Profili nutrizionali e semafori: ne abbiamo veramente bisogno?

di Michele Pasca-Raymondo
  • 04 May 2016
Due settimane fa il Parlamento Europeo ha chiaramente espresso, a larghissima maggioranza, la sua contrarietà alla creazione da parte della Commissione Europea dei profili nutrizionali, previsti dal regolamento europeo sulle indicazioni nutrizionali e salutistiche degli alimenti(1). Questa decisione è stata interpretata in molti ambiti e soprattutto in Italia come un rifiuto degli ormai famosi  semafori inglesi che costituiscono una loro applicazione diretta. I semafori è stato dimostrato che danneggino, svilendone la qualità,  i  migliori prodotti agroalimentari italiani ed europei (DOP e IGP in particolare) in vendita nel Regno Unito.
In realtà il Parlamento ha voluto riconoscere lo scarso fondamento scientifico dei profili nutrizionali per risolvere i problemi crescenti di  obesità, ribadendo così un giudizio già espresso dall' EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare ) nel 2008.  In aggiunta,  ha ugualmente rigettato il sistema dei semafori, nel quadro della revisione della legislazione europea, giudicandolo come sproporzionato in termini di costi/benefici.
E' quantomeno evidente che, attribuire caratteristiche benefiche o nefaste a questo o quell'alimento ovvero a uno o più dei suoi componenti, senza tener conto delle quantità delle porzioni, della loro incidenza nella dieta complessiva, della frequenza delle occasioni di consumo e della presenza eventuale di patologie non ha forte valenza scientifica.
L' approccio perseguito dai profili britannici, oltre a demonizzare gli alimenti ad alta concentrazione di nutrienti ( e quindi i migliori da un punto di vista nutrizionale), avrebbe l'effetto perverso di valorizzare proprio gli alimenti poveri o poverissimi  di nutrienti .
A titolo di esempio, nel sistema dei semafori inglesi il latte intero,l'olio di oliva e quasi tutti i formaggi sono fortemente sconsigliati mentre i prodotti di sostituzione, impoveriti o addirittura privi di quasi tutti i nutrienti, come le bevande dietetiche e i prodotti "light" o "senza ..." risultano fortemente consigliati.
Sulla decisione del Parlamento Europeo hanno fortemente influito gli effetti  che il sistema britannico produce, specialmente a livello commerciale, effetti che  da più di un anno sono sottoposti all'esame critico della Commissione di Bruxelles; come pure l'esistenza, dal 2011, di un regolamento  specifico per l'etichettatura  degli alimenti,che già fornisce in dettaglio, tutte le informazioni necessarie al consumatore  per orientare le proprie scelte (2).
 Rimangono certo sulla scena globale alcuni " scontenti" di questa decisione e fra questi è bene ricordare quei paesi che per favorire loro prodotti o loro distributori, ovvero per beneficiare di entrate finanziarie supplementari hanno fatto ricorso o hanno l'intenzione di ricorrere a tasse e accise, limitazioni alla commercializzazione o alla pubblicità di alimenti basandosi su  vari sistemi di profilatura nutrizionale che alla fine alterano la leale  concorrenza.
Una corretta alimentazione dipende essenzialmente da due fattori principali: la quantità di cibo assunta dall'organismo e l'equilibrio fra le qualità dei nutrienti ingeriti che, per i due fattori, devono essere in relazione al reale fabbisogno individuale di uomini e donne tenendo conto del livello di attività fisica, della presenza di stati patologici o della necessità di prevenzione degli stessi. 
Oggi è facile constatare che quasi nulla  si fa per la limitare le quantità di cibo assunto, anche in relazione al ridotto dispendio di energie dei nostri tempi, cosa che invece dovrebbe essere la
principale preoccupazione per il controllo dell'obesità e di altre situazioni patologiche. Al contrario, per quanto riguarda la tipologia dei cibi, si osservano incontrollati ed eccessivi fenomeni di comunicazione, soprattutto nei nuovi media, che discettano con scarsa
evidenza scientifica sulla qualità degli stessi, con la demonizzazione di nutrienti essenziali e la promozione di altri che lo sono meno e che comunque si distanziano da una sana alimentazione che deve essere varia ed equilibrata. Non va infine dimenticato  che questo equilibrio va tarato da esperti, sulla base della situazione individuale di ciascuno di noi.
Per la buona salute di tutti e per evitare molte delle derive mediatiche cui stiamo assistendo, è indispensabile rilanciare con vigore una corretta educazione alimentare e un corretto stile di vita, sin dalla più tenera età, soprattutto nella scuola, creando così una base di fondate informazioni  che portino ogni cittadino a distinguere fra messaggi corretti e messaggi bassamente interessati.

_________

(1) regolamento 1924/2006
(2) regolamento 1169/2011


Nutritional profiles and traffic light labelling: do we really need them? 
Two weeks ago the European Parliament clearly expressed, by a very large majority, its opposition to the European Commission’s creation of nutritional profiles, under the European Regulation on nutritional and health food claims (1). This decision has been interpreted in many milieus and especially in Italy as a refusal of the by now famous English traffic light labelling that is their direct application. The traffic light labelling has been shown to damage, by degrading their quality, the best Italian and European agrifood products (especially PDO and PGI)  on sale in the United Kingdom. Actually the Parliament has wanted to recognize the poor scientific foundation of the nutritional profiles in order to resolve the growing problem of obesity, thus repeating a judgment already expressed in 2008 by the European Agency for Food Safety (EFSA). Moreover, it has also rejected the traffic-light system in the revision of the European legislation, judging it disproportionate in cost/benefit terms. It is at least evident that attributing beneficial or detrimental characteristics to one foodstuff or another or to one or more of its components, regardless of the quantity of portions, their impact on the overall diet, consumption frequency, and the possible presence of diseases, does not have high scientific value.