Analisi, attualità e tendenze della siccità nel Nord Italia

Aggiornamento all’aprile 2023

di Luigi Mariani
  • 10 May 2023

Introduzione
Un evento siccitoso con ricorrenza secolare ha colpito l’Italia settentrionale dal gennaio 2022 ed è tutt’oggi causa di inquietudine non solo per gli agricoltori ma anche per gli altri utenti delle risorse idriche (civili, turistici, industriali, ecc.). In questo scritto ci si propone di individuare e delimitare l’areale interessato dalla siccità e di descrivere alcuni interventi tattici e strategici atti ad incrementare la resilienza del nostro sistema rispetto all’evento in atto e ad eventi siccitosi futuri.
Occorre anche premettere che per valutare gli impatti dell’evento siccitoso in corso sul nostro sistema agricolo occorre valutare tanto la siccità idrologica quanto quella agronomica. La siccità idrologica si riferisce alla carenza idrica nel sistema idrografico (ghiacciai, nevai, laghi, fiumi, falde) mentre la siccità agronomica si riferisce allo stato delle riserve idriche nello strato esplorato dalle radici delle colture, che può essere determinato con un semplice modello di bilancio idrico che consideri gli apporti (precipitazioni, irrigazione, risalita di falda) e le perdite (evapotraspirazione, infiltrazione profonda, ruscellamento, pioggia evaporata dalle superfici). Si noti anche che gli effetti della siccità idrologica si propagano attraverso il sistema idrografico andando a colpire zone non direttamente interessate dall’evento (si pensi ad esempio al fatto che una siccità che colpisce il Nordovest ha effetti anche gli agricoltori che operano più ad est e che sfruttano l’acqua del Po per irrigare i loro campi). 

Tabella 1 Precipitazioni medie sull’Italia (millimetri)

Periodo                                                                 Nord   Centro     Sud        Italia
Media 1973-2022                                                 1010     812     711         876
Media 1991-2020                                                 1046     822     727    899
Anno 2022                                                           764     763     654    736
Anomalia del 2022 sulla media 1991-2020  -27%      -7%     -10%    -18%

Le risorse pluviometriche in Italia
Per riflettere sull’evento siccitoso in corso si può partire dal fatto che l’Italia è particolarmente ricca di precipitazioni, come si coglie dalla tabella 1. Tale ricchezza deriva dalla presenza di svariati fattori favorevoli alle precipitazioni stesse, fra cui il principale è senza dubbio la collocazione del nostro Paese nel bacino del Mediterraneo, sede di masse d’aria caldo-umida fonte di umidità per le perturbazioni (saccature atlantiche, vortici mediterranei, ecc.). Tali perturbazioni si scatenano quando masse d’aria più fredda (aria polare continentale e marittima, aria artica) giungono dalle relative regioni sorgenti, guidate dalla circolazione atmosferica. All’abbondanza delle precipitazioni contribuisce poi in modo determinante l’imponente orografia alpina ed appenninica, favorevole all’instaurarsi dei meccanismi precipitativi orografici; in altri termini le montagne si rivelano un efficacissimo sistema per estrarre umidità dalla circolazione generale.
Di tale comportamento rende ragione la carta delle precipitazioni medie sull’Italia per il periodo 1921-1950 (Figura 1 - precipitazioni medie Italia.jpg), tratta dal libro “L’atmosfera e il clima” del prof. Mario Pinna. In blu e violetto sono evidenziati i massimi dell’area alpina e appenninica, fra cui spiccano i tre massimi principali italiani e cioè quello della Carnia, ove in media piovono oltre 3000 mm l’anno, quello dell’alto lago Maggiore (oltre 2500 mm) e quello delle Alpi Apuane (oltre 2500 mm). Si notino inoltre i massimi locali propri soprattutto del versante tirrenico dell’Appennino centro-meridionale. La carta di Mario Pinna è relativa a medie trentennali assai datate ma la limitata modificazione delle precipitazioni medie annue - che si può in qualche misura cogliere anche dai dati in tabella 1 - fa sì che possano comunque fornire informazioni utili con riferimento alle condizioni climatiche attuali.

