I giardini senza acqua

La gestione dell’acqua nell’ambito del verde cosiddetto ornamentale deve essere coordinata e integrata con la gestione globale delle risorse idriche disponibili.

di Francesco Ferrini
  • 03 May 2023

Le zone aride, che occupano circa 1/3 della superficie terrestre e sono abitate da circa 1 miliardo di persone, sono fra gli ecosistemi più fragili. Eppure, è proprio in queste zone che è più sentita la necessità di aree verdi pubbliche in grado non solo di mitigare il clima, ma anche per ridurre i conflitti sociali che purtroppo sono più frequenti proprio in queste zone.
Il problema della gestione delle risorse idriche in ambiente urbano non riguarda, tuttavia, solo le zone aride, ma interessa larghe aree del globo che, seppure abbiano una piovosità annuale relativamente alta, questa risulta, come nel nostro Paese, mal distribuita. E ciò a fronte di sempre maggiori richieste dai vari settori. Di conseguenza la società si sta orientando verso una gestione più sostenibile delle risorse e l’attribuzione delle responsabilità dell’inquinamento a coloro che lo producono (“polluter pays”).
Gli strumenti per l’applicazione di queste responsabilità saranno di più tipi:
- Costi elevati per chi consuma risorse.
- Divieti di usare prodotti o tecnologie ad alto impatto ambientale.
- Obblighi di adottare tecnologie compatibili con un’elevata qualità ambientale.
L’irrigazione delle aree verdi deve essere perciò vista nell’ottica di una futura regolamentazione che, quasi sicuramente, porrà delle limitazioni all’uso dell’acqua per questo scopo e da qualche anno la ricerca sta lavorando per la messa a punto di strategie integrate che massimizzino l’efficienza di uso dell’acqua e minimizzino gli sprechi, inclusa la selezione di specie e/o cultivar tolleranti. Queste si basano da una parte sul risparmio idrico, e comprendono l’aridocoltura, la scelta di specie xerofile o, comunque, arido-tolleranti nelle zone particolarmente svantaggiate; sull’ottimizzazione dell’uso dell’acqua e sull’utilizzo di acque reflue.
Le tecniche che prevedono l’uso di specie xerofile vanno sotto il nome di “Xeriscaping” il che si traduce essenzialmente in pianificare e progettare tramite:
- lo studio di tecniche usate nel passato;
- la selezione del materiale vegetale. Utilizzando specie e/o cultivar tolleranti o xerofite, (dal greco ξηρος, ‘secco’, e φυτον, ‘pianta’) cioè adattate a vivere in ambienti caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido o desertico, definiti genericamente ambienti xerici.
- la gestione delle aree verdi (alberi) volta alla riduzione dell’evapotraspirazione e l’ottimizzazione dell’irrigazione.
Quest’ultima dovrà avvenire attraverso:
- Modalità di distribuzione
- Gestione dei volumi/frequenza (es. turni brevi più frequenti)
- Aumento efficacia degli impianti.
Benché non si possa ancora parlare di una completa presa di coscienza collettiva su questi argomenti, certamente il pubblico ne è informato, per esperienza diretta o in virtù degli appelli, spesso però fuorvianti e solo quando la siccità è di tipo “economico”, lanciati dalla stampa e dagli altri organi di informazione.
Dobbiamo sottolineare come, sempre più, la gestione dell’acqua nell’ambito del verde cosiddetto ornamentale, dovrà essere coordinata e integrata con la gestione globale delle risorse idriche disponibili la cui limitazione sta diventando un’emergenza ambientale che riveste un carattere di estrema priorità, riguardo sia alla disponibilità totale della risorsa sia alla qualità della stessa (inquinamento). Termini come consumi, approvvigionamento, distribuzione, inquinamento, riciclo e depurazione delle acque, sostenibilità e protezione ambientale fino a poco tempo fa di esclusivo dominio degli specialisti, sono oggi noti a larghi strati della popolazione e questo dovrà essere il motore di una vera e propria rivoluzione.

Foto: Piante di euforbia in un dry garden nei Savill Gardens, Surrey, UK

Fonte: https://www.studiobellesi.com/blog/