La Cina riforma il settore del mais, previste ripercussioni sul mercato mondiale

  • 13 April 2016
La Cina metterà fine al suo programma di acquisti all’intervento del mais e consentirà che sia il mercato a stabilirne il prezzo, con l’obiettivo di accrescere l’efficienza delle sue aziende agricole e di ridurre il divario tra i prezzi interni e quelli internazionali, che ha provocato un netto aumento delle importazioni, più a basso costo. Invece di stoccare mais, il governo darà sussidi ai produttori e incoraggerà le imprese commerciali ad acquistare il cereale dagli agricoltori a prezzi di mercato, secondo un comunicato della Amministrazione statale per i cereali.
La nuova politica, che rappresenta la riforma più importante nel settore cerealicolo cinese da un decennio a questa parte, ha lo scopo di migliorare qualità ed efficienza del settore agricolo cinese nel quadro della cosiddetta “supply-side reform”o riforma delle politiche di offerta (prevista dal XIII piano quinquennale, approvato ad ottobre 2015)
Per Pechino, potrebbe rivelarsi costosa, visto che il calo dei prezzi del mais comporterà una svalutazione delle sue enormi riserve del cerale, che assommano oltre la metà degli stock mondiali.
Inoltre, mano a mano che i prezzi interni cominceranno a scendere per allinearsi a quelli di mercato, si prevede che la domanda cinese di importazioni di mais e sostituti del mais sprofonderà, colpendo i principali fornitori cioè Stati Uniti e Australia.
La nuova politica entrerà in vigore con l’annata commerciale 2016/2017, che inizia ad ottobre.
Il sistema di acquisti all’intervento, nato nove anni fa, ha fatto artificialmente salire i prezzi del mais ad un livello del 30-50% superiore a quelli internazionali, scatenando un aumento record delle importazioni nel 2015.
L’intenzione di procedere alla riforma era stata segnalata già a febbraio ed è stata oggetto di servizi sulle Tv locali, cosa che ha già provocato un calo dei prezzi del mais.
Dopo anni di stoccaggio e di domanda interna in calo, il governo si è ritrovato a dover gestire riserve di oltre 250 milioni di tonnellate di mais, più di quanto il paese non consumi in un intero anno. Inoltre, la qualità del mais stoccato si sta deteriorando.
La Cina ha già eliminato gli acquisti all’intervento per soia e colza.


Da: Reuters (USA) in  AGRAPRESS – Rassegna Stampa Estera n° 1156 – 29/03/2016