Da quando ha avuto inizio la siccità in corso e quale ne è stata la causa 
Utilizzando le anomalie pluviometriche medie cumulate (media di 202 stazioni pluviometriche dell’area italiana - 89 al Nord, 58 al centro e 55 al sud per il periodo 1973-2022) emerge con chiarezza che la siccità al Nord ha inizio nel gennaio 2022 mentre il Centro e il Sud non sono interessati dall’evento. Ad esempio a Milano dal’1° gennaio 2022 al 31 marzo 2023 erano attesi 1178 mm e ne sono caduti 515 (-56%), con una sequenza di ben 11 mesi (da dicembre 2021 a ottobre 2022) con precipitazioni sensibilmente inferiori alla norma e solo 3 mesi su 15 con precipitazioni nella norma (novembre e dicembre 2022, gennaio 2023). In figura 2 si riporta lo scostamento dalla norma delle precipitazioni per il periodo 1° gennaio 2022 – 31 marzo 2023. Le aree con maggiori criticità sono quelle evidenziate in giallo, arancio e rosso. La carta conferma che la siccità è grazie a Dio limitata al settentrione con l’eccezione di alcune aree della Sicilia, della Calabria e del Lazio.
La causa dell’evento siccitoso è da ricercarsi in un grande promontorio anticiclonico subtropicale atlantico di blocco che ha dominato in maniera anomala l’areale europeo nel 2022 spingendosi fino a interessare l’areale danubiana. Fra i principali fenomeni associati a tali condizioni circolatorie sono da annoverare i molti giorni soleggiati e le temperature superiori alla norma che hanno accresciuto i consumi idrici delle colture: a livello italiano e con riferimento alla serie storica 1973-2022 di fonte GSOD, l’estate 2022 è stata infatti la più calda dopo quella del 2003. Si noti anche che nel 2023 l’anticiclone di blocco non si è ripresentato se non a febbraio, il che induce ad un cauto ottimismo sulle prospettive della stagione agricola in corso.

Quale ricorrenza per l’evento siccitoso in corso
In Italia disponiamo di alcune fra le serie storiche pluviometriche più lunghe del mondo ed in particolare analizzando il periodo dal 1°gennaio 2022 al 31 marzo 2023 e ponendolo a confronto con periodi del passato di lunghezza analoga emerge che per il Nordovest quella in corso è la peggior siccità da quando disponiamo di dati (1764), seguita dalla siccità del 1921 (gennaio 1921-marzo 1922). Sul Nordest invece l’analisi di serie con inizio nel 1800 evidenzia 7 casi peggiori rispetto a quello in corso (anno più negativo il 1834), al Centro 10 casi peggiori (inizio serie: 1782 - anno più negativo il 1834) e infine al sud 19 casi peggiori (inizio serie 1797 - anno più negativo il 1989).  

Perché non possiamo ancora dirci fuori dalla siccità e cosa ci attende nei prossimi mesi
Al Nord l’inverno 2022-2023 si è contraddistinto per precipitazioni in complesso sensibilmente inferiori alla norma (Figura 2 Precipitazione media genn2022_marzo2023_%_su_media1991-2020.jpg) il che si è tradotto in scarsi livelli di innevamento. A fronte di ciò va detto che le riserve idriche stoccate nei laghi Maggiore e di Como sono rientrate nella norma anche grazie alla buona piovosità di novembre, dicembre e gennaio e alle piogge cadute fra aprile e i primi di maggio (queste ultime essenziali nel recupero del livello del Verbano, interessato fino a metà inverno da lavori allo sbarramento della Miorina che ne hanno condizionato la regolazione). Al contrario il lago di Garda, che presenta un bacino imbrifero di dimensioni ridotte, manifesta a tutt’oggi livelli preoccupanti.
Spontanea è dunque la domanda su cosa accadrà la prossima estate. Per rispondere occorre anzitutto dire che le previsioni quantitative di precipitazione hanno un’attendibilità sufficiente per l’uso operativo che mediamente è di 4-7 giorni, oltre i quali non si può parlare che di una generica tendenza. Per superare la barriera dei 4-7 giorni ci aiuta la climatologia, la quale ci dice che in fatto di precipitazioni al Nord abbiamo di fronte a noi un mese mediamente molto ricco (maggio) e uno mediamente ricco (giugno), il che rafforza il cauto ottimismo in precedenza espresso. 

