Rachel Carson (1907-1962), la biologa americana che ci ha fatto capire per sempre il modo in cui l’umanità deve confrontarsi con il mondo naturale

L’Università di Pisa organizza un evento per celebrare i 60 anni dall’uscita del volume “Silent Spring”.

di Giacomo Lorenzini
  • 20 September 2023

Non è facile che un libro cambi la storia di un popolo, o quantomeno contribuisca in maniera determinante a modificare l’angolo di lettura di un determinato contesto sociale. È, questo, ad esempio, il caso della Capanna dello zio Tom, un romanzo scritto nel 1852 da Harriet Beecher Stowe, che ebbe un profondo effetto sugli atteggiamenti nei confronti degli afroamericani e della schiavitù negli Stati Uniti, contribuendo fortemente al cambio culturale che faticosamente aprì la strada alla causa abolizionista. Ma c’è almeno un altro esempio mirabile, anche questo opera di una donna, Rachel Carson: Primavera silenziosa (in originale Silent Spring), uscito nel 1962. A lei si deve una coraggiosa denuncia dei modi impropri con i quali l’Uomo si stava misurando con la natura. In particolare, avevano attirato la sua attenzione i trattamenti indiscriminati con insetticidi organici, in particolare il DDT, che causavano, lo sterminio non solo di popolazioni di insetti (e non solo di quelli nocivi), ma anche disastrose conseguenze sui componenti delle reti trofiche naturali. Il paradigma più iconico era quello della moria dei pettirossi, uccelli insettivori che si cibavano di artropodi avvelenati, subivano il fenomeno della biomagnificazione (il processo di accumulo di sostanze tossiche che risale le catene alimentari partendo dai livelli trofici più bassi) e venivano sterminati. Ed ecco che le primavere… diventano ‘silenziose’. Altro tema assai delicato era quello relativo alla intossicazione dei rapaci che, allorquando il loro organismo si ‘arricchisce’ di insetticidi cloro-organici (come il DDT, assunto anche in questo caso a seguito di passaggi tra i componenti della piramide alimentare) vedono assottigliarsi lo spessore del guscio delle uova, che finisce con lo sgretolarsi durante la cova. Lo stesso simbolo americano, l’aquila calva, era a rischio di estinzione.
Nata e cresciuta nella Pennsylvania rurale, la Carson manifestò sin da piccola una grande predilezione per l’ambiente naturale e un innato talento nella scrittura. Laureata in Biologia marina viene assunta dal Fish and Wildlife Service, proprio con il ruolo di addetta alla comunicazione, e intreccia una fervida rete di relazioni scientifiche. Tra il 1941 e il 1955 dette alle stampe tre volumi di grande successo, apprezzati da un pubblico di ogni età, che descrivevano in modo coinvolgente, originale e poetico la vita degli esseri marini. Ma è nel 1958 che avviene la svolta che porterà alla creazione del mito. È di quel periodo il suo coinvolgimento nelle tematiche relative all’impatto ambientale dei prodotti chimici distribuiti nell’ambiente. La situazione era critica: trattamenti con l’insetticida DDT (brevettato da una decina di anni) venivano applicati anche con mezzi aerei senza alcun rispetto dei principi più elementari del buon senso e dell’ecologia. Venivano così combattuti artropodi nocivi di piante forestali, agrarie e ornamentali, così come parassiti di animali in produzione zootecnica. In realtà al DDT vanno attribuiti anche ruoli positivi, essendosi dimostrato un’arma vincente per gli Alleati nella II Guerra mondiale, in quanto capace di contrastare efficacemente insetti vettori di patogeni dell’uomo, quali gli anofeli per la malaria e i pidocchi per il tifo. Terminato il conflitto si aprirono enormi mercati per questi prodotti, che – al di fuori di ogni regolamentazione e di ogni studio di impatto ambientale e sanitario – venivano resi disponibili per il pubblico (in libera vendita) per trattamenti domestici (contro mosche, formiche, zanzare, blatte); un’applicazione che oggi ci lascia allibiti, ad esempio, era quella dell’impregnazione della carta da parati da applicare alle pareti delle camerette per bambini, così da tenere lontano i fastidiosi inquilini. Quanta incoscienza, diremmo oggi, ma all’epoca si faceva fatica a mettere a freno l’idea che l’Uomo potesse disporre a propria volontà delle risorse naturali. Del resto, la recente esperienza dell’atomica stava a dimostrare le nostre infinite capacità.
