Pesche immangiabili: sotto accusa le politiche della GDO

di Lorenzo Frassoldati*
  • 20 September 2023

Ai primi di settembre ho messo quasi per caso questo post su Facebook e Linkedin: “Nettarine bianche comprate a circa 3,5 €/kg in una catena GDO di prima fascia (no discount). Appena comprate erano dure, immangiabili; lasciate 2-3 giorni in casa a temperatura ambiente invece di maturare si sono raggrinzite, diventate mollicce, insapori, tornate all’origine: immangiabili. Le catene della GDO, che fanno sempre la lezione al mondo produttivo, ripetono sempre di puntare sulla qualità, sostenibilità, innovazione, ecc. Dovrebbero invece puntare in primo luogo a vendere frutta buona, altrimenti come dar torto ai consumatori che ne comprano sempre meno?"

Il successo è stato immediato con migliaia di visualizzazioni e commenti. Eccone alcuni raccolti tra Facebook e Linkedin:
- Davide Tromballi: “Non sempre chi acquista Ortofrutta (nella GDO) ha una preparazione e soprattutto una passione per la produzione e consumo di Ortofrutta. Per una logistica ed idea di vendita di lungo termine si ha insegnato ed obbligato a staccare frutti crudi, duri e insapore. Nessun investimento di insegnamento al consumo e ricerca varietale su profumo, sapore ma solo su colore e forma giusto per vendere ed acquistare solo con gli occhi. Le famiglie ed i ristoranti scelgono e/o offrono sempre meno frutta di stagione. Cosa possiamo immaginare o pretendere per il futuro…! È e sarebbe un lavoro duro che andrebbe fatto, con molta più attenzione e dedizione a quando, cosa e come si acquista. Visitare i produttori durante la stagione, prima della raccolta, assaggiare il prodotto con loro, in magazzino, la gestione nei punti vendita. Io cerco di fare la mia piccola parte nel mondo del biologico ma è una goccia nel mare”.
- Anna Parello: “Concordo, qualità palatale al centro, come ho scritto nel mio ultimo articolo. Il che vuol dire gestione della qualità non solo in campo, ma anche in magazzino. Pensiamo al disastro dello SmartFresh per le pere”.
- Gian Battista Ronza: “E’ vero … la fragranza e le qualità organolettiche sono sempre state la natura dell’ortofrutta, in questi ultimi anni però si è inseguito prevalentemente il prezzo e le referenze fisse a tutti i costi”
- Massimiliano Fusi: “La reazione è dovuta ad una eccessiva frigo-conservazione”.
- Fabio Neri (Despar Nordovest): “E’ molto difficile sapersi muovere tra le diverse varietà e le diverse stagionalità dei prodotti. In particolare per catene che spostano volumi importanti e che hanno necessità di continuità. Poi sicuramente è importante puntare a vendere frutta buona da mangiare per avere il ritorno del consumatore”.
- Teresa Diomede: “Probabile rottura della catena del freddo”.
- Mariateresa Naretto: “Ovunque si acquisti oggi la frutta, a tutti i prezzi possibili e immaginabili, si ha la stessa reazione delle tue pesche, e questo mi indispettisce molto. Ho la sensazione di aver sprecato un sacco di euro per niente”.
- Davani Paolo-Agostino: “Le fanno raccogliere non mature, le conservano in frigo e gli fanno prendere colore con la somministrazione di gas. La frutta è così immangiabile. Quest’anno ho mangiato frutta buona solo quando l’ho comprata direttamente dai produttori che l’hanno raccolta matura dalla pianta. Raccolta a maturazione si è conservata per svariati giorni, perfetta e buonissima”
- Gloria Ciabattoni: “Io ho mangiato e sto mangiando frutta e verdura buonissime grazie al fatto che ho molto vicine piccole aziende agricole che vendono direttamente. Anche io quando abitavo a Bologna compravo la frutta al super, adesso mai più”
- Marco Mangiarotti: “E’ tutta l’estate che compro frutta spesso immangiabile e cara alla Gdo. Come è possibile?”
- Gianni Guagliumi: “Con le pesche casca l’asino. Raccolte troppo acerbe poi fanno quella fine lì. Ho la fortuna di aver un suocero 89enne ex frutticoltore che ha tenuto una decina di alberi di pesche che maturano da luglio a settembre. Raccolte al momento giusto sono una squisitezza (effetti collaterali a parte)”.
- Renzo Malatesta: “Tutta colpa delle nuove varietà che devono durare in eterno …senza maturare”.
- Chicca Manca: “Tengono frutta e verdura in frigoriferi a maturare. Poi mettono in vendita e appena non sono più in frigo diventano immangiabili”.
- Andrea Prandi: “GDO=Grande Danno Organizzato”.
- Franchini Roberto: “Sono tutti d’accordo di venderti porcherie dal produttore al commerciante alla grande distribuzione! Le raccolgono acerbe, le fanno maturare in cella e non gli frega niente se le butti via perché si deteriorano fuori dalla cella in un giorno…io non compro più frutta e verdura nei super mercati e discount tanto la butterei nell’umido!”.
- Paola Grasso della Rocca: “Mi spiegate perché non andate a fare la spesa dai contadini e vi ostinate ad andare nei supermercati? Io davvero non vi capisco!”.
- Marco Ferro: “Quasi tutta la frutta acquistata in GDO ha le stesse caratteristiche purtroppo. Raccolta acerba, trattata, non matura ma avvizzisce, marcendo talvolta”.
- Leo Bollettini: “Le nettarine a polpa bianca sono le più buone. Ma sono anche più delicate e vanno per questo trattate professionalmente. Ho pure il sospetto, nella fattispecie, che si siano gelate in frigo (magari una fonte di freddo diretta?)”.
- Aurelio Pannitteri: “Si raccoglie con il 70% di maturazione, quando è troppo verde, poi non matura e puoi solo buttarla”.
- Roberto Giuliani: “Sono cresciuto in un’epoca in cui la frutta la riconoscevi prima dall’odore e poi alla vista. Oggi quando entri in un supermercato (dove mi guardo bene dal comprarla) fatichi a sentire un odore di frutta, eppure ne vedi a quintali. Sul fatto che siano colti acerbi è risaputo, la ragione è legata al fatto che devono essere trasportati spesso per centinaia se non migliaia di chilometri. Questo perché noi abbiamo accettato l’idea di avere tutto e subito, senza rispettare stagioni e cicli naturali. La nostra ingordigia ci porta a volere cose tutt’altro che necessarie e in momenti sbagliati. Il fruttivendolo, una volta, aveva la frutta disponibile al momento e proveniente quasi totalmente dalle zone circostanti, tranne laddove non c’erano produzioni, questo ti garantiva frutta maturata giusta e saporita. La GDO ci osserva e asseconda i nostri capricci, con questi risultati. Inoltre la GDO impone i prezzi agli agricoltori, che fanno la fame, mentre al supermercato paghi tanto credendo sia poco, il guadagno è spesso superiore al 300%. Noi paghiamo quello che meritiamo, tanto pochi si accorgono davvero di cosa stanno mangiando. Il gusto si può condizionare facilmente, per questo esistono gli esaltatori di sapore, gli additivi, gli aromi ecc. Se seguiamo solo il nostro gusto, senza capire cosa stiamo mangiando realmente, siamo fregati. Il gusto si forgia con l’esperienza, non è qualcosa di statico, se cresci a merendine, nutelle e prodotti industriali avrai un gusto fortemente condizionato. Un gelato naturale ti sembrerà insipido perché non sarai più abituato a percepire i sapori puri, non esaltati. Mah…”