Adattamento alla siccità  
Occorre anzitutto dire con chiarezza che oggi al Nord non possiamo permetterci di sprecare neppure una goccia d’acqua e che tutto dev’essere usato con estrema parsimonia. Ciò detto l’agronomia e l’idrologia dispongono di una panoplia di metodi utili a gestire in modo razionale la risorsa idrica. Di seguito elenco alcuni di questi metodi, ovviamente da declinare localmente fino a livello di singolo campo.
1. effettuare bilanci idrici giornalieri in tempo reale a livello aziendale e per le diverse colture praticate, in modo tale di avere un costante controllo sullo stato delle riserve. Tali bilanci sono alla portata di qualunque agricoltore in grado di utilizzare un foglio di calcolo e richiedono semplici misure di temperatura e precipitazione. Resto sempre sconfortato nel vedere quanto poco tale tecnica sia ancor oggi usata, nonostante sia insegnata da decenni nelle scuole agrarie e nelle università
2. favorire l'accumulo di acqua nel terreno con idonee sistemazioni idraulico-agrarie, anche queste ampiamente trattate nei corsi di agronomia generale   
3. adottare specie e varietà coltivare tolleranti alla siccità
4. adottare strategie di miglioramento genetico per la resistenza alla siccità, ivi inclusi OGM e NBT, e qui si coglie un enorme spazio per la ricerca, troppo a lungo frenata per ragioni ideologiche
5. adottare sistemi irrigui più efficienti (ove possibile e sostenibile si deve utilizzare l’irrigazione per aspersione, le ali piovane e la microirrigazione in luogo dei sistemi a scorrimento, molto economici ma assai poco efficienti) 
6. tarare gli irrigatori per ottenere distribuzioni più regolari a livello di campo (Borin, 2022)
7. estendere le pratiche di agricoltura conservativa volte a conservare la risorsa idrica (evitare il ribaltamento degli orizzonti, promuovere la pacciamatura con i residui colturali o materiale plastico)
8. adottare ove economicamente sostenibili i sistemi di agricoltura di precisione (irrigazione a rateo variabile in funzione della variabilità a microscala di riserva e consumi idrici).
9. se si escludono casi particolari (ad esempio piccole isole rifornite di acqua dolce dalla terraferma) evitare di invocare ad ogni piè sospinto la dissalazione dell’acqua marina, dati gli altissimi costi che tale pratica comporta. Molto meglio sarebbe mirare a sviluppare un sistema di invasi in grado di renderci più resilienti rispetto ad eventi siccitosi futuri (ciò vale ad esempio per la città di Genova, che ha alle spalle uno spartiacque appenninico ricchissimo di precipitazioni che attendono solo di essere raccolte)
10. ripensare ai sistemi di stoccaggio idrico a livello aziendale, comprensoriale e a scala di bacino dimensionandoli in modo adeguato alla luce delle necessità attuali e previste

Conclusioni 
In tema di gestione razionale delle risorse idriche fondata sull’analisi quantitativa delle serie pluviometriche un esempio luminoso ci è offerto dall’urne dei forti e nello specifico dalla figura e dagli scritti dell’illustre ingegnere idraulico Angelo Omodeo (Mortara 1876 - Polpenazze del Garda 1941). Omodeo con grande lungimiranza individuò la gestione razionale delle risorse idriche come perno dello sviluppo economico del Paese e a lui si devono opere che ancor oggi garantiscono sicurezza negli approvvigionamenti idrici in molte aree dell’Italia (Mariani, 2021). Nel 2021 la figura di Angelo Omodeo fu rievocata in un convegno organizzato da Società agraria di Lombardia e Museo Lombardo di Storia dell’agricoltura, ai cui atti rinvio per ogni ulteriore dettaglio. 

Ringraziamenti
L’autore ringrazia l’amico dott. Flavio Barozzi, presidente della Società agraria di Lombardia e accademico dei Georgofili, per la revisione critica delle bozze.


Figura 1 – Precipitazioni medie annue sull’Italia per il periodo 1921-1950 (Pinna, 1977).
Figura 2 – Scostamento in percentuale dalla norma delle precipitazioni per il periodo 1° gennaio 2022 – 31 marzo 2023. La norma (in verde) è la media 1973-2022.