Perché gli italiani mangiano poca frutta

La sostituzione edonista con cibi di alte qualità di piacere e con particolare valore simbolico è una delle cause della diminuzione della frutta nella dieta dei popoli ricchi.

di Giovanni Ballarini
  • 11 October 2023

Perché gli italiani mangiano sempre meno frutta? Non facile se non impossibile rispondere in modo semplice a una domanda su un fenomeno molto complesso e che riguarda l’Italia come altre società ricche e industrializzate. Alcuni richiami e considerazioni possono aiutare a comprendere la una scarsa presenza di frutta nell’alimentazione italiana e gli insuccessi fatti per aumentarne l’uso.
Da tempo sappiamo che i nostri antenati, tra i cinque e i tre milioni di anni fa, erano frugivori con un comportamento inscritto nella nostra genetica e che ancora oggi ci fa preferire la frutta individuata e gradita per il suo colore ed essere acidula, dissetante e dolce per il contenuto di zuccheri dolci, oltre a divenire fermentescibile producendo un alcole inebriante (Mark F. Teaford, Peter S. Ungar - Diet and the evolution of the earliest human ancestors – PNAS, 97, 13506 – 13511, 2000). Anche il mito di un favoloso Eden narra di un’alimentazione frugivora prima che l’uomo divenisse carnivoro, agricoltore e allevatore. Sempre il mito racconta che durante un banchetto Eris, la dea della discordia, getta una mela con l'iscrizione "alla più bella" scatenando i litigi furibondi tra Era, Atena e Afrodite. Per questo, in tutte le culture umane, la frutta è un cibo eccellente, prezioso, non sempre di facile reperimento e che le classi ricche e dominanti vogliono riservarsi.
In un’Italia recentemente divenuta ricca, scarso e insufficiente è il consumo di frutta. Secondo l’ISTAT (biennio 2021-2022) poco più della metà delle persone di 18 - 69 anni (52%) consuma una o due porzioni di frutta o verdura al giorno, il 38% consuma tre, quattro porzioni, una piccola quota di persone (3%) dichiara di non consumare né frutta né verdura mentre meno del 7% ne consuma la quantità raccomandata dalle linee guida per una corretta alimentazione, cioè cinque porzioni al giorno. Secondo le attuali conoscenze nutrizionali, i consumi di frutta degli italiani sono insufficienti per un buono stato di salute e non sono giustificati da una sua disponibilità molto ampia, quando tra mercati rionali, supermercati, fruttivendoli spesso aperti in ogni ora del giorno e in ogni stagione vi è un’ampia possibilità di scelta di prodotti interi e della quarta gamma confezionati in vaschetta.
Perché oggi, proprio nelle società più ricche, la frutta è divenuta un cibo minoritario e in progressiva diminuzione nella dieta, anche se non prevalente nei paesi ricchi come l’Italia? Gli scarsi consumi di frutta fanno parte di un fenomeno complesso oggetto di molte ricerche (Konttinen H., Sarlio-Lähteenkorva S., Silventoinen K. et alii - Socioeconomic disparities in the consumption of vegetables, fruit and energy-dense foods: the role of motive priorities - Public Health Nutrition 16 (5), 873 – 882, 2013 – Sanchez-Flack J. C., Anderson Cheryl A. M., Arredondo E. M. - Fruit and Vegetable Intake of US Hispanics by Food Store Type: Findings from NHANES - J Racial Ethn Health Disparities,  6 (1), 220 – 229, 2019.  Jody Harris, Maarten van Zonneveld, Enoch G. Achigan-Dako et alii - Fruit and vegetable biodiversity for nutritionally diverse diets: Challenges, opportunities, and knowledge gaps - Global Food Security, 33, 100618, 2022).
In Italia in particolare il fenomeno s’inserisce in quello più ampio del progressivo abbandono da parte degli italiani della loro antica e tradizionale Dieta Mediterranea. Fondamentale è anche l’abbandono di uno stile alimentare italiano scandito in pasti giornalieri nei quali la frutta compariva in quelli del mezzogiorno e della sera, mentre oggi diffusa è l’abitudine di mangiare fuori casa non più con un menù tradizionali ma con un monopiatto e comunque in costante assenza della frutta.
Come è stato possibile eliminare una più o meno forte deriva genetica di un’alimentazione in parte frugivora e una tradizione culturale che considerava la frutta una preziosa rarità consumata solo in limitate occasioni o come un premio e oggi accessibile per una gran parte della popolazione? Perché quando gli italiani sono diventati ricchi hanno aumentato i consumi di carne, ma non di frutta? La risposta a questi interrogativi sta anche nella sostituzione edonista della frutta con altri cibi con alte qualità di piacere e con un valore simbolico di tipo psicologico anche inconscio. Non dimenticando inoltre che la sostituzione di un cibo con un altro è un fenomeno diffuso, anche se poco considerato e d’approfondire, come quello della patata che sostituisce la rapa, il fagiolo americano molti legumi nostrani, la pasta le zuppe e così via.
La frutta un tempo era un segno di un alto livello sociale e anche un premio, per cui toglierla dalla dieta era un castigo. Ora non è più così e alimenti di distinzione sociale sono altri, in una sostituzione alimentare soprattutto di tipo edonista tra cibi di alte qualità di piacere e dotati di un valore simbolico. Nella diminuzione della frutta nella dieta italiana buon esempio è quanto avvenuto nel tradizionale pranzo o nella cena borghese quando il dessert era costituito da formaggio, dolce e frutta, mentre oggi rimangono solo i dolci e i gelati con una grande varietà di presentazioni visive e sapori che hanno completamente spodestato e sostituito la frutta. In modo analogo è avvenuto per uno spuntino meritato (da qui merenda) dato per premio e dove un frutto è ora completamente sostituito da una delle infinite merende e merendine di un’industria alimentare che dà loro caratteri gustativi e anche estetici di pregio. In questo modo, sempre nuovi cibi e soprattutto attraenti preparazioni alimentari di dolci sapori preparati da cuochi e industrie contribuiscono a sostituire ed eliminare la semplice frutta dall’alimentazione italiana.
Nel processo di sostituzione ora delineato, limitata importanza sembra avere è il prezzo della frutta, spesso chiamato in causa nella diminuzione dei consumi, perché basta confrontarlo con quello dei gelati, un settore in sempre più rapida crescita, e quando una pallina di gelato ha un costo medio di un Euro, circa quanto mezzo chilogrammo di mele. Scarso valore, se non una funzione negativa, è forse aver indirizzato la comunicazione sulle caratteristiche funzionali della frutta, che nessuno nega, ma che le dà un carattere quasi medicinale o paramedico, come il proverbio che “una mela al giorno leva il medico d’attorno” perché nelle società ricche, a tavola hanno più successo i messaggi edonisti di piacere che non quelli medicamentosi o paramedici.
La sostituzione edonista della frutta con nuovi cibi dotati di alte qualità di piacere e con particolare valore simbolico è quindi da considerare tra le cause della diminuzione della frutta nella dieta degli italiani.