Forestazione urbana: non è più il tempo degli alibi

Gli strumenti ci sono …forse manca la volontà

di Nicoletta Ferrucci
  • 12 July 2023

La polifonia di voci che provengono da settori diversi del mondo scientifico, da quello agronomico, forestale, economico fino a quello medico, converge all’unisono sulla imprescindibilità oggi di azioni pubbliche mirate a tutelare, valorizzare e potenziare la forestazione urbana in funzione dei molteplici servizi ecosistemici che la stessa eroga, attraverso una adeguata, consapevole pianificazione e progettazione a breve e a lungo termine condotta con il supporto indispensabile di esperti della materia  e coinvolgendo i cittadini in una logica partecipativa altrettanto irrinunciabile.
Ma in concreto cosa deve fare un’amministrazione comunale che voglia muoversi in questa direzione? Avere l’illuminata umiltà di applicare le norme di hard e soft law che le indicano chiaramente cosa fare, quali strumenti utilizzare, quali indicazioni seguire per una corretta pianificazione, progettazione, manutenzione, come prevenire e affrontare le criticità legate all’invecchiamento delle piante, andando oltre i limitati sia pur meritori confini degli antesignani strumenti del diritto urbanistico.
Come già segnalato in precedenti puntate del mio reportage sulla forestazione urbana, queste norme esistono già fin dal 2013, contenute nella legge 14 gennaio 2013, n. 10, che reca il titolo Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, corredate nel 2018 dalle Linee guida per la gestione del verde pubblico, e dalla Strategia nazionale del verde pubblico, documenti gli ultimi due egregiamente redatti dal Comitato per il Verde pubblico creato da quella legge e composto da esperti della materia, incardinato presso il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.
Le Amministrazioni devono dunque anzitutto adempiere ad una serie di obblighi posti a loro carico dalla legge 10/2013:  l’obbligo a carico dei Comuni con popolazione superiore a quindicimila abitanti, di porre simbolicamente a dimora un albero nel proprio territorio entro sei mesi dalla registrazione anagrafica di ogni neonato residente e di ciascun minore adottato; l’obbligo per il Sindaco di redigere e rendere noto due mesi prima della scadenza del suo mandato, il Bilancio arboreo nel quale indicare il rapporto fra il numero degli alberi  piantati  in  aree  urbane  di proprietà pubblica rispettivamente al principio  e  al  termine  del mandato stesso, e dare conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi urbane di propria competenza; l’obbligo di creare «cinture verdi» intorno alle conurbazioni, di prevedere la realizzazione di grandi aree verdi pubbliche nell'ambito della pianificazione urbanistica, con particolare riferimento alle zone a maggior densità edilizia,  di redigere capitolati che prevedono le necessarie infrastrutture di servizio di irrigazione e drenaggio e  specifiche schede tecniche delle essenze vegetali previste, di creare i necessari percorsi formativi per il personale addetto alla manutenzione del verde, anche in collaborazione con le Università,  di sensibilizzare la cittadinanza alla cultura del verde attraverso un piano di comunicazione e di informazione e di coinvolgerla nelle iniziative adottate.
Le stesse Amministrazioni sono chiamate poi ad allinearsi alle indicazioni di soft law contenute nelle citate Linee guida per la gestione del verde pubblico: queste disposizioni, in coerenza con indicatori di matrice internazionale, individuano e disciplinano dettagliatamente un pacchetto di strumenti configurandoli come la dotazione minima e imprescindibile di ogni Comune, indipendentemente dalle sue dimensioni e dalle risorse finanziarie, per garantire una proficua gestione del verde urbano:
-il Censimento del verde, georeferenziato e integrato nel sistema informativo territoriale del Comune, realizzato attraverso l'utilizzo di sistemi informativi geografici GIS a cura di esperti aventi le relative competenze professionali e seguendo le indicazioni delle stesse Linee guida. Il Censimento svolge un ruolo importante perché attraverso la individuazione e la classificazione degli alberi collocati in aree di proprietà pubblica nell’ambito del territorio del Comune rappresenta la base informativa sulla quale sviluppare politiche di promozione e valorizzazione del verde urbano;
