Una curiosa striscia dei Peanuts di Schulz dedicata a Rachel Carson (1963)

di Giacomo Lorenzini
  • 25 October 2023

Tutti conoscono Charles M. Schulz (1922-2000), considerato l’autore di fumetti (‘cartoonist’) più influente della storia. La sua striscia giornaliera, denominata ‘Peanuts’ (‘noccioline’), è comparsa in migliaia di giornali quotidiani in oltre 70 Paesi e una ventina di lingue ed è tuttora oggetto di repliche. La produzione complessiva, nell’arco di 50 anni, sfiora le 18.000 unità. Quella che è certamente la saga umoristica più deliziosa nella storia è centrata sulle vicende di un gruppo di bambini (Linus, Charlie Brown, Lucy, ecc.) e del cane bracchetto umanizzato Snoopy, dei quali l’autore mette in evidenza, con una grafica essenziale ma efficacissima, le sfaccettature psicologiche pur all’interno di caratteri tipici che ne fecero delle vere e proprie maschere. Le frustrazioni, insicurezze, illusioni e ansie dei personaggi bambini dei Peanuts hanno sempre rispecchiato quelle dei lettori adulti, aggiungendovi tenerezze fanciullesche che hanno appassionato i lettori, costruendo nel tempo un successo presso generazioni diversissime. La serie ha raccontato la società americana del secondo Novecento in equilibrio fra ironia, filosofia e poesia e un intellettuale della statura di Umberto Eco annovera l’autore fra i più importanti protagonisti della letteratura statunitense. Il sogno americano visto ad altezza di bambino (o di bracchetto) diventa una commedia umana con profonde riflessioni esistenziali filtrate dall’innocenza dell’infanzia.
Da attento osservatore della società, Schulz non poteva non imbattersi nella figura di Rachel Carson, la biologa che coraggiosamente si è battuta per attrarre l’attenzione dei decisori pubblici sui pericoli legati all’uso indiscriminato degli insetticidi di sintesi, DDT in primo luogo (https://www.georgofili.info/contenuti/rachel-carson-1907-1962-la-biologa-americana-che-ci-ha-fatto-capire-per-sempre/28520, https://www.georgofili.info/contenuti/quando-ai-cannibali-della-polinesia-non-era-consentito-mangiare-gli-americani/28543). Personaggio popolarissimo, la coraggiosa autrice del volume “Silent Spring” viene individuata come donna eroica e figura di riferimento positiva (oggi, forse, diremmo ‘influencer’) per le bambine e le ragazze. Ad esempio, Lucy, l’ardente femminista sorella di Linus, dichiara orgogliosa a Charlie Brown che la propria mazza da baseball è firmata non da campioni maschili, ma da Rachel Carson! (https://www.facebook.com/silentspringmovie/photos/a.291983947574998/291986730908053/?type=3&locale=zh_CN).
Una delle strisce a lei dedicate presenta, però, alcuni aspetti quantomeno curiosi. Si tratta di quella pubblicata in origine il 20 febbraio 1963. Il libro era uscito con grande clamore alla fine di settembre 1962, ma in realtà ampi stralci erano ben noti da alcuni mesi, essendo stati anticipati dal settimanale The New Yorker. L’impatto sull’opinione pubblica era stato impressionante e Rachel era saldamente in testa alle classifiche di vendita. Per tutti era l’autrice di Silent Spring, anche se in passato la sua notorietà era stata legata a una trilogia di testi dedicati alla vita nel mare, l’ultimo dei quali edito nel 1955. Cionostante, quando Lucy – adagiata con le spalle sul pianoforte giocattolo di Schroeder – se ne esce con una profonda riflessione (“Rachel Carson dice che quando la nostra Luna è nata non c’erano oceani sulla Terra”), tale da suscitare la reazione del ragazzo (“Non fai altro che parlare di Rachel Carson”), il riferimento non è all’attuale (allora) e prevalente motivo della fama di Rachel (la campagna ambientalista), ma al suo trascorso (oramai remoto) di biologa marina.


Forse per comprendere i motivi di questa scelta è utile ripercorrere le settimane dell’estate 1962 che hanno accompagnato la pubblicazione di Silent Spring. A fronte del successo editoriale e di consenso nell’opinione pubblica, il volume era stato fortemente osteggiato dal mondo industriale, preoccupato da una parte del calo di vendite di insetticidi, ma anche dell’inevitabile inasprimento del quadro normativo che la classe politica stava preparando. Viene messa in campo una campagna di discredito della figura della Carson, articolata su varie strategie, supportate da adeguati finanziamenti. Innanzitutto, si attivano iniziative promozionali finalizzate a valorizzare l’indispensabile ruolo della difesa chimica contro gli insetti nocivi per uomo ed ecosistemi. Si tratta di materiali one sided, basati per lo più su casi-limite, ma capaci di stimolare l’opinione pubblica. Ad esempio, veniva evidenziato il sostanziale contributo al contrasto agli insetti vettori di agenti di malattie, a cominciare da malaria e tifo. Contemporaneamente, vedono la luce interventi pubblici (es. “lettere al direttore”), che, privi di qualsivoglia fondamento scientifico, attribuiscono i disastri ambientali della mancata selettività degli insetticidi ad altre cause, come… il traffico automobilistico. Ma la maggior parte della “Anti-Carson machinery” si basava su attacchi personali nei confronti dell’autrice. In particolare, partendo dal presupposto che i successi dell’Industria chimica erano paradigma dell’American way of life, Rachel veniva dipinta, di volta in volta, come disfattista, antipatriottica, isterica femminista e possibile agente al servizio di una superpotenza nemica (era il periodo della “guerra fredda”). Infine, la campagna di difesa degli interessi industriali, dopo avere fallito nel tentativo di impedire addirittura la pubblicazione di Silent Spring, prevedeva autentici ricatti nei confronti degli editori che avessero dato spazio a recensioni favorevoli al volume. In particolare la minaccia riguardava il taglio delle inserzioni pubblicitarie, argomento al quale il mondo dell’editoria è notoriamente sensibile. Non ci sono prove, sia chiaro, ma qualcuno malignamente potrebbe pensare che la soluzione di attribuire a Lucy il riferimento (datato) alla Carson biologa, piuttosto che quello (attuale, all’epoca) dell’ambientalista militante possa avere una motivazione… concreta.

PS: Snoopy è stato, in seguito, testimonial di una campagna del Rachel Carson Council contro i trattamenti chimici nei giardini domestici.