Rachel Carson impiegò quattro anni a completare il volume che la consegnerà alla Storia. Questo periodo viene dedicato a ricerche in letteratura, interviste a ricercatori, partecipazione a convegni, così da giungere a un quadro completo degli effetti deleteri dei trattamenti indiscriminati con DDT e analoghi composti. Nel giugno 1962 l’editore fa uscire sul settimanale The New Yorker anticipazioni del volume e l’effetto è esplosivo. Grande apprezzamento da parte dei lettori (tra i quali J.F. Kennedy) e altrettanta notevole preoccupazione da parte dell’industria chimica, che teme ripercussioni negative (in particolare un inasprimento delle normative) e imposta una campagna di controinformazione, basata su articoli, referenze negative e prese di posizione di personaggi più o meno autorevoli. Si arriva a minacciare gli editori di ‘tagliare’ gli investimenti pubblicitari nel caso di presa di posizione a favore del libro. I punti fondamentali di quella che possiamo definire «anti-Carson machinery» sono così riassumibili:
- L’autrice non è competente in materia ed è caduta in numerosi errori. In realtà Rachel si è documentata adeguatamente e tutti i capitoli sono stati accuratamente revisionati da specialisti. Ciononostante, alcune imprecisioni sono rimaste, ma esse sono assolutamente ininfluenti sulla qualità complessiva del lavoro.
- Essa ha ignorato totalmente i benefici degli insetticidi, ad esempio nel contrasto ai vettori della malaria e il suo ‘isterismo’ (che porterà al bando del DDT nei primi anni ’70) è di fatto causa della morte di milioni di esseri umani (in particolare bambini) decimati dalla malaria. Questa osservazione è palesemente in contrasto con quello che Rachel Carson non mancava di segnalare come suo essenziale punto di vista: ella non si batteva per un bando totale dell’impiego dei prodotti chimici in questione, ma auspicava una regolamentazione razionale della materia, una intensificazione delle ricerche sui mezzi alternativi e sugli effetti a lungo termine di queste sostanze.
Ma la campagna denigratoria andò oltre e sconfinò nel personale. Erano sotto accusa il fatto di «essere single e di non avere figli», evidentemente condizioni ritenute penalizzanti dal mainstream culturale dell’epoca per potere esercitare il proprio diritto di critica; venivano formulate infamanti accuse di disfattismo (in pratica chi avversava l’industria era contro l’American way of life…) e di antipatriottismo. Sembra trasparire risentimento verso una tecnologia dominata da maschi. È da sottolineare che la maggior parte dei protagonisti di queste azioni erano non solo dirigenti aziendali, ma anche ricercatori pubblici che spesso usufruivano di finanziamenti proprio da parte delle compagnie chimiche. La quasi totalità degli entomologi americani all’epoca lavorava sull’efficacia delle molecole via via messe a disposizione dall’industria; è lecito sollevare qualche dubbio sulla integrità morale di almeno una parte di questi soggetti.
Rachel era gravemente ammalata già al momento dell’uscita del volume e sarebbe mancata nell’aprile 1964. Ma non mancarono i riconoscimenti per la sua opera. Un comitato di specialisti incaricato dal Presidente Kennedy di istruire la materia formalizzò l’importanza della presa di posizione di Rachel. Il pubblico la premiò in termini di vendite: tradotto in una trentina di lingue, ai primi posti per lunghi mesi delle classifiche, il volume è di fatto un evergreen best-seller. Sono decine i siti di interesse naturalistico, le scuole, le biblioteche e i centri culturali dedicati alla Carson in tutto il mondo. Il Presidente Carter le ha conferito la Presidential Medal of Freedom, la massima onorificenza civile USA.
L’eredità fondamentale della Carson è l’avere diffuso la consapevolezza che la natura è vulnerabile all’intervento umano. Per la prima volta viene accettata l’idea della necessità di regolamentare le attività industriali per proteggere le risorse naturali: nasce l’ambientalismo, inteso come fenomeno politico e sociale contemporaneo.

Il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa ha inteso unirsi al folto gruppo di estimatori della figura della Carson e ha organizzato un evento scientifico, patrocinato dall’Accademia del Georgofili, finalizzato a mettere a fuoco, partendo proprio dall’esperienza di Rachel, alcuni aspetti essenziali dei rapporti tra Scienza, agricoltura, genere e ambiente.
Il convegno, che sarà anche trasmesso in diretta streaming, si terrà il giorno 27 settembre; il 28 mattina è prevista una tavola rotonda sulla condizione femminile nella Scienza.
Il programma dei lavori, corredato dai link per la teleconferenza è visionabile qui: https://www.agr.unipi.it/wp-content/uploads/2023/07/SAGA.pdf#new_tab 

Per suggellare definitivamente il legame tra la Carson e l’Università di Pisa, l’ateneo ha deciso di intitolarle il parco storico presente nel Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali. La cerimonia avverrà nella pausa pranzo del 27 settembre.