Italia in ritardo, solo poche città scommettono sul verde e sulle bici

di Francesco Ferrini
  • 25 October 2023

Siamo ormai in piena era dell'Antropocene, un'epoca in cui le attività umane sono diventate la forza trainante delle principali trasformazioni globali, spesso a discapito dell'equilibrio del nostro pianeta. In questo contesto, una delle questioni più preoccupanti è l'inadeguatezza con cui molte città pianificano e gestiscono le aree verdi.
Le città sono sempre più cementificate e la natura, quando è presente, sembra ridursi a piccoli angoli relegati tra grattacieli e strade trafficate. Quando parliamo di aree verdi, la visione dominante sembra essere quella di un "tocco estetico", un piccolo accessorio per abbellire il panorama urbano, piuttosto che un elemento essenziale per il benessere delle persone e l'equilibrio ecologico della città.
La pianificazione del verde, in molte amministrazioni, non tiene conto dell'importanza fondamentale degli alberi. Non parliamo solo della loro capacità di produrre ossigeno, ma anche del loro ruolo nella regolazione termica delle città, nella protezione contro l'inquinamento atmosferico e sonoro, nella regolazione delle precipitazioni estreme e nell'offrire habitat a numerosi organismi viventi, nonché nel migliorare la salute mentale e fisica delle persone. Invece di valorizzare queste funzioni ecologiche, sociali e anche terapeutiche, le politiche urbane spesso privilegiano interventi a breve termine, optando per piante a basso costo di acquisto e gestione, senza considerare le specifiche esigenze del contesto locale. In altre parole, si cerca più una soluzione "estetica" che funzionale.
Una pianificazione urbana sostenibile richiede una comprensione profonda delle interazioni tra piante, suolo, acqua e aria. Gli alberi non sono meri ornamenti, ma attori principali di questo sistema interconnesso. Quando scelti e posizionati correttamente, possono ridurre i costi energetici, proteggere dalle tempeste e contribuire a creare spazi pubblici piacevoli e vivibili. All’opposto, un verde pianificato senza una vera visione strategica può risultare controproducente.
Ma il nostro Paese sta realmente facendo qualcosa per migliorare la sostenibilità dei centri urbani? Se c'è una cosa che l'Europa ci ha insegnato negli ultimi anni, è che l'ambiente dovrebbe essere al centro delle nostre preoccupazioni. Da Amsterdam a Stoccolma, le città europee hanno lanciato iniziative audaci per ridurre le emissioni, promuovere la mobilità sostenibile e creare spazi verdi per i cittadini. Mentre in molte metropoli del vecchio continente si respira aria più pulita e si apprezzano parchi urbani in crescita, l'Italia sembra essere rimasta indietro in questa rivoluzione verde.
Amsterdam ha introdotto un ambizioso piano per diventare completamente a emissioni zero entro il 2030. La città ha ridotto drammaticamente il traffico automobilistico nel suo centro, sostituendolo con ciclisti e pedoni. I canali, una volta soffocati dallo smog, sono ora cornici cristalline di un ambiente urbano in equilibrio con la natura.
Guardiamo poi a Copenaghen, dove oltre la metà della popolazione si sposta in bicicletta ogni giorno, grazie a una rete ciclabile estensiva e sicura. O a Stoccolma, che ha investito massicciamente in energia rinnovabile e gestione dei rifiuti, diventando un modello di sostenibilità.
E l'Italia? La nostra nazione sembra stentare a tenere il passo. Se è pur vero che nove città italiane (Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino) si sono finalmente decise a impegnarsi per raggiungere la neutralità climatica nel 2030, anziché nel lontano 2050, ci si chiede: perché solo nove? Le restrizioni al traffico, quando vengono introdotte, sono spesso contestate e difficili da applicare. I nostri parchi urbani, benché belli, non possono competere con l'espansione e la cura degli spazi verdi in altre città europee.
È tempo di mettere l'ambiente in cima alla lista delle priorità e che le città riconoscano il valore inestimabile degli alberi e delle aree verdi, non solo come "complementi" del paesaggio urbano, ma come pilastri fondamentali di un'urbanistica sostenibile. prima che sia troppo tardi. Per assicurare un futuro vivibile e resiliente, è essenziale cambiare prospettiva e mettere la natura, e in particolare gli alberi, al centro delle decisioni urbanistiche. La bellezza del nostro Paese non merita meno.