- il Piano del Verde, parte integrante dello strumento urbanistico generale del Comune, redatto da un gruppo di progettazione costituito da professionisti abilitati, volto a definire il “profilo verde” della città a partire dai suoi ecosistemi naturalistici fondamentali e a prevedere gli interventi di sviluppo e di valorizzazione del verde urbano e periurbano in un orizzonte temporale medio-lungo, fissando i criteri di indirizzo per la realizzazione di aree verdi pubbliche nell’arco della futura pianificazione urbanistica generale a cadenza annuale. Il Piano deve declinare in funzione delle proprie specificità e assicurando la più ampia partecipazione dei cittadini, le indicazioni contenute nella Strategia Nazionale sul Verde Urbano che offrono i criteri e linee guida per la promozione di foreste urbane e periurbane coerenti con le caratteristiche ambientali, storico- culturali e paesaggistiche dei luoghi, nell’ottica di indirizzare le amministrazioni pubbliche, ad adottare modelli di pianificazione territoriale sostenibile e di progettazione urbana coerenti con gli obiettivi della stessa Strategia mirati a potenziare gli spazi riservati al sistema forestale urbano, passando da metri quadrati ad ettari e riducendo l’impermeabilizzazione degli spazi urbani, de-asfaltando tutte le aree in grado di tornare permeabili;
-il Piano di monitoraggio e gestione del verde, da redigere a cadenza annuale nelle more della predisposizione del Piano del verde, quale supporto decisionale all’Amministrazione comunale, fondamentale per la programmazione degli interventi da realizzare nei 12 mesi, almeno quelli di ordinaria gestione del verde pubblico, per assicurare alla cittadinanza i necessari servizi espletabili soltanto con il verde urbano ben gestito;
- il Regolamento del Verde, redatto secondo le indicazioni contenute nelle Linee guida, con il necessario supporto di esperti delle discipline coinvolte, il quale contiene prescrizioni specifiche ed indicazioni tecniche e procedurali da rispettare per le corrette progettazione, manutenzione, tutela e fruizione della vegetazione in ambito pubblico e privato. Il Regolamento si applica a tutto il territorio comunale urbano e periurbano, e si articola in sezioni specifiche riguardanti il verde urbano, le formazioni arboree e arbustive lineari, la rete ecologica territoriale, che unisce i suddetti e altri ambiti naturali presenti (come le aree fluviali con vegetazione), la rete ecologica territoriale, e le connessioni tra il sistema urbano ed il sistema rurale. Esso rappresenta uno strumento di lavoro sia per la Commissione Edilizia, sia per la Commissione del Paesaggio e più in generale per tutte le istituzioni che si occupano di “capitale naturale” e “capitale culturale” interconnessi fra loro, oltre ad offrire indicazioni ai professionisti incaricati dall’Amministrazione Comunale, alle imprese, ai cittadini.
Nella implementazione di questa gamma di strumenti le Amministrazioni Comunali sono adeguatamente supportate dalle indicazioni contenute nelle Linee guida per la gestione del verde pubblico e nella Strategia nazionale del verde pubblico, che indicano, tra l’altro, i criteri per la realizzazione cinture verdi intorno alla città, e di filari alberati lungo le strade, per consentire un adeguamento dell'edilizia e delle infrastrutture pubbliche e scolastiche che garantisca la riqualificazione degli edifici, in coerenza con le previsioni della stessa legge 10/2013, anche attraverso il rinverdimento delle pareti e dei lastrici solari, la creazione di giardini e orti e il miglioramento degli spazi; le azioni da porre in essere a garanzia della sicurezza delle alberate stradali e dei singoli alberi messi a dimora in giardini e aree pubbliche. Esse contengono infine misure per la promozione di interventi volti a favorire i giardini storici monumenti naturali di grande valore estetico, storico e culturale, parte integrante dell’identità del territorio dove sono stati realizzati, beni culturali di particolare delicatezza e complessità, in ragione della materia viva di cui sono costituiti, hub di bellezza ma, al contempo componenti fondamentale sotto il profilo ambientale del verde urbano. Sotto quest’ultimo profilo, e Amministrazioni comunali potranno beneficiare delle indicazioni contenute nel testo della Convenzione che nel 2015 il Comitato per il Verde pubblico ha siglato con l’Associazione Parchi e Giardini d’Italia per la tutela e gestione dei giardini storici anche urbani e periurbani.
Per concludere, in uno scenario dove chiare, univoche e consolidate sono le indicazioni relative al se e al come intervenire per tutelare e potenziare il verde urbano, l’inerzia delle Amministrazioni comunali non ha più alcuna ragione di esistere, e delle sue conseguenze nefaste per la salute e il benessere della collettività saranno in un futuro ormai prossimo chiamate a rispondere ai cittadini.