Miei commenti finali: “Capisco chi ha il frutteto sotto casa o l’amico/nonno/parente nelle vicinanze con la frutta matura, ma la gente comune va al market in larga maggioranza a fare la spesa ed è il market il garante della qualità del prodotto (come ripetono sempre i loro responsabili). Come dicono certi cuochi: bisogna assaggiare i cibi che si cucinano. Così i buyer delle catene della GDO dovrebbero assaggiare la frutta che vendono a caro prezzo o comunque collaborare davvero coi produttori per far sì che il prodotto sia buono al gusto e al palato. Invece l’unico criterio è il prezzo da pagare al fornitore, in genere il più basso possibile, se poi la gente compra frutta bella ma immangiabile non è più un problema loro. Ma così si rovina il mercato e aumenterà l’import. In sintesi: fammi pagare 5 centesimi in più ma dammi un prodotto buono, che sia mangiabile”.
Ancora un mio commento: “Certo dietro 1 kg di frutta di stagione immangiabile c’è il fallimento di una intera filiera, dal campo al magazzino al supermercato. Il fallimento si traduce nella crescente disaffezione del consumatore che paga (caro) per un prodotto che finisce spesso nella spazzatura. Bisogna rimettere il gusto, e non il prezzo, al centro delle politiche dei responsabili della frutta fresca delle varie catene della GDO. In un rapporto di vera partnership col mondo produttivo, non di ricerca comunque del prezzo più basso”.
Chiedo scusa ai lettori perché mi sono un po’ dilungato, però volevo dare conto delle valutazioni espresse in gran parte da non addetti ai lavori. Che conclusioni trarre? In tema di qualità, in generale, c’è scarsa fiducia negli acquisti fatti al supermarket. Come dire: vado al market perché è comodo, però compro il minimo, perché ho preso troppe fregature. Un atteggiamento spesso ingeneroso perché alcune catene in effetti sono meglio di altre nella selezione e gestione del prodotto e nella cura espositiva del reparto ortofrutta. Poi non è solo la Gdo ad avere un problema di qualità: anche la frutta di dettaglianti e “km zero” vari, in molti casi, quest’estate non ha soddisfatto i consumatori, soprattutto con drupacee, meloni, angurie. Però la sfiducia crescente esiste, ed è innegabile. Il che porta a una prima conclusione: finché non migliorerà la qualità del prodotto venduto in GDO, difficilmente potranno ripartire i consumi. Il che è particolarmente vero per la frutta estiva, più legata alla stagionalità.
Poi, ultima considerazione, la professionalità degli addetti ai lavori, cioè dei buyer, coloro che comprano ortofrutta per le varie catene. La loro formazione è affidata quasi sempre all’esperienza sul posto di lavoro, affiancano i colleghi più anziani ed esperti per poi crescere e camminare con le proprie gambe. Sono l’interfaccia tra il mondo produttivo – che chiede la giusta remunerazione del prodotto a fronte del rispetto di standard produttivi, disciplinari, certificazioni ecc – e gli obiettivi di business delle loro aziende. Servirebbero più passione per il prodotto, più conoscenza e più attenzione per le aziende agricole – che sono la vera “fabbrica della qualità” – non solo capacità di strappare il prezzo più basso nella trattativa. La povera Annabella Donnarumma mi aveva confidato che voleva chiudere la sua carriera occupandosi a tempo pieno della formazione dei buyer, un tema cruciale di cui nessuno si occupa. Non ne ha avuto il tempo, purtroppo. Ma il tema esiste, ed è grande come una casa.

*direttore del Corriere Ortofrutticolo