cibi con i loro gusti, colori e sapori e le loro trasformazioni di cucina ci parlano, a volte in modo quasi spontaneo e per ciascuno di noi inconscio. Più spesso bisogna però imparare a interrogarli iniziando a dare loro un nome cercando anche di trovare in loro una nostra memoria che possa dare significato a un'innovazione, una svolta, un cambiamento. Questo ci dice Giovanni Ballarini nel suo ultimo libro MEMORIE DI UN TUBETTO DI CONSERVA - Interviste impossibili a cibi, gusti, colori della nostra cucina (Tarka edizioni, 2023, pag. 224, euro 17) dove l’autore con interviste impossibili racconta storie che permettono di interpretare tradizioni, mettere ordine e dare un senso a caotiche esperienze quotidiane di cibi, gusti e cucine donando forma a un vissuto umano che diviene comunicabile, comprensibile e può essere ricordato.
Giovanni Ballarini Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e Presidente Onorario dell'Accademia Italiana della Cucina, da quasi trent'anni svolge una ricerca scientifica di storia e antropologia alimentare pubblicando articoli su riviste e giornali e libri anche sotto forma di interviste impossibili nelle quali indaga fra libri e documenti, ponendo idealmente delle domande a cibi e oggetti. Conoscere i cibi e averne consapevolezza dà differenza alla qualità della vita e un mezzo particolarmente utile per acquisire questa consapevolezza è interrogarli direttamente, sottoponendoli a interviste impossibili. Fingere d’intervistare non solo persone ma anche oggetti è un genere letterario che in un ambito narrativo di storie è identificato come colloquio fantastico postumo. Con esercizi di ascolto e comprensione in questo libro ci si inoltra in una galassia vicina e lontana, splendida e misteriosa dove le parole conservano segreti insondabili e come il Professore di Filosofia dell’Università di Genova Giuseppe Benelli scrive nella prefazione del libro divengono uno strumento per riflettere, per ragionare sulla storia e sulle storie che ogni cibo porta con sé, arrivando da epoche lontane, da paesi remoti, presupposto per il confronto e quindi il dialogo. Fonte di meraviglie anche, perché partendo da un’etimologia di un alimento, un oggetto o strumento di cucina, un sapore o anche un colore di un cibo magicamente accende una luce dentro di noi, sorpresi da qualcosa che non sapevamo o credevamo di non sapere.
Un libro con un titolo intrigante e che ha la sua ragione nel fatto che il tubetto è spremuto facendo uscire il suo contenuto, come le idee e il pensiero del libro che da questo escono per arrivare ad altri. Duecento pagine di questo libro narrano molte cose ai più ignote o dimenticate su cibi che usiamo ogni giorno e da qui le ragioni per leggerlo per scoprire anche il segreto insondabile delle parole che raccontano ogni storia sul cibo, quelle in cui Giovanni Ballarini è maestro.