Nazzareno Strampelli e l’attualità dei “grani antichi”

di Giovanni Ballarini
  • 07 June 2023

Nel periodo dell’antica Roma le rese medie dei cereali (frumento e orzo) non superano i mille chilogrammi per ettaro, in alcuni areali montuosi vi sono rese di duecento chilogrammi per ettaro che negli ambienti pianeggianti e fertili arrivano ai duemilasettecento chilogrammi. Queste rese sono decurtate da centotrentacinque chilogrammi da usare per la risemina e dimezzate per la frequente presenza di anni di mancata produzione. Nel Medioevo non vi sono miglioramenti e tale situazione permane fino agli inizi del Settecento, quando il lento aumento della popolazione è possibile soltanto con una estensione delle terre coltivate, mentre l'incremento degli scambi commerciali accresce i rischi di diffusione degli organismi dannosi alle coltivazioni (ruggini, carboni...) con instabilità produttiva e ricorrenti drammatiche carestie. Nell’Ottocento i cereali raramente hanno rese che superano i millecinquecento chilogrammi per ettaro. Soltanto nel Millenovecento si ha una svolta grazie alla ricerca e all’applicazione del metodo scientifico alla coltivazione agricola che consentono di studiare e di utilizzare le informazioni dei caratteri ereditari. Nazzareno Strampelli (1866-1942) è uno dei più importanti esperti italiani di genetica del suo tempo, primo nel mondo per le ricerche sul grano duro che serve per la produzione della pasta. Dedicando i suoi studi ai frumenti identifica, seleziona e realizza decine di varietà differenti di frumento che denomina Sementi Elette e che consentono all’Italia e ai Paesi che le impiegano ragguardevoli incrementi delle rese medie per ettaro, permettendo di dire che con il suo lavoro dove prima cresceva una spiga ora ne nascono due. Noto come il precursore di altre rivoluzioni agricole è il padre di quelli che saranno poi denominati "Grani Antichi".
Nazzareno Strampelli nasce a Crispiero di Castelraimondo in provincia di Macerata nel 1866, lo stesso anno in cui Gregor Mendel (1822-1884) pubblica un saggio sull’ibridazione delle piante che sarà dimenticato per tre decenni. Suo padre Francesco è un possidente terriero, Nazzareno inizia gli studi nella vicina Camerino e nel contempo si rende conto delle gravi difficoltà dell’agricoltura, soprattutto nella produzione dei frumenti base dell’alimentazione umana e dei quali l’Italia ha una produzione insufficiente per cui è costretta a importare grano dall’estero. Gli agricoltori da sempre scelgono le spighe migliori dalle quali ottengono la semente ma Strampelli inizia le sue ricerche studiando alcuni fattori genetici che determinano la resa del frumento e con sperimentazioni controllate registra dati per ridurre gli errori legati alla variabilità della fertilità del suolo o del microclima, colleziona risultati, li aggrega, fa calcoli e statistiche, in una parola applica il metodo scientifico che permette un rapido progresso. Sulla base delle nuove conoscenze derivate dalle scoperte di Charles Darwin (1809-1882) e di Mendel, Strampelli incrocia differenti varietà di frumenti ottenendo nuove cultivar, metodo molto più efficiente di quello tradizionale di selezionare e usare le sementi solo all'interno di una singola varietà, perché questi frumenti ibridi sono più vigorosi, resistenti e produttivi delle linee da cui derivano.
Da qui i nuovi, ma sempre “antichi frumenti”. Antichi perché derivati da frumenti di un’agricoltura secolare se non millenaria e perché l’ibridazione e cioè lo scambio di geni nell’ambito di una stessa specie, e non solo, avviene spontaneamente in natura. Nuovi perché Strampelli e suoi collaboratori, iniziando da sua moglie Carlotta Parisani (1868-1926) discendente di Luciano Bonaparte fratello del più celebre Napoleone, sono ibridi individuati, selezionati e portati a livello di sementi da usare in agricoltura seguendo metodi assolutamente naturali. Tutto questo inizia quando nel 1900 a Camerino Strampelli comincia i suoi studi incrociando il frumento Rieti con il frumento Noè ottenendo una nuova varietà adatta alla coltivazione nel Maceratese, resistente all'allettamento e poco attaccabile dalla ruggine del grano. Con le sue ricerche Strampelli crea una grande varietà di grani in grado di rispondere ai principali flagelli che si abbattevano sulle coltivazioni cerealicole, pur mantenendo le loro caratteristiche nutrizionali e organolettiche per l’uso nella nutrizione umana. Una serie di successi che porta il governo dell’epoca a un programma di miglioramento della produzione italiana di frumento. In questo modo la produzione di grano italiano aumenta di oltre due milioni di tonnellate di grano all'anno, senza aumentare la superficie coltivata e all'alba della seconda guerra mondiale quasi il novanta per cento della superficie frumentaria italiana è coltivata con le sementi da lui sviluppate. Tutto questo induce un’accelerazione della transizione della forza lavoro dall’agricoltura all’industria, favorendo lo sviluppo economico nel lungo periodo.
Tra i circa ottocento diversi incroci e sessantacinque varietà di grano, senza contare altre specie vegetali e alberi da frutto (mais, avena, orzo, segale, foraggi, pomodori, lenticchie, piselli, fagioli, barbabietole da zucchero, ricino, fragole, patate, canapa) Strampelli crea anche la varietà di frumento denominata Senatore Cappelli e ancora oggi coltivato. Il Senatore del Regno Raffaele Cappelli (1848-1921) è un possidente terriero con cospicui interessi in Capitanata, presidente della Società degli Agricoltori Italiani (1896-1911) e dell'Istituto Internazionale di Agricoltura (1910-1920) che nel 1907 mette a disposizione di Strampelli le sue tenute agricole in provincia di Foggia dove seleziona e incrocia grani duri autoctoni del Sud Italia, delle isole e di altri Paesi del Mediterraneo. In questo modo nel 1915, a partire dalla varietà tunisina Jeanh Rhetifah, Strampelli ottiene il grano che denomina Senatore Cappelli e che ha un grande successo diventando il punto cardine di altri frumenti dotati di favorevoli caratteri agronomici e per il consumatore.
Molti sono i motivi per consumare questi grani antichi per il loro sapore unico e perché contengono una bassa percentuale di glutine controbilanciata dall’amido. Questi grani inoltre hanno un basso Indice Glicemico e alti valori di potassio, magnesio, fosforo e ferro. Il glutine contenuto nei frumenti antichi è meno tenace, quindi più facilmente digeribile. I chicchi dei grani antichi sono meno duri e hanno bisogno di macinature e lavorazioni particolari e per questo bisogna macinarli in mulini con macine di pietra che lavorando il chicco intero lentamente e a bassa temperatura producono farine che conservano tutte le proprietà tradizionali del frumento.