Resistenza antimicrobica, una nuova sfida globale

di Maurizio Martina*
  • 18 January 2023

In Europa ogni anno si verificano 4 milioni di infezioni dovute a batteri resistenti agli antimicrobici e il costo per i sistemi sanitari dei Paesi coinvolti è stimato attorno a 1,1 miliardi di euro. È stato calcolato che, se non controllata, nel prossimo decennio la resistenza antimicrobica potrebbe comportare un calo del Pil mondiale di 3,4 trilioni di dollari all’anno e spingere 24 milioni di persone in più nella povertà estrema. La resistenza antimicrobica è la capacità dei microrganismi di persistere o crescere in presenza di farmaci progettati per inibirli. Questi farmaci, chiamati appunto antimicrobici, sono usati per trattare malattie causate da batteri, funghi, virus e parassiti protozoici. Ogni volta che utilizziamo antimicrobici su persone, animali e piante, i germi hanno la possibilità di acquisire la capacità di tollerare i trattamenti diventando resistenti, rendendo i farmaci meno efficaci nel tempo. Quando i microrganismi diventano resistenti agli antimicrobici, i trattamenti standard sono spesso inefficaci. Di conseguenza, i trattamenti falliscono, aumentando le malattie e la mortalità negli esseri umani, negli animali e nelle piante.
Per l’agricoltura, ciò causa ingenti perdite di produzione, e danneggia i mezzi di sussistenza. Inoltre, la resistenza antimicrobica, può diffondersi tra diversi ospiti e nell’ambiente, e microrganismi resistenti agli antimicrobici possono contaminare la catena alimentare. Intendiamoci, gli antimicrobici svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento delle malattie degli animali da produzione alimentare e delle piante, contribuendo a garantire la sicurezza alimentare. Questi medicinali sono usati per curare animali che sono già malati o per controllare la diffusione di una malattia all’interno di un gregge, di una mandria o di un allevamento. Sono anche impiegati in acquacoltura per scopi simili. Ugualmente, le sostanze antimicrobiche vengono utilizzate per trattare le malattie microbiche delle piante. Ciò che dobbiamo monitorare con attenzione è l’uso eccessivo di antimicrobici in agricoltura che contribuisce alla diffusione della loro resistenza e compromette l’efficacia dei medicinali veterinari. Assicurarsi che questi trattamenti rimangano efficaci e disponibili per il settore agricolo è fondamentale. Non solo per implicazioni direttamente legate alla produzione, ma anche perché minaccia i mezzi di sussistenza di milioni di persone che allevano animali e producono cibo per sopravvivere. Decine di milioni di persone in più potrebbero essere costrette alla povertà estrema a causa della resistenza antimicrobica, molte delle quali si trovano in paesi a basso reddito. Questo rischio è particolarmente elevato nei Paesi in cui la legislazione, la sorveglianza e i sistemi di monitoraggio relativi all’uso di antimicrobici sono deboli o inadeguati.
Gran parte dell’attenzione dei media si concentra, giustamente, sull’esposizione umana ai patogeni resistenti negli ospedali e in altre strutture sanitarie e sulle conseguenze legate alla salute pubblica. Tuttavia, la salute animale, umana, vegetale e ambientale sono inestricabilmente interdipendenti. Infatti, i microrganismi resistenti agli antimicrobici presenti nei nostri sistemi agroalimentari potrebbero trasmettersi all’interno di popolazioni animali, umane e vegetali e migrare attraverso l’ambiente. Ciò rende la resistenza antimicrobica un problema che supera i confini settoriali.
Per questa ragione la Fao e le altre agenzie multilaterali stanno cercando insieme di rafforzare le loro azioni preventive, coordinando meglio le attività e affrontando la resistenza antimicrobica attraverso l’approccio multidisciplinare «One Health», che tiene conto, insieme, della salute di animali, esseri umani ed ecosistemi.
La resistenza antimicrobica è una sfida globale e intersettoriale e non può avere confini e barriere. Mette a rischio la sicurezza alimentare, il commercio internazionale, lo sviluppo economico e sociale, provocando anche l’aumento dei costi sanitari. L’unica risposta efficace a questa sfida è una collaborazione multilaterale con approcci integrati, a partire dalle azioni di monitoraggio e prevenzione, per preservare l’efficacia di questi importanti farmaci a tutela della salute integrale del nostro pianeta.

*Vicedirettore generale Fao

da: Corriere.it, 9/1/2023