Amministrazioni e cittadini vanno educati alla cura e alla gestione del verde

di Giulia Bartalozzi
  • 12 April 2023

La Strategia nazionale per la biodiversità 2020-2030 dedica un Obiettivo specifico alla conservazione delle foreste e parte significativa del tema forestale è rappresentata dalla forestazione in ambito urbano, periurbano ed extraurbano, in particolare nelle aree vaste metropolitane.
Insieme alle soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions - NBS), come infrastrutture e corridoi verdi, tetti e pareti verdi, fitodepurazioni, alberature, parchi e orti urbani, canali e fossi inerbiti di drenaggio, l’importanza delle foreste urbane è riconosciuta come essenziale per consentire alle città di rafforzare la resilienza e l’adattamento ai cambiamenti climatici, migliorando la qualità dell’aria, contrastando le ondate di calore e le alluvioni.
Le aree metropolitane costituiscono infatti la tipologia di insediamento umano che più caratterizza il presente periodo storico e si inquadrano come centri nevralgici di attività umane e di alterazione degli equilibri ambientali.
Abbiamo già affrontato questa tematica su “Georgofili INFO”, dialogando con Alberto Giuntoli e Francesco Ferrini. Questa settimana, ne parliamo con un altro georgofilo, Marco Marchetti, ordinario di pianificazione forestale all'Università del Molise, presidente della Fondazione Alberitalia e Chair del Board di EFI - European Forest Institute.

La volontà di promuovere "più natura in città" da parte delle amministrazioni quali questioni di gestione pone?
Pone questioni decisive di tipo culturale, colturale e gestionale. Infatti, sia per la vegetazione esistente che per i nuovi impianti messi a dimora, il tema della cura è il più importante. Curare la vegetazione e gli habitat che essa rappresenta per la fauna è infatti questione prioritaria sia rispetto alla possibile resilienza e resistenza ai disturbi, che all’efficacia dello svolgimento delle funzioni ecologiche ed erogazione delle utilità ecosistemiche che richiediamo alla natura in città, fino all’aspetto estetico percettivo che è sempre specchio dell’attenzione dei cittadini e degli amministratori alla cosa pubblica. Ma anche la governance deve cambiare, bisogna pensare a visioni strategiche e alle competenze in grado di portarle avanti, più natura vuol dire anche meno cemento e asfalto, passare da metri quadri a ettari e interpretare la realtà cittadina come un grande ecosistema forestale complesso fatto di tanti elementi diversi (incluse aree aperte, acqua, ambienti inerti), esattamente come ha previsto la Strategia Nazionale del Verde Urbano già nel 2018.

Quali alberi sono particolarmente resistenti agli inevitabili stress dei contesti urbani?
Non possiamo dare ricette in modo generico e superficiali. I contesti urbani sono ormai di dimensioni ragguardevoli e considerano spesso ambiti periurbani in cui devono essere aiutate le specie ecologicamente coerenti con i rispettivi climi e territori. La pianta giusta al posto giusto vuol dire saper progettare e pianificare la messa a dimora di specie che siano in grado di svolgere servizi e limitare i disservizi ecosistemici. Esistono diversi strumenti operativi messi a disposizione dalla ricerca, consultiamoli e facciamo crescere la consapevolezza della cittadinanza sulle competenze necessarie senza dire che va bene tutto o che vanno bene solo alcune specie.

I benefici degli alberi sono compresi da tutti mentre, al contrario, non tutti comprendono che si tratta di esseri viventi destinati ad invecchiare e morire, che possono pertanto anche necessitare il taglio o l'abbattimento per motivi di sicurezza. Quale errore viene fatto nella comunicazione di questa realtà all'opinione pubblica?
Forse più che errori non viene semplicemente effettuata alcuna comunicazione con competenza e basi scientifiche. Le piante in città, soprattutto quelle più preziose, vivono spesso forti fattori limitanti e sono soggette a grandi disturbi. La loro longevità non è più quella naturalmente conosciuta e per questo la gestione deve farsi carico di panificare tempi di residenza e periodi di rotazione e sostituzione, progressiva e scalare il più possibile nei contesti più urbanizzati, in modo da garantire la permanenza arborea continua e i suoi servizi ambientali e i pregi estetici.

Quali suggerimenti per "sensibilizzare" in modo corretto i cittadini in tema di forestazione urbana?
Contestualizzare il proprio territorio ecologicamente, farlo riconoscere nei suoi elementi naturali, agricoli, selvicolturali, faunistici e zootecnici.
Sottolineare la valenza della natura in città per la lotta al declino della biodiversità e alla crisi climatica.
Educare alla cura e alla gestione, anche e primariamente del verde privato, attraverso il buon esempio sugli spazi pubblici. Ma educare anche alla consapevolezza che la natura può fare da sola solo su tempi lunghi e in luoghi poco o punto disturbati, altrimenti anch’essa subisce, forse come le società umane, gli abusi degli elementi prepotenti e più opportunisti ...
Informare delle crisi e dei disturbi in modo capillare, si pensi alla drammatica crisi del pino domestico che sta sparendo nella pressoché totale ignoranza dei cittadini.
Fare in modo che la natura in città non sia più considerata un costo per la spesa corrente ma debba diventare pienamente e consapevolmente un investimento per il benessere dei cittadini e delle future generazioni.

Lo studio degli spazi verdi mostra in genere che più della metà degli alberi in città si trova in giardini privati: come coinvolgerli?
Informare, comunicare, convocare, coinvolgere, consigliare, e costringere solo alla fine di un processo educativo (o usare poteri sostitutivi), perché la gestione degli spazi naturali è obbligatoria per il benessere della collettività. Ma se il verde (ecosistemico, agricolo, forestale, urbano, di arredo, verticale, pensile e chi più ne ha più ne metta nel generare creativamente nuovi spazi per la natura), non diventa priorità per le stesse amministrazioni locali, sarà molto difficile far crescere questa dimensione di cittadinanza attiva e consapevole in un tempo in cui la mentalità urbana e i suoi stili di vita, alieni dai processi naturali, facilmente nasconde e cancella ogni spazio e tempo dedicato alla responsabilità nella gestione dei propri alberi giardini e parchi.